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The Universal House of Justice

Ridván 2021

To the Bahá’ís of the World

Dearly loved Friends,

le ultime parole di un capitolo memorabile della storia della Causa sono state scritte e si volta pagina. Questo Riḍván segna la fine di un anno straordinario, di un Piano quinquennale e di un’intera serie di Piani che hanno avuto inizio nel 1996. Si profila ora una nuova serie di Piani, con uno di dodici mesi che promette di essere l’epocale preludio di un’impresa novennale a partire dal prossimo Riḍván. Vediamo davanti a noi una comunità che ha rapidamente preso forza ed è pronta a fare grandi passi avanti. Ma non ci s’inganni sull’entità dell’impegno che è stato necessario per arrivare a questo punto e della fatica spesa per conquistare le idee acquisite in questo percorso: le lezioni apprese modelleranno il futuro della comunità e il racconto di come sono state apprese fa luce su ciò che seguirà.

I decenni precedenti il 1996, così ricchi di progressi e intuizioni, non avevano lasciato dubbi sul fatto che un gran numero di persone in molte società era pronto a mettersi sotto le insegne della Fede. Tuttavia, i pur incoraggianti casi di arruolamenti su larga scala non costituivano un processo di crescita sostenibile che potesse essere coltivato in contesti diversi. La comunità si trovò di fronte a profondi interrogativi ai quali, in quel tempo, non aveva esperienza sufficiente per rispondere adeguatamente. In quale modo l’impegno per l’espansione avrebbe potuto procedere di pari passo con il processo del consolidamento e vincere l’antica sfida, apparentemente insormontabile, di sostenere la crescita? Come si sarebbero potute formare persone, istituzioni e comunità in grado di tradurre in azione gli insegnamenti di Bahá’u’lláh? E in quale modo coloro che erano attratti dagli insegnamenti avrebbero potuto diventare protagonisti di un’impresa spirituale globale?

Fu così che, un quarto di secolo or sono, una comunità bahá’í che ancora poteva contare tre Mani della Causa di Dio nelle sue prime file intraprese un Piano quadriennale, che differiva da quelli che l’avevano preceduto per la sua attenzione concentrata su un unico obiettivo, un significativo progresso del processo dell’entrata in truppe, un obiettivo che ha poi definito la serie di Piani che lo hanno seguito. La comunità aveva già capito che questo processo non comportava solo l’ingresso nella Fede di gruppi consistenti e che non si sarebbe avviato spontaneamente. Esso esigeva un’espansione e un consolidamento mirati, sistematici e accelerati. Questo lavoro avrebbe richiesto la partecipazione informata di molte anime e nel 1996 il mondo bahá’í fu chiamato ad affrontare la grande sfida educativa che ciò comportava. Fu invitato a creare una rete di istituti di formazione incentrati sulla generazione di un flusso crescente di persone dotate delle capacità necessarie per sostenere il processo della crescita.

