Questo è il Giorno in cui la testimonianza del Signore si è compiuta, il Giorno in cui il Verbo di Dio è stato manifestato e la Sua prova fermamente stabilita. La Sua voce v’invita a ciò che vi sarà di giovamento e vi comanda d’osservare ciò che vi avvicinerà a Dio, il Signore della Rivelazione.
Bahá’u’lláh
Questo è un ulteriore tentativo di presentare all’occidente, sia pure con parole inadeguate, questo libro d’insuperata eccellenza fra gli scritti dell’Autore della Rivelazione Bahá’í. Si spera di poter così aiutare altri nello sforzo di accostarsi a una mèta che dovrà considerarsi per sempre irraggiungibile: un’adeguata traduzione dell’impareggiabile parola di Bahá’u’lláh
SHOGHI
NEL NOME DEL NOSTRO SIGNORE, L’ECCELSO, L’ALTISSIMO
Nessuno raggiungerà le rive dell’oceano della vera comprensione tranne colui che si allontanerà da tutto ciò che è in cielo e in terra. O popoli del mondo, purificate le vostre anime, affinché possiate raggiungere lo stadio che Dio vi ha destinato ed entrare così nel tabernacolo innalzato nel firmamento del Bayán, secondo le dispensazioni della Provvidenza.
L’essenza di tali parole è questa: coloro che percorrono la via della fede, che sono assetati del vino della certezza, devono purificarsi da tutto ciò che è terreno: gli orecchi da discorsi fatui, la mente da immagini vane, il cuore da affetti terreni, gli occhi da ciò che è perituro. Devono confidare in Dio e, tenendosi saldamente a Lui, seguire la Sua via. Saranno allora resi degni delle fulgide glorie del sole della sapienza e della comprensione divina e diverranno ricettacoli di una grazia infinita e invisibile, poiché mai l’uomo potrà sperare di conseguire la conoscenza del Gloriosissimo, o di dissetarsi al torrente della sapienza e della saggezza divina, o d’entrare nella dimora dell’immortalità, o di bere alla coppa della vicinanza e del favore di Dio, a meno che e finché non cessi di prender parole e atti di uomini mortali come norma per giungere alla vera comprensione e al riconoscimento di Dio e dei Suoi Profeti.
Considerate il passato. Quanti uomini, potenti e umili, hanno in tutte le epoche trepidamente atteso l’avvento delle Manifestazioni di Dio nelle persone benedette dei Suoi Eletti! Quante volte hanno aspettato la Sua venuta, hanno pregato perché spirasse la brezza della misericordia divina e la Beltà promessa uscisse da dietro il velo dell’occultamento, palesandosi al mondo intero. E ogni qual volta le porte della grazia si sono aperte, e sull’umanità dalle nubi della munificenza divina è caduta la pioggia, e la luce dell’Invisibile ha brillato sull’orizzonte della potenza celeste, tutti Lo hanno rinnegato e si sono allontanati dal Suo volto, che è il volto di Dio. Per accertare questa verità, esaminate ciò che è stato registrato in ogni Libro sacro.
Ponderate un momento e riflettete su ciò che è stato causa di tale negazione da parte di coloro che hanno cercato con tanta perseveranza e vivo desiderio. Il loro assalto è stato più feroce di quanto lingua o penna possano descrivere. Non apparve mai Manifestazione di Santità che non sia stata afflitta dai dinieghi, dal ripudio e dalla violenta opposizione di coloro che La attorniavano. Perciò è stato rivelato: “Guai, guai pei miei servi! Nessun Messaggero viene a loro che non lo prendano a gabbo!”. Ancora dice: “...ed ogni nazione tramò malvagi disegni contro il suo Messaggero Divino cercando d’impadronirsi di Lui, e disputarono vanità per confutare la verità”.
Così le parole sgorgate dalla sorgente della potenza e discese dal cielo della gloria sono innumerevoli e al di là dell’ordinaria comprensione umana. Per coloro che posseggono vera comprensione e penetrazione la Sura di Húd basterà certamente. Soppesate per un momento nel cuore quelle parole sante e, con profondo distacco, cercate di afferrarne il significato. Esaminate il meraviglioso comportamento dei Profeti e rammentate le diffamazioni e i dinieghi pronunziati dai figli della negazione e della falsità, forse riuscirete a far sì che l’uccello del cuore umano dalle dimore della negligenza e del dubbio s’involi verso il nido della fede e della certezza, e assapori le pure acque dell’antica saggezza, e gusti i frutti dell’albero della sapienza divina. Questa è per i puri di cuore la porzione del pane disceso dai regni dell’eternità e della santità.
Se farete in modo di conoscere gl’insulti lanciati contro i Profeti di Dio e di comprendere le vere cause delle obiezioni sollevate dai loro oppressori, capirete sicuramente il significato della loro posizione. Inoltre, più attentamente osserverete le negazioni di coloro che si sono opposti alle Manifestazioni degli attributi divini, più salda diverrà la vostra fede nella Causa di Dio. Pertanto in questa Tavola si farà brevemente cenno a diverse narrazioni concernenti i Profeti di Dio, per dimostrare che in ogni èra e in ogni secolo le Manifestazioni del potere e della gloria furono soggette a tali nefande crudeltà che nessuna penna osa descriverle. Ciò permetterà forse a taluni di non esser più turbati da clamori e proteste dei teologi e degli stolti di quest’epoca e di rafforzare la propria fiducia e certezza.
Fra i Profeti vi fu Noè. Per 950 anni Egli esortò devotamente la Sua gente invitandola al porto della sicurezza e della pace. Ma nessuno ascoltò il Suo invito. Ogni giorno furono inflitti alla Sua persona benedetta dolori e sofferenze tali, che nessuno credeva potesse sopravvivere. Quante volte fu rinnegato, con quanto malanimo s’insinuarono sospetti contro di Lui! Così è stato rivelato: “... e quando i capi del Suo popolo Gli passavano accanto Lo schernivano. E disse loro: “Se voi ora ci schernite, poi noi scherniremo voi come voi ora schernite noi! E presto saprete...””. Molto tempo dopo, più volte promise ai Suoi compagni la vittoria e ne fissò l’ora. Ma quando l’ora scoccò, la promessa divina non si adempì. Ciò indusse alcuni dei Suoi pochi seguaci ad abbandonarLo, come attestano i racconti dei libri più famosi. Li avrete certamente letti, altrimenti lo farete senza dubbio. Alla fine, come affermano libri e tradizioni, rimasero con Lui solo quaranta o settantadue dei Suoi seguaci. Finalmente gridò dal profondo del Suo essere: “Signore! Non lasciar sulla terra, dei negatori vivo nessuno”.
E ora considerate e riflettete un momento sulla perversità di quella gente. Quale può essere stata la ragione della loro negazione e del loro allontanamento? Che cosa può averli indotti a rifiutare di svestirsi dell’abito del diniego e di abbigliarsi con la veste dell’accettazione? Inoltre, che cosa può aver causato l’inadempienza della promessa divina che portò i ricercatori a respingere ciò che avevano accettato? Meditate profondamente acciocché vi sia rivelato il segreto delle cose invisibili, e possiate aspirare la dolcezza della fragranza spirituale e imperitura e riconoscere la verità del fatto che da tempo immemorabile, fin dall’eternità, l’Onnipotente ha messo e continuerà a mettere alla prova i Suoi servi, perché si distinguano la luce dalle tenebre, la verità dalla menzogna, il bene dal male, la via retta dall’errore, la felicità dal dolore, le rose dalle spine. Come appunto ha rivelato: “Pensano gli uomini che si lascerà loro dire: “Crediamo!” senza che siano messi alla prova?”.
E dopo Noé, sull’orizzonte della creazione risplendette la luce del sembiante di Húd. Per quasi settecento anni, secondo il dire degli uomini, Egli esortò la gente a volgere il viso e ad avvicinarsi al Ridván della presenza divina. Quale pioggia di afflizioni cadde su di Lui, finché, alfine, le Sue implorazioni produssero frutti di crescente ribellione e i Suoi assidui sforzi ebbero per risultato l’ostinata cecità del Suo popolo. “... e non accrescerà ai negatori il diniego altro che perdita!”.
E dopo di Lui, dal Ridván del Sempiterno, dell’Invisibile, apparve la santa persona di ?áli?, il Quale nuovamente invitò la gente al fiume della vita eterna. Per oltre cent’anni li esortò a tenersi strettamente ai comandamenti di Dio e a schivare ciò che è proibito. Ma i Suoi moniti non produssero frutto e a nulla valse il Suo implorare. Più volte Si ritirò a vivere in solitudine. E tutto ciò avvenne benché quella Beltà eterna non invitasse la gente se non alla città di Dio. Così appunto è stato rivelato: “E alla tribù di Thamúd, mandammo il loro fratello, ?áli?, Che disse: “O popol mio! Adorate Iddio! Non avrete altro Dio che Lui!”... Risposero: “O ?áli?! tu fosti per noi sinora oggetto di speranza. Vorrai vietarci ora di adorare coloro che i nostri padri adoravano? Dubbiosi molto noi siamo per questo tuo invito, dubbiosi!””. Tutto ciò si dimostrò infruttuoso finché, alfine, si levò un gran grido e tutti caddero in completa rovina.
Più tardi apparve da dietro il velo la bellezza del sembiante dell’Amico di Dio e fu issato un altro stendardo della guida divina. Egli invitò le genti della terra alla luce della rettitudine. Quanto più appassionatamente li esortò, tanto più s’inasprirono l’invidia e la perversione della gente, eccetto per coloro che si distaccarono completamente da tutto fuorché Dio e sulle ali della certezza si sollevarono a quello stadio che Dio ha esaltato al di là della comprensione umana. È risaputo quale esercito di nemici Lo assediò, finché, infine, contro di Lui furono accesi i fuochi dell’invidia e della ribellione. E dopo l’episodio del fuoco, com’è narrato in tutti i libri e in tutte le cronache, Egli, lampada di Dio fra gli uomini, fu espulso dalla Sua città.
E quando il Suo giorno fu finito, venne il turno di Mosè. Armato della verga del dominio celeste, adorno della bianca mano della sapienza divina, procedendo dal Párán dell’amore di Dio, brandendo il serpente della potenza e della maestà eterna, Egli apparve sul mondo dal Sinai della Luce. Convocò tutti i popoli e le tribù della terra al regno dell’eternità e li invitò a gustare i frutti dell’albero della fedeltà. Certamente sapete della feroce opposizione di Faraone e del suo popolo e delle pietre di vane fantasie che mani infedeli scagliarono contro quell’Albero benedetto. Tanto che, alla fine, Faraone e il suo popolo insorsero e fecero il massimo sforzo per smorzare con le acque della menzogna e del diniego il fuoco di quell’Albero sacro, dimentichi del fatto che acqua terrena non può estinguere la fiamma della saggezza divina, o soffio mortale spegnere la lampada del dominio sempiterno. Anzi, quell’acqua non può che intensificare l’ardore della fiamma, quei soffi non possono che assicurare la conservazione della lampada, se osservaste con l’occhio del discernimento e camminaste sulla via del santo volere e del compiacimento di Dio. Come bene osservò un credente della famiglia di Faraone, la cui storia è narrata dal Gloriosissimo nel Suo Libro rivelato al Suo Beneamato: “E disse un uomo credente della famiglia di Faraone, che teneva nascosta la sua fede: “Ucciderete voi un uomo sol perché dice: ‘Il mio Signore è Dio’ mentre vi ha portato prove chiare dal vostro Signore? Se è un mendace, su lui ricadrà la sua menzogna, se è sincero, vi colpirà parte di quel che vi minaccia, poiché Iddio non dirige chi è prevaricatore bugiardo!””. Infine, tanto grande fu la loro iniquità che quel credente fu messo a ignominiosa morte. “La maledizione di Dio cada sugli iniqui”.
E ora ponderate queste cose. Che cosa può aver causato tale contesa e tale conflitto? Perché l’avvento di ogni vera Manifestazione di Dio è stato accompagnato da lotte e tumulti, da tirannie e sommosse? E questo è accaduto, sebbene tutti i Profeti di Dio, ogni qual volta si sono manifestati ai popoli della terra, abbiano invariabilmente preannunziato la venuta di un altro Profeta dopo di loro e stabilito alcuni segni che avrebbero preannunziato l’avvento della Dispensazione successiva. Lo testimoniano i detti di tutti i Libri sacri. Perché, dunque, ad onta dell’aspettativa degli uomini nella loro ricerca delle Manifestazioni della Santità e malgrado i segni menzionati nei libri sacri, atti di violenza, oppressione e crudeltà sono stati perpetrati in tutte le età e i cicli e contro tutti i Profeti e gli Eletti di Dio? Come appunto ha rivelato: “... ogni qual volta un Apostolo vi porta qualcosa che gli animi vostri non desiderano, vi gonfiate d’orgoglio, e alcuni li accusate di impostura e ne uccidete altri”.
Riflettete, quale può essere stato il motivo di quegli atti? Che cosa può aver provocato quel comportamento verso i Rivelatori della beltà del Gloriosissimo? Qualunque causa in giorni passati abbia portato la gente al diniego e all’opposizione, ora induce alla perversità la gente di quest’epoca. Sostenere che la testimonianza della Provvidenza era incompleta e che ciò è stato causa del diniego della gente, non è che esplicita bestemmia. Lungi dalla grazia, dalla provvidenza amorosa e dalle tenere misericordie del Munifico prescegliere un’anima fra tutti gli uomini per guidare le Sue creature e poi, da un canto, negarLe l’interezza della Sua testimonianza divina e, dall’altro, infliggere punizioni severe a chi s’allontana dal Suo Prescelto! No, le infinite grazie del Signore di tutti gli esseri hanno sempre pervaso la terra e tutto ciò che vi dimora, grazie alle Manifestazioni della Sua Essenza divina. Neppure per un attimo la Sua grazia è stata negata o le piogge della Sua amorosa premura hanno cessato di cadere sull’umanità. Di conseguenza, quella condotta non può essere attribuita ad altro che alla meschinità di anime che percorrono la valle dell’arroganza e dell’orgoglio, che si perdono nelle selve della lontananza, camminano su vie di fantasie oziose e seguono i dettami dei capi della loro fede. Loro principale interesse è l’opposizione, loro unico desiderio ignorare la verità. A ogni osservatore perspicace è evidente e chiaro che se nei giorni di ciascuna delle Manifestazioni del Sole della Verità questa gente avesse purificato occhi, orecchi e cuore da tutto ciò che aveva veduto, udito e provato, certamente non le sarebbe stato negato di contemplare le beltà di Dio, né si sarebbe allontanata dalle dimore della gloria. Ma hanno pesato la testimonianza di Dio con le norme del loro sapere, raccolto dagli insegnamenti dei capi della loro fede e, avendolo trovato in contrasto con la loro limitata comprensione, si sono levati a perpetrare simili indegnità.
In tutte le età i capi della religione, tenendo nel loro possente pugno le redini dell’autorità, hanno impedito agli uomini di raggiungere la riva dell’eterna salvazione. Chi per brama di primato, chi per mancanza di conoscenza e comprensione sono stati per loro causa di privazione. I Profeti di Dio hanno bevuto al calice del sacrificio e Si sono involati verso le altezze della gloria, con la sanzione della loro autorità. Quali indicibili crudeltà sono state inflitte da coloro che occupavano i seggi dell’autorità e della dottrina ai veri Monarchi del mondo, quelle Gemme di virtù divina! Paghi di un dominio transitorio, si sono privati di una sovranità eterna. E così i loro occhi non contemplarono la luce del volto del Beneamato e i loro orecchi non udirono le dolci melodie dell’Uccello del Desìo. Per questo in tutti i libri sacri si è parlato dei teologi di ogni epoca. Infatti Egli dice: “O gente del Libro! Perché rifiutate fede nei segni di Dio, che pur vi vedete davanti?”. E anche: “O gente del Libro! Perché rivestite la verità di veli d’errore e la verità la celate, conoscendola?”. E ancora: “Dì: O gente del Libro! Perché distogliete coloro che credono dalla via di Dio?”. È evidente che con “gente del Libro” che ha distolto gli altri dalla retta via di Dio, non si allude ad altri che ai teologi dell’epoca, il cui nome e il cui carattere sono stati rivelati nei libri sacri e citati nei versetti e nelle tradizioni ivi riportate, se osservaste con l’occhio di Dio.
Con sguardo fisso e costante, generato dall’infallibile occhio di Dio, scrutate per un momento l’orizzonte della sapienza divina e contemplate le parole di perfezione che l’Eterno ha rivelato, sicché vi siano palesati i misteri della saggezza divina, finora nascosti dietro il velo della gloria e custoditi entro il tabernacolo della Sua grazia. Le negazioni e le proteste dei capi religiosi furono dovute principalmente a mancanza di sapere e comprensione. Essi non capirono né penetrarono le parole proferite dai Rivelatori della beltà dell’unico vero Dio, che stabilivano i segni che avrebbero annunziato l’avvento della Manifestazione successiva. Perciò alzarono lo stendardo della rivolta e suscitarono malizia e sedizione. È chiaro e manifesto che il vero significato delle parole degli Uccelli dell’Eternità è rivelato solo a coloro che manifestano l’Essere Eterno e che le melodie dell’Usignolo della Santità non possono giungere che all’orecchio degli abitatori del regno eterno. Il Copto della tirannia non potrà mai bere alla coppa toccata dalle labbra del Sept della giustizia e il Faraone della miscredenza non potrà mai sperare di riconoscere la mano del Mosè della verità. Egli dice: “... la vera interpretazione di quei passi non la conosce che Dio e gli uomini di solida scienza”. Eppure, hanno chiesto l’interpretazione del Libro a coloro che sono avvolti da veli e si sono rifiutati di cercare lume presso la sorgente del sapere.
E quando i giorni di Mosè furono finiti e la luce di Gesù, irradiandosi dall’aurora dello Spirito, pervase il mondo, tutto il popolo d’Israele si sollevò rumoreggiando contro di Lui. Protestarono che Colui il Cui avvento era stato predetto dalla Bibbia doveva promulgare e adempiere le leggi di Mosè, mentre quel giovane Nazzareno, che pretendeva la dignità di divino Messia, aveva abrogato le leggi del divorzio e del sabato, le più importanti di tutte le leggi mosaiche. Inoltre, dov’erano i segni della Manifestazione avvenire? Ancor oggi il popolo d’Israele aspetta la Manifestazione preannunciata dalla Bibbia! Quante Manifestazioni di Santità, quanti Rivelatori della luce eterna sono apparsi dal tempo di Mosè, eppure Israele, avvolto in fitti veli di fantasia satanica e false immaginazioni, aspetta ancora che l’idolo creato dalle sue mani appaia con i segni da lui stesso concepiti! Così Dio li ha ghermiti pei loro peccati, ha estinto in loro lo spirito della fede e li ha tormentati con le fiamme del fuoco dell’abisso. E questo per la sola ragione che Israele si rifiutò di comprendere il significato delle parole rivelate nella Bibbia a proposito dei segni della Rivelazione successiva. Non ne afferrò mai il vero significato e, poiché apparentemente quegli eventi non si produssero mai, non potè riconoscere la beltà di Gesù né contemplare il volto di Dio. E ancora Ne aspetta la venuta! Da tempo immemorabile fino al giorno d’oggi, tutte le tribù e i popoli della terra si sono attaccati a simili pensieri fantastici e indegni, privandosi così delle limpide acque sgorganti dalle sorgenti della purezza e della santità.
Svelando questi misteri, nelle Nostre precedenti Tavole indirizzate a un amico nella melodiosa lingua del ?ijáz, abbiamo citato alcuni versetti rivelati dagli antichi Profeti. E ora, aderendo alla vostra richiesta, li citeremo ancora in queste pagine esprimendoli questa volta nei meravigliosi accenti dell’’Iráq, affinché coloro che son tormentati dalla sete nelle selve della lontananza raggiungano l’oceano della presenza divina e chi langue nei deserti della separazione sia guidato alla dimora dell’eterno ricongiungimento. In tal guisa le nebbie dell’errore potranno dissiparsi e la risplendente luce della guida divina albeggerà sull’orizzonte dei cuori umani. In Dio riponiamo la Nostra fiducia e a Lui chiediamo aiuto, perché da questa penna scaturisca ciò che vivifichi le anime degli uomini ed essi si levino dai loro giacigli di negligenza e ascoltino il fruscìo delle foglie del Paradiso dall’albero che la mano della potenza divina ha piantato, col permesso di Dio, nel Ridván del Gloriosissimo.