Gli amici si dedicarono a questo compito consapevoli del fatto che, malgrado le precedenti vittorie nel campo dell’insegnamento, c’era sicuramente molto da imparare sulle capacità da acquisire e, soprattutto, su come acquisirle. Per molti versi, la comunità imparò agendo e le lezioni apprese, dopo essere state distillate e perfezionate applicandole in contesti diversi nel corso tempo, furono infine inglobate in un materiale educativo. Si capì che alcune attività erano una risposta naturale ai bisogni spirituali delle popolazioni. I circoli di studio, le classi per i bambini, gli incontri devozionali e in seguito i gruppi dei giovanissimi emersero come elementi d’importanza centrale per questo scopo e, quando s’intrecciarono con attività correlate, le dinamiche così generate dettero origine a un vibrante modello di vita comunitaria. E mentre il numero dei partecipanti a queste attività fondamentali cresceva, una nuova dimensione si aggiunse al loro scopo originario. Esse divennero portali attraverso i quali giovani, adulti e intere famiglie della società in senso lato ebbero la possibilità di venire a contatto con la Rivelazione di Bahá’u’lláh. Inoltre diventò evidente che era pratico prendere in considerazione le strategie del lavoro per la costruzione della comunità nel contesto di un’ “area”, ossia una zona geografica di dimensioni gestibili con caratteristiche sociali ed economiche specifiche. Si incominciò a coltivare la capacità di predisporre semplici piani a livello areale e da quei piani nacquero programmi per la crescita della Fede, organizzati in quelli che sarebbero poi diventati cicli trimestrali di attività. Una cosa fu quasi subito chiara: il movimento delle persone attraverso le sequenze dei corsi dava impulso al movimento delle aree lungo un continuum di sviluppo e ne veniva perpetuato. In tutto il mondo questa relazione complementare aiutò gli amici a valutare le dinamiche della crescita nel proprio contesto e a tracciare un percorso verso un progressivo rafforzamento. Con il passare del tempo, si constatò che era vantaggioso vedere ciò che stava accadendo nelle aree sia dal punto di vista di tre imperativi educativi, al servizio dei bambini, dei giovanissimi, e dei giovani e degli adulti, sia dal punto di vista dei cicli di attività essenziali per il ritmo della crescita. A metà di un’impresa durata venticinque anni, molte delle più note caratteristiche del processo della crescita che vediamo oggi stavano già consolidandosi.

Intensificandosi l’impegno degli amici, vari principi, concetti e strategie di rilevanza universale per il processo della crescita incominciarono a cristallizzarsi in una struttura per l’azione capace di modificarsi per accogliere nuovi elementi. Si vide che questa struttura era capace di sprigionare un’enorme vitalità. Essa aiutava gli amici a convogliare le energie in modi che, come l’esperienza aveva dimostrato, favorivano la crescita di comunità sane. Ma una struttura non è una formula. Tenendo conto dei suoi vari elementi nel valutare la realtà delle aree, delle località o semplicemente dei quartieri, fu possibile sviluppare modelli di attività che si avvalevano di ciò che il resto del mondo bahá’í stava imparando pur restando risposte specifiche alle particolarità locali. Un’iniziale dicotomia tra requisiti rigidi da un lato e preferenze personali senza alcun limite dall’altro cedette il posto a una comprensione più sfumata della diversità degli strumenti con cui le persone potevano sostenere un processo che, in sostanza, era coerente e capace di continui affinamenti in base all’esperienza maturata. Non vi siano dubbi sul progresso che la comparsa di questa struttura ha comportato: le conseguenze di armonizzazione e unificazione delle imprese dell’intero mondo bahá’í e di propulsione del suo avanzamento hanno avuto importantissime ripercussioni.

Mentre i Piani si susseguivano e l’impegno nell’opera di costruzione della comunità andava ampliandosi, anche i progressi a livello della cultura divennero più evidenti. Ad esempio, si capirono meglio e da più parti non solo l’importanza di educare le giovani generazioni ma anche lo straordinario potenziale insito in particolare nei giovanissimi. L’aiuto e l’accompagnamento reciproco fra le anime che procedevano su un percorso condiviso, allargando costantemente la cerchia del reciproco sostegno, divennero un modello verso il quale si orientarono tutti gli sforzi compiuti per sviluppare la capacità di servizio. Quando si comprese meglio che le conversazioni significative potevano accendere e infiammare sentimenti spirituali, anche le interazioni degli amici tra loro e con coloro che gli vivevano accanto subirono un cambiamento. E, cosa ancor più significativa, le comunità bahá’í assunsero un orientamento rivolto sempre più verso l’esterno. Qualsiasi anima sensibile alla visione della Fede poteva partecipare attivamente alle attività educative, agli incontri devozionali e ad altri elementi dell’opera di costruzione della comunità, e perfino diventarne promotore e facilitatore. Tra queste anime, molte dichiararono la loro fede in Bahá’u’lláh. Così si fece strada una concezione del processo dell’entrata in truppe che non si basava tanto su teorie e supposizioni quanto sull’esperienza reale del fatto che moltissime persone potevano trovare la Fede, imparare a conoscerla, adottarne gli obiettivi, unirsi alle sue attività e alle sue deliberazioni e in molti casi abbracciarla. E in effetti, mentre il processo dell’Istituto si rafforzava regione dopo regione, il numero di coloro che presero parte ai lavori del Piano, inclusi anche quelli che avevano conosciuto la Fede da poco tempo, crebbe a vista d’occhio. Ma questo non dipese da un mero interesse numerico. La visione di una trasformazione personale e collettiva, fondate sullo studio della Parola di Dio, che andavano avanti di pari passo e la consapevolezza che ogni anima può diventare protagonista di un’intensa vicenda spirituale avevano dato origine a un senso di impegno condiviso.