A coloro che sono dotati di comprensione è chiaro e manifesto che quando il fuoco dell’amore di Gesù arse i veli delle limitazioni giudaiche e la Sua autorità fu resa manifesta e parzialmente fatta valere, Egli, Rivelatore della Beltà invisibile, rivolgendoSi un giorno ai Suoi discepoli accennò alla Sua dipartita e, accendendo nei loro cuori il fuoco del cordoglio, disse: “Vado e tornerò a voi”. Altrove disse: “Vado e verrà un altro, che vi dirà tutto ciò che Io non vi ho detto e adempirà tutto ciò che ho detto”. Queste due frasi hanno un unico significato, se rifletterai con divina penetrazione sulle Manifestazioni dell’Unità di Dio,
Ogni osservatore perspicace ammetterà che nella Dispensazione del Corano furono confermati sia il Libro sia la Causa di Gesù. Quanto ai nomi, Muhammad dichiarò: “Io sono Gesù”. Egli riconobbe la verità dei segni delle profezie e delle parole di Gesù e attestò che erano tutte di Dio. In questo senso, né la persona né gli scritti di Gesù erano diversi dalla persona e dal sacro Libro di Muhammad, perché entrambi hanno propugnato la Causa, cantato le lodi e rivelato i comandamenti di Dio. E perciò Gesù dichiarò: “Vado e tornerò a voi”. Considerate il sole. Dovesse ora dire: “Sono il sole di ieri”, direbbe il vero; e se, tenendo in mente la successione del tempo, pretendesse di essere differente, direbbe ancora il vero. In egual maniera se si dicesse che tutti i giorni non sono che uno stesso giorno, si direbbe il giusto e il vero. E se, in riferimento al nome e alla designazione, si dicesse che sono differenti, anche questo sarebbe vero. Poiché, sebbene siano gli stessi, pure si riconoscono da una designazione differente, da un attributo specifico, da un carattere particolare. Considera allo stesso modo le caratteristiche di distinzione, variazione e unità delle varie Manifestazioni di santità, sì da comprendere le allusioni fatte dal creatore di tutti i nomi e attributi quanto ai misteri della distinzione e dell’unità e scoprire la risposta al tuo quesito del perché quella Beltà sempiterna Si sia data nomi e titoli differenti in tempi differenti.
In seguito i compagni e i discepoli di Gesù Gli chiesero quali segni avrebbero indicato il ritorno della Sua Manifestazione. Gli domandarono: “Quando avverranno queste cose?”. Più volte avevano interrogato quell’impareggiabile Beltà e in ogni risposta Egli aveva indicato un segno speciale che avrebbe annunciato l’avvento della Dispensazione promessa. Lo testimoniano le parole dei quattro Vangeli.
Questo Essere vilipeso ne citerà un solo esempio, concedendo all’umanità, per amor di Dio, doni ancora nascosti nel tesoro dell’Albero sacro e celato, sì che i mortali non siano privati della loro parte del frutto immortale e attingano una goccia di rugiada dalle acque di vita eterna che da Baghdád, “Dimora della Pace”, vengono elargire all’umanità. Non chiediamo né premio né ricompensa. “Noi cibiamo le vostre anime sol per amore di Dio, e non vogliamo da voi compenso alcuno, gratitudine non vogliamo”. Questo è il cibo che conferisce vita eterna al puro di cuore e all’illuminato nello spirito; è il pane del quale è detto: “Signore! Fa discendere su di noi il Tuo pane dal cielo”. Questo pane non sarà mai negato a chi lo merita, né avrà mai fine. Cresce perennemente sull’albero della grazia e discende in tutte le stagioni dai cieli della giustizia e della misericordia. Com’Egli dice: “Non vedi come Dio assomiglia una buona parola a un albero buono che ha radice salda e i rami alti nel cielo, che dà i suoi frutti in ogni stagione...?”.
Peccato che l’uomo si privi di questo generoso dono, di questa munificenza imperitura, di questa vita eterna. È suo dovere apprezzare questo cibo che vien dal cielo, sì che, grazie ai meravigliosi favori del Sole della Verità, i morti siano richiamati in vita e le anime avvizzite siano vivificate dallo Spirito infinito. Affrettati, fratello mio: assaporino le nostre labbra l’immortale bevanda, finché c’è ancora tempo, perché la brezza di vita che adesso spira dalla città del Beneamato non potrà durare, e il fluente fiume della santa parola dovrà fermarsi, e le porte del Ridván non resteranno per sempre aperte. Verrà sicuramente il giorno in cui l’Usignolo del Paradiso dalla dimora terrena s’involerà verso il nido celeste. Allora non se ne udrà più la melodia e la bellezza della rosa cesserà di splendere. Profitta del momento, perciò, prima che la gloria della primavera divina sia passata e l’Uccello dell’Eternità abbia cessato di gorgheggiare la sua melodia, sì che al tuo udito interiore non sia negato d’ascoltarne il richiamo. Questo è il mio consiglio per te e per i diletti di Dio. Chiunque lo desideri lo ascolti, chiunque non lo desideri se ne allontani. In verità, Dio è indipendente da lui e da ciò che egli può vedere e attestare.
Queste sono le melodie cantate, in accenti di potenza maestosa nel Ridván del Vangelo, da Gesù, Figlio di Maria, che rivelano i segni che devono annunciare l’avvento della Manifestazione che Lo seguirà. Nel primo Vangelo secondo Matteo si narra: E quando interrogarono Gesù sui segni della Sua venuta, Egli disse loro: “Subito dopo l’oppressione di quei giorni il sole si oscurerà, la luna non darà più luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze della terra saranno sconvolte. Allora comparirà nel cielo il segno del Figlio dell’uomo; allora tutte le nazioni della terra faranno cordoglio, e vedranno il Figlio dell’uomo venire sopra le nubi del cielo, con grande potenza e gloria. Egli manderà i suoi angeli con grande suono di tromba”. Resa in lingua persiana la sostanza di queste parole è la seguente: Quando sopraggiungeranno le oppressioni e le afflizioni che devono colpire l’umanità, allora il sole cesserà di splendere, la luna di spandere luce, le stelle del cielo cadranno sulla terra e le colonne della terra tremeranno. In quell’epoca in cielo appariranno i segni del Figlio dell’Uomo, cioè quando questi segni saranno apparsi, la Beltà e la Sostanza della vita che sono state promesse passeranno dal regno dell’invisibile al mondo visibile. E dice: in quel tempo tutti i popoli e le tribù che dimorano sulla terra gemeranno e si lamenteranno e vedranno quella divina Beltà scendere dal cielo sopra le nubi con potenza, grandiosità e magnificenza inviando i Suoi angeli con forte squillo di tromba. Anche negli altri tre Vangeli, secondo Luca, Marco e Giovanni, si trovano le stesse affermazioni. Avendone dati lunghi ragguagli nelle nostre Tavole rivelate in arabo, non Ce ne siamo occupati in queste pagine, limitandoCi a una sola citazione.
I teologi cristiani, non essendo riusciti a capire il significato di queste parole, non avendone riconosciuto il fine e lo scopo ed essendosi attenuti all’interpretazione letterale delle parole di Gesù, sono stati privati della grazia fluente della Rivelazione di Muhammad e della pioggia delle sue munificenze. Anche agli ignoranti fra i membri della comunità cristiana, che seguirono l’esempio dei capi della loro fede, fu impedito di contemplare la beltà del Re della gloria, dato che i segni che dovevano accompagnare il sorger del Sole della Dispensazione di Muhammad non si manifestarono realmente. E così epoche sono passate e secoli sono trascorsi e quel purissimo Spirito si è rifugiato nei luoghi più remoti della sua antica sovranità. Ancora una volta l’eterno Spirito ha soffiato nella mistica tromba e ha resuscitato i morti da sepolcri d’accidia e d’errore al regno della guida e della grazia. Eppure quella comunità in attesa seguita a gridare: Quando accadranno queste cose? Quando sarà manifestato il Promesso, oggetto della nostra attesa, sì che possiamo levarci pel trionfo della Sua Causa, sacrificare le nostre sostanze per amor Suo, offrire le nostre vite sul Suo sentiero? Similmente quelle false immaginazioni hanno portato altre comunità a deviare dal Kawthar dell’infinita grazia della Provvidenza e ad occuparsi di futili pensieri.
Oltre a questo passo ve n’è un altro nel Vangelo che dice: “Il cielo e la terra passeranno; ma le Mie parole non passeranno”. È per questo che i seguaci di Gesù sostennero che la legge del Vangelo non sarà mai abolita e che in qualsiasi momento la Beltà promessa Si manifesti e tutti i segni siano rivelati, Egli dovrà confermare e ratificare la legge proclamata nel Vangelo, così che oltre la Sua non rimanga altra fede nel mondo. Questo è il loro credo fondamentale. E la loro convinzione è tale che, se si manifestasse qualcuno con tutti i segni promessi e promulgasse cose contrarie alla lettera della legge del Vangelo, lo rinnegherebbero sicuramente, si rifiuterebbero di sottomettersi alla sua legge, lo dichiarerebbero infedele e lo schernirebbero. Ciò è provato da quanto avvenne quando si palesò il sole della Rivelazione di Muhammad. Se avessero umilmente cercato nelle Manifestazioni di Dio di tutte le Dispensazioni il vero significato di queste parole rivelate nei libri sacri - l’incomprensione delle quali ha impedito agli uomini di riconoscere il Sadratu’l-Muntahá, il Fine ultimo - sarebbero stati certamente guidati verso la luce del Sole della Verità e avrebbero scoperto i misteri della sapienza e della saggezza divine.
Questo servo vuole adesso condividere con te una gocciola dell’oceano insondabile delle verità racchiuse in queste sante parole, sì che, forse, cuori perspicaci capiscano tutte le allusioni e i significati impliciti delle parole delle Manifestazioni di Santità, in modo che l’irresistibile maestà del Verbo di Dio non impedisca loro di attingere all’oceano dei Suoi nomi e attributi, o di riconoscere la lampada di Dio, seggio della rivelazione della Sua glorificata Essenza.
Quanto alle parole “subito dopo l’oppressione di quei giorni”, si riferiscono al tempo in cui gli uomini saranno oppressi e addolorati, al tempo in cui le ultime tracce del Sole della Verità e il frutto dell’Albero della sapienza e della saggezza saranno svaniti fra gli uomini, quando le redini dell’umanità saranno cadute in mani stolte e ignoranti, quando le porte dell’unione e della comprensione divine - essenziale e supremo scopo della creazione - si saranno chiuse, quando la vera sapienza avrà ceduto il passo alla vana fantasia e la corruzione avrà usurpato il posto della rettitudine. Tali condizioni si osservano nei nostri giorni in cui le redini di tutte le comunità sono cadute nelle mani di stolti capi che le guidano secondo i loro capricci e desideri. Sulle loro lingue la menzione di Dio è divenuta un nome vuoto e fra loro la Sua santa Parola è lettera morta. Tale è la tirannia dei loro desideri che la fiaccola della coscienza e della ragione s’è spenta nei loro cuori, e ciò benché le dita del potere divino abbiano dischiuso le porte della conoscenza di Dio, e la luce della sapienza divina e della grazia celeste abbia illuminato e ispirato l’essenza di tutte le cose create, in tal guisa che in ogni cosa s’è aperta una porta di sapienza ed entro ogni atomo si sono palesate tracce di sole. Eppure, malgrado tutte queste molteplici rivelazioni di sapienza divina che hanno pervaso il mondo, essi ancora vanamente immaginano che la porta della sapienza sia chiusa e che le piogge della misericordia siano cessate. Attaccandosi a una vana fantasia, si sono allontanati dall’‘Urvatu’l-Vuthqá della sapienza divina. I loro cuori non sembrano inclini alla sapienza e alla porta che conduce ad essa, né pensano alle sue manifestazioni, poiché nella loro vana fantasia hanno trovato la porta verso le ricchezze terrene, mentre nella manifestazione del Rivelatore della sapienza non trovano altro che l’invito al sacrificio. Perciò naturalmente si attaccano alla prima e rifuggono dalla seconda. Quantunque riconoscano in cuor loro che la legge di Dio è una sola, pure in ogni luogo impartiscono un nuovo ordine e in ogni istante proclamano un nuovo decreto. Non si trovano nemmeno due persone d’accordo sulla stessa legge, perché non cercano Dio ma il loro piacere e non percorrono altro sentiero che quello dell’errore. Nel primato hanno riconosciuto l’obiettivo finale dei loro sforzi e considerano orgoglio e superbia la suprema conquista del desiderio dei loro cuori. Hanno anteposto sordide trame alla legge divina, hanno rinunciato ad affidarsi al volere di Dio, si sono affaccendati in calcoli egoistici, hanno percorso le vie degli ipocriti. Con tutto il loro potere e la loro forza s’ingegnano di mettersi al sicuro nelle loro meschine occupazioni, timorosi che il più lieve discredito insidi la loro autorità o menomi lo sfarzo della loro magnificenza. Ogni occhio rinfrescato e illuminato dal lavacro della conoscenza di Dio scoprirebbe certamente che molte bestie voraci si sono radunate per dilaniare i miseri brandelli delle anime degli uomini.
Quale “oppressione” più grande di quella che si è descritta? Quale “oppressione” più atroce di quella di un’anima che cerca la verità e, desiderando pervenire alla conoscenza di Dio, non sappia dove trovarla e presso chi cercarla? Poiché le opinioni sono molto contraddittorie e le vie per arrivare a Dio si sono moltiplicate. Quest’“oppressione” è la caratteristica essenziale di tutte le Rivelazioni. Se ciò non fosse, il Sole della Verità non si manifesterebbe. Poiché il sorgere dell’aurora della guida divina deve necessariamente seguire alle tenebre della notte dell’errore. Per questa ragione in tutte le cronache e le tradizioni si fa riferimento a queste cose, cioè che l’iniquità ricoprirà la superficie della terra e le tenebre avvolgeranno l’umanità. Dato che queste tradizioni sono ben note, questo Servo, proponendoSi d’esser breve, Si asterrà dal citarne il testo.
Se questa “oppressione” (che letteralmente significa “pressione”) dovesse interpretarsi nel senso che la terra si contrarrà, o se vana fantasia umana concepisse l’idea che simili calamità si riverseranno sull’umanità, è ben chiaro e manifesto che tali avvenimenti non potranno mai accadere. Sicuramente protesteranno che questa condizione preliminare della rivelazione divina non si è manifestata. Questa è stata ed è ancora la loro posizione. E invece per “oppressione” s’intende l’incapacità di acquisire la conoscenza spirituale e di comprendere il Verbo di Dio. Con ciò s’intende che, tramontato l’Astro della Verità e scomparsi gli specchi che Ne riflettono la luce, l’umanità sarà afflitta da “oppressione” e difficoltà, non sapendo dove rivolgersi per trovare una guida. In tal modo t’insegnamo l’interpretazione delle tradizioni e ti riveliamo i misteri della saggezza divina, perché tu possa così comprenderne il significato ed esser fra coloro che hanno bevuto alla coppa della sapienza e della comprensione divine.
E ora riguardo alle Sue parole “Il sole si oscurerà, la luna non darà più luce e le stelle cadranno dal cielo”, coi termini “sole” e “luna” menzionati nelle Scritture dei Profeti di Dio non s’ intendono solo il sole e la luna dell’universo visibile, anzi, molteplici significati sono stati attribuiti a questi termini. In ogni occasione vi è stato annesso un significato speciale. Così per “sole” qualche volta s’intendono quei Soli di Verità che, sorti dall’oriente dell’antica gloria, riempiono il mondo di una munifica effusione di grazia superna. Questi Soli di Verità sono le Manifestazioni universali di Dio nei mondi dei Suoi attributi e dei Suoi nomi. Come per decreto di Dio, l’Unico Vero, l’Adorato, il sole visibile presiede allo sviluppo di tutte le cose terrestri, quali alberi, frutti e loro colori, minerali della terra e tutto ciò che si può osservare nel mondo della creazione, così i Luminari divini, con la loro amorevole assistenza e influenza educatrice, fanno sì che esistano e si manifestino gli alberi dell’unità divina, i frutti della Sua unicità, le foglie del distacco, i fiori della sapienza e della certezza e i mirti della saggezza e dei santi detti. Così accade che al sorgere di questi Luminari di Dio il mondo si rinnova, le acque della vita eterna fluiscono, ondate di gentilezza amorosa si sollevano, si addensano nubi di grazia e la brezza della munificenza spira su tutto il creato. Grazie al calore generato da questi Luminari di Dio e agli inestinguibili fuochi da essi accesi, la luce dell’amore di Dio arde veemente nel cuore dell’umanità. Per l’abbondante grazia di questi Simboli di Distacco lo Spirito della vita eterna è alitato nel corpo dei morti. Sicuramente il sole visibile non è che un segno dello splendore di quell’Astro di Verità, quel Sole Che non avrà mai eguale, simile o rivale. Per Lui tutte le cose vivono, si muovono ed esistono. Per grazia Sua si manifestano e tutte a Lui ritornano. Da Lui sono scaturite tutte le cose e tutte si sono rifugiate sotto la custodia dei tesori della Sua rivelazione. Da Lui procedono tutte le cose create e ai depositari della Sua legge hanno fatto ritorno.
Che questi Luminari divini sembrino talvolta limitati a specifiche designazioni e attributi, come avete già veduto e vedete ora, dipende soltanto dall’imperfetta e limitata comprensione di certe menti. Altrimenti essi sono sempre stati, e per tutta l’eternità continueranno a essere, esaltati al di sopra di ogni nome di lode e santificati al di là di ogni attributo descrittivo. La quintessenza d’ogni nome non può sperare accesso alla loro corte di santità e il più alto e puro di tutti gli attributi non potrà mai avvicinarsi al loro regno di gloria. Immensamente elevati sono i Profeti di Dio, eccelsi al di sopra della comprensione degli uomini, i quali non potranno mai conoscerli eccetto che dal loro Essere. Lungi dalla Sua gloria che i Suoi Eletti possano essere magnificati da altri che da loro stessi. Sono glorificati al disopra della lode degli uomini, esaltati al di là della comprensione umana!
Negli scritti delle “Anime Immacolate”, il termine “soli” è stato spesso applicato ai Profeti di Dio, luminosi Emblemi di Distacco. Fra questi scritti si trovano le seguenti parole riportate nella “Preghiera di Nudbih”: “Dove sono andati quei Soli risplendenti? Dove sono scomparse quelle Lune luminose, quelle Stelle scintillanti?”. È pertanto evidente che i termini “sole”, “luna”, “stelle” significano, innanzi tutto, i Profeti di Dio, i santi e i loro compagni, quei Luminari Che con la luce della Loro sapienza hanno rischiarato i mondi del visibile e dell’invisibile.
In un altro senso, con quei termini si vuole alludere ai teologi della Dispensazione precedente che vivono al tempo della nuova Rivelazione e che tengono in pugno le redini della religione. Se sono illuminati dalla luce della Rivelazione più recente, questi teologi sono accetti a Dio e brillano di luce eterna. Altrimenti sono da considerarsi ottenebrati, anche se all’apparenza superficiale appaiano condottieri d’uomini, poiché credenza e miscredenza, retta guida ed errore, felicità e tristezza, luce e tenebre dipendono tutte dall’approvazione di Colui Che è l’Astro della Verità. In verità, in ogni epoca, quei teologi che, nel Giorno del Giudizio, ricevono testimonianza di fede dalla Sorgente della vera sapienza divengono ricettacoli di sapere, favore divino e luce di vera comprensione. Altrimenti sono tacciati di stoltezza, negazione, empietà e oppressione.
È chiaro ed evidente a qualsiasi osservatore acuto che, come dinanzi al fulgido splendore del sole la luce della stella si dilegua, così, posto faccia a faccia con le glorie risplendenti del Sole della Verità, Astro dell’illuminazione divina, ogni luminare di sapienza terrena, saggezza e comprensione svanisce nel nulla.