Una delle caratteristiche più eclatanti e suggestive di questi venticinque anni è stato il servizio reso dai giovani bahá’í, i quali con fede e coraggio hanno preso il loro legittimo posto in prima linea nelle imprese della comunità. Nelle vesti di insegnanti della Causa ed educatori dei giovani, di facilitatori itineranti e pionieri sul fronte interno, di coordinatori delle aree e membri delle agenzie bahá’í, i giovani dei cinque continenti si sono messi al servizio delle loro comunità con devozione e sacrificio. La maturità da loro dimostrata nello svolgimento dei compiti dai quali dipende l’avanzamento del Disegno divino è un chiaro segno della loro vitalità spirituale e del loro impegno nella tutela del futuro dell’umanità. In riconoscimento di questa maturità sempre più evidente, abbiamo deciso che, subito dopo questo Riḍván, l’età in cui un credente diventa idoneo a servire in un’Assemblea Spirituale rimarrà ventun anni, ma l’età in cui è possibile votare alle elezioni bahá’í sarà abbassata a diciotto. Non abbiamo dubbi sul fatto che i giovani bahá’í di tutto il mondo che rientrano in questa fascia di età saranno all’altezza della nostra fiducia nella loro capacità di adempiere «coscienziosamente e diligentemente» al «sacro dovere» al quale ogni elettore bahá’í è chiamato.

Naturalmente, ci rendiamo conto che le realtà delle comunità sono molto diverse. Le varie comunità nazionali e le molte località al loro interno hanno incominciato questa serie di Piani partendo da punti di sviluppo differenti. Inoltre, si sono successivamente sviluppate a velocità diverse e hanno raggiunto livelli di progresso differenti. Questo, di per sé, non è una novità. È sempre accaduto che le condizioni dei luoghi fossero diverse, così come il grado di ricettività che vi si riscontra. Ma noi percepiamo anche un’insorgente ondata per cui la crescita delle capacità, della fiducia e dell’esperienza maturata dalla maggior parte delle comunità viene sostenuta dal successo delle loro comunità consorelle vicine e lontane. Ad esempio, nel 1996 le anime che andavano ad aprire nuove località non mancavano certo di coraggio, fede e devozione, ma oggi le loro controparti in tutto il mondo a quelle qualità aggiungono conoscenze, idee e competenze che sono il frutto dei venticinque anni durante i quali tutto il mondo bahá’í si è impegnato per sistematizzare e perfezionare il lavoro dell’espansione e del consolidamento.

Indipendentemente dal punto di partenza, le comunità hanno portato avanti il processo della crescita quando alle qualità della fede, della perseveranza e dell’impegno hanno aggiunto la disponibilità all’apprendimento. In effetti, un prezioso retaggio di questa serie di Piani è il diffuso riconoscimento che qualsiasi tentativo di avanzamento ha inizio con un orientamento verso l’apprendimento. La semplicità di questa regola nasconde l’importanza delle sue ripercussioni. Non dubitiamo che tutte le aree, a loro tempo, progrediranno sul continuum dello sviluppo. Le comunità che sono andate avanti più rapidamente, rispetto a quelle che si trovavano in circostanze e avevano possibilità analoghe, hanno dimostrato di essere capaci di promuovere l’unità di pensiero e disposte a imparare ad agire efficacemente. E lo hanno fatto senza esitare ad agire.

Essere disposti a imparare significava anche essere pronti a commettere errori e ovviamente talvolta gli errori crearono disagi. Com’era prevedibile, all’inizio i nuovi metodi e approcci furono gestiti maldestramente per mancanza di esperienza. Talvolta, nuove capacità acquisite in un campo andarono perdute quando la comunità fu assorbita dallo sviluppo di altre. Avere le migliori intenzioni non è una garanzia contro i passi falsi e per superarli occorrono umiltà e distacco. Le comunità che rimasero salde nella determinazione di essere pazienti e di imparare dagli errori che naturalmente si commettono riuscirono sempre a progredire.

A metà strada nella serie dei Piani, la presenza della comunità nella vita della società incominciò ad essere oggetto di un’attenzione più diretta. In questo ambito i credenti furono incoraggiati a pensare in termini di due aree di impegno interconnesse: l’azione sociale e la partecipazione ai discorsi prevalenti della società. Ovviamente, le due aree non furono un’alternativa al lavoro dell’espansione e del consolidamento, tanto meno distrazioni da esso, ne furono parte intrinseca. Maggiori le risorse umane a disposizione delle comunità, maggiore la capacità di avvalersi della saggezza contenuta nella Rivelazione di Bahá’u’lláh per affrontare le sfide del giorno, cioè tradurre i Suoi insegnamenti in realtà. E sembrò che le travagliate vicende dell’umanità in quel periodo evidenziassero quanto disperatamente essa avesse bisogno del rimedio prescritto dal Medico divino. In tutto ciò era implicita una concezione della religione assai diversa da quelle predominanti nel mondo in generale: una concezione che nella religione riconosceva la potente forza che porta avanti una civiltà in continuo progresso. Si capì che quella civiltà non sarebbe nata spontaneamente, di sua propria iniziativa: lavorare per farla nascere era la missione dei seguaci di Bahá’u’lláh. Questa missione richiedeva che si applicasse al lavoro dell’azione sociale e alla partecipazione al discorso pubblico il medesimo processo di apprendimento sistematico.

Vista nella prospettiva degli ultimi venticinque anni, la capacità di intraprendere azioni sociali è molto cresciuta e questo ha comportato una straordinaria fioritura di attività. Rispetto al 1996, quando i regolari progetti di sviluppo sociale ed economico erano 250, ora ce ne sono 1500 e le organizzazioni di ispirazione bahá’í, che attualmente sono oltre 160, sono quadruplicate. Ogni anno le iniziative di azione sociale di base di breve durata sono più di settantamila, con un incremento di cinquanta volte. Ci aspettiamo che tutte queste iniziative continuino ad aumentare, grazie al sostegno e allo stimolo specificamente ora offerti dall’Organizzazione internazionale bahá’í per lo sviluppo. Nel frattempo, anche la partecipazione bahá’í ai discorsi prevalenti della società è cresciuta immensamente. Oltre alle molte occasioni in cui gli amici scoprono di poter offrire una prospettiva bahá’í nelle conversazioni in atto in vari contesti lavorativi o personali, si è molto intensificata anche la partecipazione più formale ai discorsi. Ci vengono in mente non solo le attività molto più ampie e i contributi sempre più sofisticati della Bahá’í International Community, che in questo periodo ha aperto altri uffici in Africa, in Asia e in Europa, ma anche il lavoro di una rete estesamente ampliata di Uffici delle pubbliche relazioni, per i quali quest’area di attività è diventata il fulcro principale. Inoltre, alcuni credenti hanno personalmente offerto contributi intelligenti e rilevanti in alcuni campi specifici. Tutto ciò contribuisce in un modo o nell’altro a spiegare la stima, l’apprezzamento e l’ammirazione che alcuni leader del pensiero e altre figure di spicco a tutti i livelli della società hanno ripetutamente espresso verso la Fede, i suoi seguaci e le loro attività.