Che il termine “sole” sia stato applicato ai capi della religione, dipende dalla loro alta posizione, fama e celebrità. Tali sono i teologi universalmente riconosciuti di tutte le epoche, che parlano con autorità, la cui fama è saldamente radicata. Se somigliano al Sole della Verità, sono sicuramente annoverati fra i più eccelsi luminari; altrimenti sono da considerare focolai di fiamme infernali. Così Egli dice: “In verità, il sole e la luna sono entrambi condannati al tormento del fuoco infernale”. Indubbiamente conoscete bene l’interpretazione dei termini “sole” e “luna” adoperati in questo versetto, non è perciò necessario farvi riferimento. E chiunque appartiene all’elemento di questo “sole” e di questa “luna”, cioè segue l’esempio di questi capi volgendosi verso la falsità e allontanandosi dalla verità, sicuramente proviene dalla tenebra infernale e ivi tornerà.
E ora, o ricercatore, è necessario aggrapparci all’‘Urvatu’l-Vuthqá, sì da poter, forse, lasciarci alle spalle l’oscura notte dell’errore e abbracciare la luce albeggiante della guida divina. Non dobbiamo rifuggire dal volto della negazione e cercare l’ombra protettrice della certezza? Non dobbiamo liberarci dall’orrore della tenebra satanica e correre incontro alla luce nascente della Beltà paradisiaca? Vi concediamo così il frutto dell’Albero della conoscenza divina, affinché possiate felicemente e gioiosamente dimorare nel Ridván della saggezza divina.
In un altro senso, con i termini “sole”, “luna” e “stelle”, si sono intese leggi e insegnamenti affermati e proclamati in ogni Dispensazione, come i comandamenti della preghiera e del digiuno. Quando la bellezza del Profeta Muhammad passò al di là del velo, queste sono state ritenute secondo il Corano le leggi più fondamentali e obbligatorie della Sua Dispensazione. Ne fanno testimonianza i testi di tradizioni e cronache così ampiamente conosciuti, che non occorre farne menzione qui. Anzi, il comandamento riguardante la preghiera è stato posto in evidenza e universalmente applicato in tutte le Dispensazioni. Lo attestano le tradizioni registrate, attribuite alle luci emanate dall’Astro della Verità, l’essenza del Profeta Muhammad.
Le tradizioni dimostrano che in tutte le Dispensazioni la legge della preghiera è stata elemento fondamentale della Rivelazione di tutti i Profeti di Dio: legge le cui forme e maniere sono state adattate alle mutevoli esigenze delle varie epoche. Dato che ogni nuova Rivelazione ha abolito usi, abitudini e insegnamenti chiaramente, specificamente e saldamente stabiliti dalla Dispensazione precedente, di conseguenza essi sono stati espressi simbolicamente coi termini “sole” e “luna”. “Per provarvi, e sperimentar chi fra voi meglio opera”.
Inoltre, nelle tradizioni, i termini “sole” e “luna” sono stati applicati alla preghiera e al digiuno, così com’è stato detto: “Il digiuno è illuminazione e la preghiera è luce”. Un giorno venne a trovarCi un ben noto teologo. Mentre conversavamo con lui, citò la summenzionata tradizione e disse: “Poiché il digiuno aumenta il calore del corpo, è stato paragonato alla luce del sole; e la preghiera della sera, che rinfresca l’uomo, è stata paragonata alla radiosità della luna”. Da ciò Ci rendemmo conto che quel pover uomo non aveva beneficiato d’una sola goccia dell’oceano della vera comprensione e si trovava lontano dal Roveto ardente della saggezza divina. Allora gli facemmo gentilmente notare: “L’interpretazione che vostra signoria ha dato a questa tradizione è quella corrente fra la gente. Non si potrebbe dargliene una diversa?”. Allora Ci chiese: “E quale?”. Gli rispondemmo: “Muhammad, Suggello dei Profeti, il più insigne degli Eletti di Dio, ha paragonato la Dispensazione del Corano al cielo per la sua elevatezza, l’influenza dominatrice, la maestà e perché comprende tutte le religioni. E come il sole e la luna sono gli astri più radiosi e importanti del cielo, così nel cielo della religione di Dio sono stati creati due globi risplendenti: il digiuno e la preghiera. “L’Islam è il cielo, il digiuno il suo sole, la preghiera la sua luna”.
Questo è lo scopo fondamentale delle parole simboliche delle Manifestazioni di Dio. Pertanto è stato dimostrato e giustificato, secondo il testo dei sacri versetti e delle tradizioni registrate, che i termini “sole” e “luna” sono applicati alle cose già menzionate. Così, è chiaro ed evidente che con le parole “il sole si oscurerà, la luna non darà più luce e le stelle cadranno dal cielo”, s’intende la perversità dei teologi e l’abrogazione di leggi saldamente stabilite per Rivelazione divina, e tutto ciò è stato presagito dalla Manifestazione di Dio in linguaggio simbolico. Nessuno tranne i giusti può gustare questa coppa; nessuno fuorché i pii può averne parte. “E berranno i pii da una coppa, il cui licore sarà miscelato di canfora”.
È indiscutibile che in ogni Rivelazione successiva il “sole” e la “luna” degli insegnamenti, delle leggi, dei comandamenti e delle proibizioni che sono stati istituiti nella Dispensazione precedente e hanno protetto la gente di quel tempo, si oscurano, cioè si esauriscono e cessano di esercitare la loro influenza. Considera ora che se i seguaci del Vangelo avessero riconosciuto il significato dei termini simbolici “sole” e “luna”, se al contrario dei caparbi e dei perversi avessero cercato lume presso Colui Che è il Rivelatore della sapienza divina, avrebbero certamente compreso la ragione di questi termini e non sarebbero stati afflitti e oppressi dalle tenebre dei desideri egoistici. Ma non essendo riusciti ad attingere la vera sapienza alla sua Sorgente, sono periti nella perigliosa valle della perversità e della miscredenza. Non si sono ancora risvegliati per vedere che tutti i segni preannunziati sono stati palesati, che il Sole promesso è sorto all’orizzonte della Rivelazione divina e che il “sole” e la “luna” degl’insegnamenti, delle leggi e del sapere della Dispensazione precedente si sono oscurati e sono tramontati.
E ora, con sguardo fermo e salde ali, entra nella via della certezza e della verità. “Dì: “È Dio!”, e poi lasciali gingillarsi nelle loro discussioni”. Così sarai annoverato fra quei compagni dei quali dice: “In verità coloro che dicono: “Il nostro Signore è Dio!” e su retta via camminano, su loro scenderanno gli angeli”. Allora vedrai tutti questi misteri coi tuoi stessi occhi.
Fratello mio! Prendi la via dello spirito, affinché, rapido come un batter d’occhio, tu possa traversare in un baleno i deserti della lontananza e della privazione e giungere al Ridván dell’eterno ricongiungimento e in un sol respiro unirti agli Spiriti celesti. Poiché con piedi umani non potrai mai sperare di percorrere queste distanze smisurate o di raggiungere la mèta. La pace sia su colui che è guidato dalla luce della verità a tutta la verità e che, nel nome di Dio, persevera sulla via della Sua Causa, nei lidi della vera comprensione.
Questo è il significato del sacro versetto “Ma no! Lo giuro pel Signore degli orienti e degli occidenti”, poiché ciascuno dei “Soli” che abbiamo menzionato ha il proprio particolare luogo di nascita e di tramonto. E i commentatori del Corano, non avendo afferrato il significato simbolico di questi “Soli”, si sono trovati in difficoltà nell’interpretare il versetto sopra citato. Alcuni hanno affermato che è stato usato il plurale “orienti” e “occidenti” perché il sole sorge ogni giorno da un punto diverso. Altri hanno scritto che con questo versetto s’intendono le quattro stagioni dell’anno, dato che il punto dove il sole sorge e tramonta cambia col mutare delle stagioni. Tanta è la profondità della loro comprensione! E tuttavia persistono nell’accusare di errore e follia quelle Gemme di sapienza, quegli irreprensibili e purissimi Simboli di saggezza.
In egual modo, sfòrzati di comprendere da queste limpide, potenti, decisive e inequivocabili affermazioni, il significato di “spaccarsi del cielo” - uno dei segni che devono annunziare il sopraggiungere dell’ultima Ora, il Giorno della Resurrezione. Come ha detto: “Quando il cielo si spaccherà”. Per “cielo” s’intende il cielo della Rivelazione divina, innalzato da ogni Manifestazione e squarciato alla venuta di quella successiva. Con “si spaccherà” s’intende che la Dispensazione precedente è sostituita e abrogata. Giuro in nome di Dio che - per chi rifletta - lo spaccarsi di questo cielo è un atto più potente dello spaccarsi del firmamento! Ponderate un momento: quale atto è più straordinario di quello che, per il potere di Dio, una Rivelazione divina - che per anni è rimasta solidamente insediata, alla cui ombra tutti coloro che l’hanno abbracciata sono stati allevati e nutriti, dalla luce della cui legge intere generazioni sono state disciplinate, l’eccellenza della cui parola gli uomini hanno sentito narrare dai loro padri, in modo tale che occhio umano non ha contemplato altro che l’influenza penetrante della sua grazia e orecchio mortale non ha udito altro che la risonante maestà del suo comando - “sia spaccata” e abolita all’apparire d’una sola anima? Rifletti, non è questo un atto più straordinario di quello che queste abiette e stolte persone hanno immaginato significasse lo “spaccarsi del cielo”?
Considera inoltre le difficoltà e le amarezze della vita dei Rivelatori della Beltà divina. Rifletti come, soli e senza aiuto, abbiano affrontato il mondo e tutte le sue genti e promulgata la Legge di Dio! Per quanto gravi fossero le persecuzioni loro inflitte, queste Anime sante, preziose e compassionevoli, pur nella pienezza del loro potere, rimasero pazienti e, malgrado il loro ascendente, soffrirono con sopportazione.