Nel riesaminare l’intero periodo di venticinque anni, siamo sbalorditi dai molti tipi di progresso che il mondo bahá’í ha compiuto simultaneamente. La sua vita intellettuale ha prosperato, come dimostrano non solo i suoi avanzamenti in tutti i campi già presi in esame, ma anche il volume della letteratura di alta qualità pubblicata da autori bahá’í, lo sviluppo di spazi per lo studio di alcune discipline alla luce degli insegnamenti e l’impatto dei seminari per studenti universitari e laureati sistematicamente offerti dall’Istituto per gli studi sulla prosperità globale, che, in collaborazione con le istituzioni della Causa, ora serve i giovani bahá’í di oltre cento Paesi. Le imprese di costruzione delle Case di culto hanno visibilmente accelerato il passo. L’ultimo Tempio madre è stato eretto a Santiago del Cile e sono stati avviati progetti per costruire due Mashriqu’l-Adhkár nazionali e cinque locali. Le Case di culto di Battambang, Cambogia, e Norte del Cauca, Colombia, hanno già aperto i battenti. I Templi bahá’í, di recente apertura e di vecchia data, stanno sempre più occupando una posizione centrale nella vita della comunità. Il sostegno materiale offerto dalla schiera dei credenti alla miriade di iniziative avviate dagli amici di Dio è stato assai munifico. Visti come indicatori della vitalità spirituale collettiva, la generosità e il sacrificio con cui, in un momento di notevoli sconvolgimenti economici, il vitale flusso dei fondi è stato mantenuto, anzi, rafforzato, sono molto significativi. Nell’ambito dell’amministrazione bahá’í, la capacità delle Assemblee Spirituali Nazionali di gestire gli affari delle comunità in tutta la loro crescente complessità è notevolmente migliorata. Esse hanno tratto particolare beneficio dai nuovi livelli di collaborazione con i Consiglieri, i quali li hanno validamente aiutati a sistematizzare la raccolta delle idee dalle file dei credenti di tutto il mondo e ad assicurarne la diffusione. In questo periodo è nato anche il Consiglio Regionale Bahá’í, un’istituzione della Causa a pieno titolo, e ora in 230 regioni risulta che i Consigli e gli istituti di formazione cui essi sovrintendono sono indispensabili per far avanzare il processo della crescita. Nel 2005, per estendere nel futuro le funzioni del Fiduciario capo dell’Ḥuqúqu’lláh, la Mano della Causa di Dio ‘Alí-Muḥammad Varqá, è stato istituito il Corpo internazionale dei Fiduciari dell’Ḥuqúqu’lláh. Oggi esso coordina le attività di trentatré Corpi nazionali e regionali di Fiduciari presenti ora in tutto il globo, i quali a loro volta guidano il lavoro di oltre mille rappresentanti. Durante questo stesso periodo anche nel Centro Mondiale Bahá’í vi sono state molte novità. Si vedano il completamento delle Terrazze del Mausoleo del Báb e di due edifici sull’Arco e l’inizio della costruzione del Mausoleo di ‘Abdu’l-Bahá, per non parlare di una serie di progetti per rafforzare e preservare i preziosi Luoghi santi della Fede. Il Mausoleo di Bahá’u’lláh e quello del Báb sono stati riconosciuti patrimonio mondiale dell’umanità, luoghi di altissimo significato per il genere umano. Centinaia di migliaia di persone affluiscono in questi sacri luoghi, sfiorando in alcuni anni il milione e mezzo, e nel frattempo il Centro Mondiale ha regolarmente accolto centinaia di pellegrini, a volte più di cinquemila l’anno, oltre ad altrettanti visitatori bahá’í. Siamo felicissimi non solo per il numero elevato ma anche per le decine di popoli e nazioni diverse presenti tra coloro che partecipano al dono del pellegrinaggio. Anche la traduzione, la pubblicazione e la diffusione dei Testi sacri sono state notevolmente velocizzate, parallelamente allo sviluppo della Biblioteca di riferimento bahá’í, uno degli elementi più importanti della crescente famiglia di siti web associati a bahai.org, che a sua volta è ora disponibile in dieci lingue. Nel Centro Mondiale e altrove sono stati aperti diversi uffici e agenzie, incaricati di sostenere il processo di apprendimento che ha luogo in molteplici campi in tutto il mondo bahá’í. Tutto questo, nostre sorelle e fratelli nella Fede, non è che una frazione del racconto che potremmo scrivere su ciò che la vostra devozione a Colui Che è stato il Vilipeso del mondo ha realizzato. Non possiamo che ripetere le pregnanti parole pronunciate dall’amato Maestro quando, sopraffatto dall’emozione, esclamò: «O Bahá’u’lláh! Che cosa hai fatto?».