Nello stesso modo, cerca di comprendere il significato di “la terra sarà cambiata”. Sappi che su qualsiasi cuore sia caduta la generosa pioggia della misericordia dal “cielo” della Rivelazione divina, in verità, la terra di quel cuore è stata trasformata in terra di sapienza e saggezza divine. Quali mirti di unità ha prodotto il suolo di quei cuori! Che fioritura di vera sapienza e saggezza hanno dato i loro petti illuminati! Se la terra dei cuori fosse rimasta immutata, come avrebbero potuto anime cui non fu insegnata una sola lettera, che non hanno conosciuto maestro né frequentato scuola, pronunciare parole e mostrare una sapienza, tali che nessuno riesce a comprendere? V’è da credere che siano stati modellati con la creta della sapienza infinita e impastati con l’acqua della saggezza divina. Perciò è stato detto: “La sapienza è una luce che Dio getta nel cuore di chi vuole”. Questa specie di sapienza è sempre stata degna di lode; non quella limitata, uscita da menti velate e ottenebrate. E quella essi mutuano furtivamente l’uno dall’altro e vanamente se ne inorgogliscono.
Oh, se i cuori umani si purificassero da queste limitazioni umane e questi astrusi pensieri loro imposti! Potrebbero, forse, essere rischiarati dalla luce del Sole della vera conoscenza e comprendere i misteri della saggezza divina. Considera ora, se lo sterile e arido suolo di questi cuori resterà immutato, come potranno mai divenire Ricettacoli della rivelazione dei misteri di Dio e Rivelatori dell’Essenza divina? Egli ha detto: “Il giorno in cui la terra sarà cambiata in un’altra terra”.
Il soffio della misericordia del Re della creazione ha trasformato la terra persino fisicamente, se ponderaste nel vostro cuore sui misteri della Rivelazione divina.
E ora intendi il significato di questo versetto: “e la terra tutta starà nel Suo pugno il dì della Resurrezione, e i cieli staran ripiegati nella Sua destra. Sia glorificato ed esaltato oltre i compagni che Gli associano!”. E ora sii equo nel tuo giudizio. Se questo versetto avesse il significato che gli uomini suppongono, ci potremmo chiedere: quale vantaggio ne deriverebbe all’uomo? Per di più è chiaro ed evidente che nessuna mano visibile a occhio umano potrebbe compiere tali gesta, che potrebbero essere attribuite soltanto all’eccelsa Essenza dell’unico vero Dio. Anzi, ammettere una simile cosa è mera bestemmia e assoluto travisamento della verità. E se si supponesse che con questo versetto s’intendono le Manifestazioni di Dio Che, il Giorno del Giudizio, sarebbero chiamate a compiere tali gesta, anche questo apparirebbe lontano dal vero e non sarebbe certamente di alcun giovamento. Al contrario, col termine “terra” s’intende la terra della comprensione e della sapienza e, per “cieli”, i cieli della Rivelazione divina. Rifletti come da una parte, con la Sua potente stretta, Egli abbia trasformato la terra della sapienza e della comprensione, non ancora dispiegata, in una semplice manciata e, dall’altra, abbia sparso una nuova sublime terra nei cuori umani, facendo così germogliare dal petto illuminato dell’uomo i fiori più freschi e più belli e gli alberi più imponenti e più alti.
In egual modo, rifletti come gli alti cieli delle Dispensazioni del passato siano stati ripiegati nella mano destra della potenza, come i cieli della rivelazione divina, innalzati per ordine di Dio, siano stati ornati del sole, della luna e delle stelle dei Suoi meravigliosi comandamenti. Questi sono i misteri del Verbo di Dio, svelati e manifestati perché tu possa scorgere la luce mattutina della guida divina e, con la forza della fiducia e della rinuncia, spegnere la lampada della fatua fantasia e delle vane immaginazioni, dell’incertezza e del dubbio e accendere nell’intimo recesso del cuore la luce appena nata della sapienza e della certezza divine.
Sappi, invero, che lo scopo fondamentale di tutti questi termini simbolici e oscure allusioni che provengono dai Rivelatori della santa Causa di Dio è stato quello di provare e saggiare i popoli del mondo, affinché in tal modo la terra dei cuori puri e illuminati si possa distinguere da quella del suolo perituro e arido. Da tempo immemorabile Dio ha operato così fra le Sue creature, ne fanno fede i testi dei libri sacri.
Ed egualmente rifletti sul versetto rivelato riguardo alla “Qiblih”. Dopo essere fuggito a Yathrib dall’aurora di Ba??á Muhammad, Sole della Missione Profetica, continuò a volgere il volto, mentre pregava, verso Gerusalemme, la città santa, sino al giorno in cui gli Ebrei incominciarono a pronunziare contro di Lui parole sconvenienti, parole che, riportate, non s’addirebbero a queste pagine e tedierebbero il lettore. Muhammad Se ne risentì molto. Mentre rapìto in meditazione e in estasi, fissava il cielo, udì la Voce gentile di Gabriele dire: “Vediamo dall’alto che Tu volgi la faccia verso il cielo; ma Ti doneremo ora una Qiblih che Ti piacerà”. Qualche giorno dopo, mentre il Profeta recitava con i compagni la preghiera di mezzogiorno e già aveva compiuto due delle “Rik’at” prescritte, nuovamente si udì la voce di Gabriele: “Volgi dunque il volto verso il Tempio sacro”. Improvvisamente, nel bel mezzo della preghiera, Muhammad distolse il viso da Gerusalemme e Si voltò verso la Caaba. Allora un profondo sgomento s’impossessò subitamente dei Suoi compagni. La loro fede fu gravemente scossa. Così forte fu il timore che molti, interrotta la preghiera, rinnegarono la fede. In verità Dio aveva voluto questo scompiglio soltanto per cimentare e provare i Suoi servi. Altrimenti Egli, il Re ideale, avrebbe potuto facilmente lasciare immutata la Qiblih e mantenere Gerusalemme quale Punto di Adorazione nella Sua Dispensazione, senza togliere alla città santa il segno di distinzione accordatole.
Nessuno dei numerosi Profeti inviati dopo la manifestazione di Mosè quali Messaggeri del Verbo di Dio, come Davide, Gesù e altri fra le più eccelse Manifestazioni apparse nel periodo che va dalla Rivelazione di Mosè a quella di Muhammad, modificò mai la legge della Qibli? Tutti questi Messaggeri del Signore della creazione hanno ordinato ai loro popoli di volgersi nella stessa direzione. Agli occhi di Dio, il Re ideale, i luoghi della terra sono tutti uguali, eccetto quello che, nei giorni delle Sue Manifestazioni, destina a uno scopo particolare. Com’Egli ha rivelato: “A Dio appartiene l’Oriente e l’Occidente, e ovunque vi volgiate ivi è il volto di Dio”. Se tutto questo è vero, perché cambiare la Qiblih generando inquietudine fra la gente, spargendo il dubbio fra i compagni del Profeta e suscitando fra loro tanta confusione? Ebbene, queste cose che gettano la costernazione in tutti i cuori avvengono soltanto perché ogni anima possa essere saggiata con la pietra di paragone di Dio, perché il vero possa essere riconosciuto e distinto dal falso. Così ha rivelato dopo la scissione della Sua gente: “Fissammo quella che Tu vorresti fosse la Qiblih solo per distinguere chi seguiva l’Apostolo da chi se ne allontanava”. “Asini pavidi che da leone possente fuggono”.
Se soltanto per un momento rifletteste in cuor vostro su queste frasi, trovereste, certamente, le porte della comprensione aperte dinanzi a voi e vedreste tutta la sapienza e i suoi misteri svelati ai vostri occhi. Queste cose avvengono soltanto perché le anime degli uomini crescano e si liberino dalla prigionia dell’io e dei desideri. Altrimenti per tutta l’eternità quel Re ideale è stato indipendente, nella Sua Essenza, dalla comprensione di tutti gli esseri e continuerà per sempre a essere eccelso, nella Sua Essenza, al di sopra dell’adorazione di ogni anima. Un solo alito della Sua opulenza basta ad abbigliare tutta l’umanità in vesti di ricchezza e una goccia dell’oceano della Sua munifica grazia è sufficiente a conferire a tutti gli esseri la gloria della vita eterna. Ma poiché l’Intento divino ha decretato che il vero sia distinto dal falso e il sole dall’ombra, così, in tutte le stagioni, Egli, dal Suo regno di gloria, ha inviato all’umanità le piogge delle prove.
Se gli uomini meditassero sulla vita degli antichi Profeti arriverebbero facilmente a conoscere e comprendere il loro modo d’agire, sì che finirebbero d’essere ottenebrati da azioni e parole contrastanti con i loro desideri terreni, e distruggerebbero ogni interposto velo col fuoco che arde nel Roveto della sapienza divina, e dimorerebbero sicuri sul trono della pace e della certezza. Per esempio, considerate Mosè figlio di Imrán, eccelso Profeta e Autore di un Libro divinamente rivelato. Un giorno, nei Suoi verdi anni e prima che fosse proclamata la Sua missione, mentre attraversava il mercato, vide due uomini che si battevano. Uno di loro Gli chiese aiuto contro l’avversario. Mosè intervenne e l’uccise. Lo testimonia il testo del Libro sacro. Se ne citassimo i dettagli, allungherebbero il discorso e ne interromperebbero il filo. La notizia dell’incidente si sparse per la città e, come afferma il testo del Libro, Mosè ne fu terrorizzato. E quando l’avvertimento “Mosè! in verità, i capi stanno deliberando di ucciderTi” giunse al Suo orecchio, abbandonò la città e soggiornò a Midian al servizio di Shoeb. Al ritorno, entrò nella valle santa situata nel deserto del Sinai, dove contemplò la visione del Re della gloria dall’“Albero che non appartiene né all’Oriente né all’Occidente”. Là udì la trascinante Voce dello Spirito parlare dal Fuoco ardente e comandarGli di effondere sulle anime faraoniche la luce della guida divina, in modo che, liberandole dalle ombre della valle dell’io e del desiderio, le mettesse in grado di pervenire nei prati della delizia paradisiaca e, affrancandole dallo smarrimento della lontananza con il Salsabíl della rinunzia, le facesse entrare nella pacifica città della presenza divina. Quando Mosè Si presentò a Faraone e, come Dio Gli aveva comandato, gli porse il Messaggio divino, questi Lo insultò dicendo: “Non sei Tu colui che commise assassinio e divenne infedele?”. Così il Signore della maestà narra che Faraone abbia detto a Mosè: ““Quale azione hai mai commesso! E sei un ingrato”. Rispose Mosè: “Sì, commisi quell’errore quand’ero dei traviati e fuggii da voi, di voi timoroso, ma ora M’ha dato il Signore la sapienza e M’ha fatto uno de’ Suoi Apostoli””.
E ora pondera in cuor tuo lo sconvolgimento che Dio provoca. Rifletti sulle strane e molteplici prove con le quali Egli saggia i Suoi servi. Considera come abbia improvvisamente scelto fra i Suoi servi, affidandoGli l’eccelsa missione di guida divina, Uno Che era riconosciuto colpevole di omicidio, Che aveva confessato la Propria crudeltà e Che, sotto gli occhi del mondo, per ben trent’anni era stato allevato nella casa di Faraone e nutrito alla sua mensa. Non avrebbe potuto Dio, Re onnipotente, trattenere la mano di Mosè dall’assassinio, cosi che non Gli fosse attribuito un omicidio, provocando sbigottimento e avversione tra la gente?
Allo stesso modo, rifletti sullo stato e sulle condizioni di Maria. Il suo smarrimento era così profondo, così angoscioso il suo caso, che quella leggiadra creatura si rammaricò amaramente d’esser nata. Lo afferma il testo del sacro versetto in cui è detto che Maria, dopo aver dato alla luce Gesù, deplorò il proprio triste stato dicendo: “Oh fossi morta prima, oh fossi ora una cosa dimenticata e obliata!”. Giuro per Iddio che questi lamenti consumano il cuore, fanno tremare l’anima. Una simile costernazione dello spirito, un tale abbattimento non potevano essere stati causati che dal biasimo dei nemici e dai cavilli degl’infedeli e dei perversi. Pensate: quale risposta avrebbe potuto dare Maria alla gente che la circondava? Come avrebbe potuto sostenere che quel Bambino di padre sconosciuto era stato concepito per opera dello Spirito Santo? Perciò Maria, quella casta e immortale Creatura, prese il Bambino e ritornò a casa. Appena lo sguardo della gente cadde su di lei, costoro alzarono la voce per dire: ““O sorella di Aronne! Non era tuo padre un uomo malvagio né fu peccatrice tua madre!””.
E ora meditate su questo grandissimo affanno, su questa dura prova. Malgrado tutto, Dio conferì a quell’Essenza dello Spirito, noto fra la gente come uno senza padre, la gloria della Missione Profetica e Lo fece Suo testimone per tutti coloro che sono in cielo e in terra.
Guarda come sono diverse le vie delle Manifestazioni di Dio, stabilite dal Re della creazione, dalle vie e dai desideri degli uomini! Quando arriverai a capire l’essenza di questi misteri divini, comprenderai il disegno di Dio, il divino Incantatore, il Prediletto. Considererai allora le parole e gli atti di quel Sovrano onnipotente come un’unica realtà e qualsiasi cosa osserverai nei Suoi atti, la ritroverai nei Suoi detti; e qualsiasi cosa leggerai ne’ Suoi detti, la riconoscerai ne’ Suoi atti. Così è che esteriormente quegli atti e quelle parole sono fuoco di vendetta pei malvagi, ma interiormente sono acque di misericordia pei giusti. Se l’occhio del cuore si schiudesse, percepirebbe di sicuro che le parole rivelate dal cielo della volontà di Dio concordano e coincidono perfettamente con i fatti emanati dal Regno della potenza divina.
E ora bada, fratello! Se quelle cose fossero rivelate in questa Dispensazione e avvenimenti simili accadessero in quest’epoca, cosa farebbe la gente? Per Colui Che è vero Educatore dell’umanità e Rivelatore del Verbo di Dio, giuro che immediatamente e sicuramente la gente Lo giudicherebbe infedele e Lo condannerebbe a morte. Come sono lontani dall’ascoltare la voce che dichiara: Guarda! Dall’alito dello Spirito Santo è apparso un Gesù, e un Mosè è stato chiamato a còmpito divinamente designato. S’innalzino pure miriadi di voci, nessun orecchio Ci ascolterebbe se dicessimo che a un Fanciullo senza padre è stata conferita la Missione Profetica, o che dalla fiamma del Roveto ardente un assassino ha recato il messaggio: “In verità, in verità Io sono Dio!”.
Se gli occhi della giustizia si aprissero, riconoscerebbero prontamente, alla luce di ciò che è stato esposto, che Colui Che è Causa e Scopo finale di tutte queste cose è stato manifestato in questo giorno. Benché in questa Dispensazione non siano accaduti avvenimenti simili a quelli, pure la gente s’attacca ancora alle stesse vane fantasie, gradite ai reprobi. Quali pesanti accuse Gli son state mosse! Quali dure persecuzioni Gli sono state inflitte! Accuse e persecuzioni quali uomo ha giammai veduto o udito.
Grande Iddio! Giunto a questo punto il torrente della Parola divina, guardammo, ed ecco, la dolce fragranza di Dio alitava dall’aurora della Rivelazione e la brezza mattutina spirava dalla Saba dell’Eterno. Le Sue buone novelle conferivano al cuore nuova gioia, e all’anima contentezza infinita. Essa rinnovava ogni cosa e recava innumerevoli e preziosissimi doni dall’inconoscibile Amico. Veste di lode umana non potrà mai sperare di addirsi alla Sua nobile statura o manto di espressione confarsi alla Sua forma risplendente. Senza parole spiega gl’intimi misteri, senza discorsi palesa i segreti dei detti divini. Agli usignoli gorgheggianti sul ramo della lontananza e della separazione insegna lamenti e gemiti, impartisce l’arte delle vie dell’amore, mostra il segreto della dedizione del cuore. Ai fiori del Ridván del celeste ricongiungimento rivela le carezze dell’amante appassionato e svela il fascino della bella. Agli anemoni del giardino d’amore conferisce i misteri della verità e affida al seno degli amanti i simboli delle sottigliezze più segrete. In quest’ora, così copioso è il fiotto della Sua grazia, che anche lo Spirito Santo ne è invidioso. Alla goccia ha donato onde di mare e all’atomo splendore di sole. Così impetuoso è il traboccare della Sua munificenza che il più immondo scarafaggio ha cercato il profumo del muschio e il pipistrello la luce del sole. Ha ridestato i morti con l’alito della vita e li ha fatti erompere dai sepolcri dei corpi mortali. Ha posto l’ignorante su seggio di sapere e ha innalzato l’oppressore a trono di giustizia.
L’universo è pregno di queste infinite grazie e attende l’ora in cui gli effetti de’ Suoi invisibili doni si paleseranno in questo mondo, allorché coloro che languono e muoiono di sete arriveranno al vivente Kawthar del Beneamato e l’errante, perduto nei deserti della lontananza e del nulla, entrerà nel tabernacolo della vita e si congiungerà con l’oggetto del desiderio del suo cuore. Nel suolo di quale cuore germineranno questi sacri semi? Dal giardino di quale anima sbocceranno i fiori delle realtà invisibili? In verità vi dico, così violenta è la fiamma del Roveto dell’amore che arde nel Sinai del cuore, che le acque fluenti della sacra parola non potranno mai spegnerne il fuoco. Gli oceani non potranno mai placare la sete ardente di questo Leviathan e questa Fenice dell’inestinguibile fuoco non potrà dimorare altrove che nello splendore del sembiante del Beneamato. Pertanto, o fratello, alimenta con l’olio della saggezza la lampada dello spirito nel più recondito recesso del cuore e proteggila col globo della comprensione, acciocché alito d’infedele non ne smorzi la fiamma, non ne affievolisca il chiarore. Così abbiamo rischiarato i cieli della parola con gli splendori del Sole della saggezza e della comprensione divine, perché il tuo cuore trovi pace e tu sia tra coloro che, sulle ali della certezza, sono assurti al cielo dell’amore del Signore, il Misericordiosissimo.
E ora, riguardo alle Sue parole: “Allora comparirà nel cielo il segno del Figlio dell’uomo”. Con queste parole s’intende dire che quando il sole degli insegnamenti celesti si sarà eclissato, le stelle delle leggi divinamente istituite saranno cadute, la luna della vera sapienza - educatrice dell’umanità - si sarà oscurata; quando i vessilli della retta guida e della felicità saranno stati ammainati e l’alba della verità e delle rettitudine si sarà immersa nella notte, allora in cielo apparirà il segno del Figlio dell’uomo. Con “cielo” s’intende parlare del cielo visibile, poiché quando sarà vicina l’ora in cui l’Astro del cielo della giustizia si manifesterà e l’Arca della guida divina navigherà sul mare della gloria, nel cielo apparirà una stella ad annunziare alle genti l’avvento di quella grandissima luce. Anche nel cielo invisibile si manifesterà una stella, che per i popoli della terra sarà foriera dello spuntare di quell’Alba vera e sublime. Questo duplice segno, nel cielo visibile e in quello invisibile, ha annunciato la Rivelazione di tutti i Profeti di Dio, come comunemente si crede.
Fra i Profeti vi fu Abramo, l’Amico di Dio. Prima che Egli Si manifestasse, Nimrod fece un sogno, in seguito al quale chiamò gli indovini che lo informarono che nel cielo sarebbe sorta una stella. Contemporaneamente comparve un araldo che annunziò in tutto il paese la venuta di Abramo.
Dopo di Lui venne Mosè, Colui Che conversò con Dio. Gli indovini dell’epoca così avvertirono Faraone: “È sorta una stella nel cielo, ed ecco, essa preannunzia il concepimento di un Bambino nelle Cui mani è il destino tuo e del tuo popolo”. Apparve inoltre un saggio che, nelle tenebre della notte, recò al popolo d’Israele buone novelle di gioia, impartendo consolazione alle anime e sicurezza ai cuori. Ne fanno fede i sacri testi. Se se ne riportassero i particolari quest’epistola diverrebbe un libro. Per di più, non è Nostro desiderio narrare le storie dei tempi passati. Dio Ci è testimone che anche quello che diciamo ora si deve solamente al Nostro tenero affetto per te, sì che forse i poveri della terra giungano alle sponde del mare della ricchezza, gl’ignoranti siano guidati all’oceano della sapienza divina e coloro che sono bramosi di comprendere gustino il Salsabíl della saggezza divina. Altrimenti, questo servo ritiene che tenere in considerazione quei testi sia un grave errore e una deplorevole infrazione.