Dal panorama di un cruciale quarto di secolo, passiamo ora al più recente Piano quinquennale, un Piano sotto molti aspetti assai diverso da ogni altro precedente. In questo Piano abbiamo esortato i bahá’í del mondo ad avvalersi di tutto quello che avevano imparato nei vent’anni precedenti e a metterlo in pratica. Siamo lieti che le nostre speranze al riguardo si siano più che realizzate, ma anche se ci aspettavamo grandi cose dai seguaci della Bellezza Benedetta, la qualità di ciò che si è ottenuto grazie ai loro sforzi erculei è stata veramente strepitosa. È stata il coronamento di venticinque anni di vittorie in divenire.

Il Piano è particolarmente memorabile per essere stato diviso in tre parti da due sacri bicentenari, che hanno entrambi galvanizzato le comunità locali di tutto il mondo. La compagnia dei fedeli ha dimostrato, in una misura mai vista prima e con relativa facilità, la capacità di coinvolgere persone di tutte le fasce della società nell’onorare la vita di una Manifestazione di Dio. Questo è stato un forte indizio di qualcosa di più ampio: la capacità di convogliare verso l’avanzamento della Causa le enormi energie spirituali sprigionate. Così magnifica è stata la risposta che in molti luoghi la Fede è uscita dall’oscurità a livello nazionale. In ambienti in cui nessuno se l’aspettava e forse non la si cercava, si è evidenziata una marcata ricettività alla Fede. Migliaia su migliaia di migliaia di persone sono state trasportate dal loro incontro con uno spirito devozionale che oggi caratterizza le comunità bahá’í di tutto il mondo. L’idea di ciò che l’osservanza di un Giorno santo bahá’í rende possibile si è incommensurabilmente ampliata.

I risultati del Piano, in termini numerici, hanno rapidamente eclissato quelli di tutti i Piani che lo hanno preceduto a partire dal 1996. All’inizio di questo Piano era presente la capacità di condurre poco più di centomila attività fondamentali in un dato momento, una capacità che era stata il frutto di vent’anni di impegno collettivo. Ora, se ne sostengono contemporaneamente trecentomila. La partecipazione a queste attività è aumentata di oltre due milioni, il che è anche vicino a una triplicazione. Sono in funzione 329 istituti di formazione nazionali e regionali e la loro capacità è testimoniata dal fatto che tre quarti di milione di persone hanno completato almeno un libro della sequenza. Ma soprattutto, i corsi superati da singoli individui sono ora due milioni, con un aumento di oltre un terzo in cinque anni.

La maggiore intensità con cui i programmi della crescita vengono perseguiti in tutto il mondo è già di per sé un fatto ragguardevole. In questo quinquennio, avevamo chiesto un’accelerazione della crescita nelle cinquemila aree in cui essa era incominciata. Questo imperativo ha dato impulso a un coscienzioso impegno in tutto il mondo. Di conseguenza, i programmi intensivi di crescita sono più che raddoppiati e ora sono arrivati a circa quattromila. Le difficoltà di aprire alla Fede nuovi villaggi e quartieri nel corso di questa crisi sanitaria globale o di espandere attività che erano in una fase iniziale quando è scoppiata la pandemia hanno impedito di raggiungere cifre ancora più alte nell’ultimo anno del Piano. Tuttavia, c’è molto altro da dire. All’inizio del Piano avevamo espresso l’auspicio che il numero delle aree nelle quali gli amici avevano superato la terza pietra miliare sul continuum della crescita, dato che avevano imparato ad accogliere grandi numeri nell’abbraccio delle attività, aumentasse di altre centinaia. In quel momento quelle aree erano circa duecento, distribuite in circa quaranta Paesi. Cinque anni dopo esse sono, sorprendentemente, mille in un centinaio di Paesi, un quarto di tutti i programmi intensivi di crescita avviati nel mondo, un risultato di gran lunga superiore alle nostre aspettative. Ma neppure queste cifre rendono giustizia alle più alte vette alla quali la comunità si è innalzata. Oltre trenta sono le aree nelle quali le attività fondamentali regolari sono più di mille. In alcune di esse, queste attività sono diverse migliaia e in una vi partecipano oltre ventimila persone. Le Assemblee Spirituali Locali che ora sovrintendono allo svolgimento di programmi educativi che si rivolgono praticamente a tutti i bambini e i giovani di un villaggio sono in continuo aumento. La stessa cosa incomincia ad accadere anche all’interno di alcuni quartieri urbani. Vi sono notevoli esempi in cui il legame con la Rivelazione di Bahá’u’lláh ha trasceso le persone, le famiglie e i gruppi familiari: quello che si sta vedendo è il movimento di varie popolazioni verso un centro comune. A volte, ostilità ancestrali tra gruppi opposti vengono superate e certe strutture e dinamiche sociali si trasformano alla luce degli insegnamenti divini.

Non possiamo non essere più che felici per questi progressi così imponenti. La capacità di costruire società insita nella Fede di Bahá’u’lláh si sta manifestando sempre più chiaramente e questa è una solida base sulla quale il prossimo Piano novennale potrà costruire. Come si era sperato, le aree più forti hanno dimostrato di poter essere riserve di conoscenze e di risorse per quelle vicine. E le regioni, nelle quali queste aree sono più di una, hanno più facilmente elaborato gli strumenti per accelerare la crescita in tutte le proprie aree. Tuttavia, ci sentiamo in dovere di ripetere ancora una volta che il progresso è stato pressoché universale, le diversità del progresso tra un luogo e l’altro sono solo differenze di grado. La comprensione collettiva del processo dell’entrata in truppe acquisita dalla comunità e la fiducia di poterla stimolare indipendentemente dalle circostanze sono arrivate a livelli inimmaginabili nei decenni passati. Il mondo bahá’í ha dato una risposta convincente ai profondi interrogativi rimasti così a lungo in sospeso e messi a fuoco nel 1996. C’è una generazione di credenti la cui vita porta per intero l’impronta del progresso della comunità. Le pure e semplici dimensioni di ciò che è accaduto in quelle numerose aree nelle quali le frontiere dell’apprendimento si stanno allargando hanno trasformato un avanzamento significativo del processo dell’entrata in truppe in un progresso epocale di proporzioni storiche.

Molti sanno che il Custode ha diviso le Età della Fede in epoche consecutive. La quinta epoca dell’Età formativa ha avuto inizio nel 2001. Meno noto è che egli ha parlato anche di epoche del Piano divino e di fasi all’interno di quelle epoche. Tenuto in sospeso per due decenni mentre gli organi locali e nazionali dell’Ordine amministrativo venivano alimentati e rafforzati, il Piano divino concepito da ‘Abdu’l-Bahá è stato formalmente inaugurato nel 1937 con l’inizio della prima fase della sua prima epoca, il Piano settennale che il Custode ha assegnato alla comunità bahá’í nordamericana. Questa prima epoca si è conclusa nel 1963 con la fine della Crociata decennale, che ha portato e issato il vessillo della Fede in tutto il mondo. Lo stadio iniziale della seconda epoca è stato il primo Piano novennale. al quale sono seguiti non meno di dieci piani, con una durata da dodici mesi a sette anni. All’alba di questa seconda epoca, il mondo bahá’í ha visto i primi barlumi di quell’entrata in truppe nella Fede che era stata prevista dall’Autore del Piano divino. Nei decenni successivi, varie generazioni di devoti credenti all’interno della comunità del Più Grande Nome hanno lavorato nella Vigna divina per creare le condizioni necessarie per una crescita sostenuta e su larga scala. E in questa gloriosa stagione di Riḍván, quanto sono abbondanti i frutti delle loro fatiche! Il fenomeno di consistenti numeri che espandono le attività della comunità, colgono la scintilla della fede e subito si apprestano a servire all’avanguardia del Piano è passato dalla condizione di una previsione sorretta dalla fede a una realtà ricorrente. Un progresso così pronunciato e dimostrabile deve essere registrato negli annali della Causa. Con cuori esultanti, annunciamo che ha ora inizio la terza epoca del Piano divino del Maestro. Tappa dopo tappa, epoca dopo epoca il Suo Piano si svolgerà, fino al momento in cui la Luce del Regno illuminerà tutti i cuori.

Amati amici, nessuna analisi dell’impresa quinquennale che ha concluso la seconda epoca del Piano divino sarebbe completa senza un cenno speciale agli sconvolgimenti che hanno accompagnato il suo ultimo anno e che persistono ancora. Le restrizioni delle interazioni personali che in questo periodo si sono inasprite e allentate nella maggior parte dei Paesi avrebbero potuto infliggere un duro colpo agli sforzi collettivi della comunità, il cui recupero avrebbe potuto richiedere anni, ma ci sono due ragioni per cui così non è stato. Una è la diffusa consapevolezza tra i bahá’í del dovere di servire l’umanità, tanto più nei tempi di pericoli e avversità. L’altra è lo straordinario incremento nel mondo bahá’í della capacità di dare espressione a questa consapevolezza. Abituati per molti anni ad adottare modelli di azione sistematica, gli amici si sono avvalsi della loro creatività e del loro senso di scopo per affrontare una crisi imprevista, facendo in modo che i nuovi approcci da loro elaborati fossero in linea con la struttura al cui perfezionamento avevano lavorato durante una serie di Piani successivi. Questo non significa ignorare le difficili contrarietà che i bahá’í e i loro compatrioti stanno sopportando in ogni Paese. Però durante queste gravi difficoltà, i credenti sono rimasti concentrati. Le risorse sono state convogliate verso le comunità bisognose, le elezioni si sono svolte ovunque fosse possibile e le istituzioni della Causa hanno continuato a svolgere i loro compiti indipendentemente dalle circostanze. Ci sono stati anche audaci passi avanti. L’Assemblea Spirituale Nazionale di São Tomé e Príncipe si riformerà a Riḍván e saranno erette due nuove colonne della Casa Universale di Giustizia: l’Assemblea Spirituale Nazionale della Croazia, con sede a Zagabria, e l’Assemblea Spirituale Nazionale di Timor-Leste, con sede a Dili.

E così ha inizio il Piano di un anno. Il suo scopo e i suoi requisiti sono già stati esposti nel messaggio che abbiamo inviato il Giorno del Patto. Esso, pur nella sua brevità, sarà sufficiente per preparare il mondo bahá’í al Piano novennale che lo seguirà. Un periodo di speciale potenza, che si è aperto cent’anni dopo la rivelazione delle Tavole del Piano divino, fra breve si chiuderà con il centenario dell’Ascensione di ‘Abdu’l-Bahá, che segna la fine del primo secolo dell’Età formativa e l’inizio del secondo. La compagnia dei fedeli entra in questo nuovo Piano in un momento in cui l’umanità, flagellata dall’esposizione della sua vulnerabilità, sembra più consapevole del fatto che per affrontare le sfide globali è necessario collaborare. Tuttavia, sebbene nella società siano sempre più numerosi coloro che dimostrano a parole e nei fatti che anche loro desiderano una maggiore accettazione dell’intrinseca unità del genere umano, le persistenti abitudini della competizione, dell’interesse personale, del pregiudizio e della chiusura mentale continuano a ostacolare il movimento verso l’unità. Preghiamo affinché la famiglia delle nazioni riesca a mettere da parte le differenze nell’interesse del bene comune. Malgrado le incertezze in cui i mesi a venire sono avvolti, supplichiamo Bahá’u’lláh di rendere ancora più abbondanti le confermazioni che hanno sostenuto i Suoi seguaci per così tanto tempo, sì che – la vostra compostezza indisturbata dalla turbolenza di un mondo il cui bisogno del Suo messaggio risanatore è sempre più impellente – possiate andare avanti nella vostra missione.

Il Piano divino entra in una nuova epoca e in una nuova fase. Si volta pagina.

 

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