In egual modo, all’avvicinarsi della Rivelazione di Gesù, alcuni Magi, sapendo che in cielo era apparsa la stella di Gesù, la cercarono e la seguirono finché arrivarono alla città che era sede del Regno di Erode. In quel tempo il dominio della sua sovranità si estendeva a tutto il paese.
I Magi dissero: “Dov’è Colui Che è nato Re degli Ebrei? Poiché abbiamo visto la Sua stella in oriente e siamo venuti ad adorarLo!”. Dopo aver cercato scoprirono che a Betlemme, in terra di Giudea, era nato il Bambino. Questo fu il segno manifestato nel cielo visibile. Quanto al segno nel cielo invisiblie - il cielo della sapienza e della scienza divina - fu Ya?yá, figlio di Zaccaria, il quale annunziò al popolo la buona novella della Manifestazione di Gesù. Com’Egli appunto ha rivelato: “Dio ti annunzia Ya?yá che confermerà il Verbo di Dio, sarà illustre e casto”. Col termine “Verbo” s’intende Gesù, la Cui venuta fu predetta da Ya?yá. Inoltre nelle celesti Scritture è scritto: “Giovanni il Battista predicava nel deserto della Giudea dicendo: Pentitevi, perché il Regno dei cieli è vicino”. Con Giovanni s’intende Ya?yá.
Egualmente, prima che fosse svelata la Bellezza di Muhammad, si manifestarono i segni del cielo visibile. Quanto ai segni del cielo invisibile, apparvero quattro uomini che l’uno dopo l’altro annunziarono al popolo la gioiosa novella che sarebbe sorto quel Luminare divino. Rúz-bih, poi chiamato Salmán, ebbe l’onore di essere al loro servizio. All’avvicinarsi della fine, ciascuno di loro inviò Rúz-bih all’altro, finché il quarto, sentendosi vicino a morire, si rivolse a Rúz-bih dicendo: “O Rúz-bih! quando avrai sepolto il mio corpo, va nel ?ijáz, poiché là apparirà l’Astro di Muhammad. Felice te, che contemplerai il Suo volto!”.
E ora ecco ciò che concerne questa Causa meravigliosa e sublime. Sappi in verità che molti astronomi hanno annunziato l’apparizione della sua stella nel cielo visibile. Egualmente, sono apparsi sulla terra A?mad e Ká?im, risplendenti luci gemelle. Iddio santifichi il loro luogo di riposo!
Da tutto quel che abbiamo esposto è dunque chiaro e manifesto che, prima della rivelazione degli Specchi che riflettono l’Essenza divina, i presagi del loro avvento si devono rivelare tanto nel cielo visibile quanto in quello invisibile, dov’è la sede del sole della sapienza, della luna della saggezza e delle stelle della comprensione e della favella. Il segno del cielo invisibile deve rivelarsi nella persona d’un uomo perfetto il quale, prima dell’apparire di ciascuna Manifestazione, educa e prepara le anime degli uomini all’avvento del Luminare divino, Luce dell’unità di Dio fra gli uomini.
E ora, quanto alle Sue parole: “Allora tutte le nazioni della terra faranno cordoglio e vedranno il Figlio dell’uomo venire sopra le nubi del cielo con grande potenza e gloria”. Esse significano che in quei giorni gli uomini lamenteranno la perdita del Sole della bellezza divina, della Luna della sapienza e delle stelle della saggezza divina. Allora vedranno il volto del Promesso, la Bellezza adorata, discendere dal cielo sopra le nubi. Con ciò si vuol dire che la Bellezza divina si manifesterà dal cielo della volontà di Dio e apparirà nella forma del tempio umano. Il termine “cielo” denota elevazione e sublimità, poiché esso è sede della rivelazione delle Manifestazioni di santità, Albe d’antica gloria. Questi Esseri antichi, pur usciti dal seno della propria madre, in realtà, sono discesi dal cielo della volontà di Dio. Quantunque dimorino su questa terra, pure loro vera abitazione sono gli asili della gloria nei regni superni. Pur muovendosi fra i mortali, si librano nel cielo della presenza divina. Senza piedi calcano il sentiero dello spirito e senz’ali s’innalzano alle altezze eccelse dell’unità divina. A ogni attimo fuggente coprono l’immensità dello spazio e in ogni istante traversano i regni del visibile e dell’invisibile. Sui loro troni è scritto: “Nulla mai Gli impedisce di attendere ad altra cosa”; sui loro seggi si legge: “In verità le Sue vie cambiano ogni giorno”. Sono inviati dal potere trascendente dell’Antico dei Giorni e suscitati dalla volontà eccelsa di Dio, il più potente Re. Questo è ciò che s’intende con le parole: “venire sopra le nubi del cielo”.
Nel linguaggio dei Luminari divini il termine “cielo” è stato applicato a molte cose diverse, come “cielo del Comando”, “cielo della Volontà”, “cielo dell’Intento divino”, “cielo della Sapienza divina”, “cielo della Certezza”, “cielo della Favella”, “cielo della Rivelazione”, “cielo dell’Occultazione” e così via. Ogni volta Egli ha dato al termine “cielo” un significato speciale, rivelato soltanto agli iniziati ai misteri divini e a coloro che hanno bevuto al calice della vita immortale. Per esempio dice: “e nel cielo v’è il vostro sostentamento e ciò che v’è promesso”, mentre è la terra che produce tale sostentamento. Così pure è stato detto: “I nomi discendono dal cielo”, mentre procedono dalla bocca degli uomini. Se purificassi lo specchio del cuore dalla polvere della malizia, comprenderesti il significato dei termini simbolici rivelati dall’universale Verbo di Dio manifestato in ogni Dispensazione e scopriresti i misteri della sapienza divina. Però, finché non avrai consumato, con la fiamma dell’assoluto distacco, quei veli di sapienza effimera, che sono comuni fra gli uomini, non potrai mirare il fulgido mattino della vera sapienza.
Sappi, invero, che la sapienza è di due specie: divina e satanica. L’una sgorga dalla fonte dell’ispirazione divina; l’altra non è che un riflesso di pensieri vani e oscuri. Sorgente della prima è Dio; forza motrice della seconda è il soffio del desiderio egoistico. L’una è guidata dal principio “Abbiate timor di Dio; Dio vi istruirà”; l’altra è una conferma della verità: “Il sapere è il velo più pernicioso fra l’uomo e il suo Creatore”. La prima reca frutti di pazienza, desiderio ardente, vera comprensione e amore; mentre l’altra non produce che arroganza, vanagloria e presunzione. Nei detti di quei Maestri della santa parola che hanno spiegato il significato della vera sapienza, non s’avverte traccia di queste oscure dottrine che hanno ottenebrato il mondo. L’albero di tali insegnamenti non può dare altro risultato che iniquità e ribellione e non produce altro frutto che odio e invidia. Il suo frutto è veleno mortale e la sua ombra fuoco divoratore. Quanto bene fu detto: “Aggràppati al manto del Desìo del tuo cuore e tralascia ogni vergogna; congedati dai saggi del mondo, per quanto grande sia il loro nome”.
Il cuore ha perciò bisogno di purificarsi dagli oziosi discorsi degli uomini e di liberarsi da ogni affetto terreno per scoprire il significato recondito dell’ispirazione divina e divenire scrigno dei misteri della sapienza divina. Perciò è stato detto: “Colui che calca il niveo Sentiero e segue le orme della Colonna Cremisi, non raggiungerà mai la propria dimora a meno che non abbia le mani monde delle cose terrene amate dagli uomini”. Questo è il primo requisito di chiunque calchi questo sentiero. Rifletti, adunque, sì che con occhi senza velo tu scorga la verità di queste parole.
Ma Ci siamo allontanati dallo scopo del Nostro argomento, benché qualsiasi cosa si dica non serva che a rafforzarlo. In nome di Dio! Grande che sia il Nostro desiderio di brevità, pure sentiamo di non poter trattenere la penna. Nonostante tutto quello che abbiamo ricordato, quante perle sono rimaste intatte nella conchiglia del Nostro cuore! Quante ?úrí d’intimo significato rimangono ancora celate negli asili della saggezza divina! Nessuno le ha ancora avvicinate - ?úrí “mai prima toccate da uomini o spiriti”. Nonostante tutto quel che s’è detto, sembra che neppure una lettera del Nostro argomento sia stata pronunciata, né palesato un solo segno che riguardi il Nostro tema. Quando si troverà un indagatore fedele che, indossato il saio del pellegrino, raggiunga la Caaba del desiderio del cuore e, senza orecchi e senza lingua, scopra i misteri dei detti divini?
Con queste luminose, conclusive e lucide affermazioni, il significato di “cielo” nel summenzionato versetto è stato così reso chiaro ed evidente. E ora, consideriamo le Sue parole, che il Figlio dell’uomo “verrà sopra le nubi del cielo”. Col termine “nubi” s’ intendono cose contrarie alle vie e ai desideri degli uomini. Così com’Egli ha appunto rivelato nel versetto già citato: “... ogni qual volta un Apostolo vi porta qualcosa che gli animi vostri non desiderano, vi gonfiate d’orgoglio, e alcuni li accusate di menzogna e ne uccidete altri”. Queste “nubi” significano, in un senso, l’annullamento delle leggi, l’abrogazione delle precedenti Dispensazioni, l’abolizione dei riti e degli usi correnti fra gli uomini, l’esaltazione di fedeli illetterati su dotti avversari della Fede. In un altro senso, significano l’apparizione della Beltà immortale in immagine d’uomo mortale con limitazioni umane quali mangiare e bere, povertà e ricchezza, gloria e umiliazione, sonno e veglia e altre simili che gettano il dubbio nelle menti degli uomini e li spingono ad allontanarsi. Tutti questi veli sono chiamati simbolicamente “nubi”.
Queste sono le “nubi” che spaccano i cieli della sapienza e della comprensione di tutti coloro che dimorano sulla terra. Così com’Egli ha pure rivelato: “Quel giorno il cielo sarà spaccato dalle nubi”. Come le nubi impediscono agli occhi degli uomini di vedere il sole, così queste cose impediscono alle loro anime di riconoscere la luce del Luminare divino. Ne fa fede quello che è uscito dalla bocca dei miscredenti, com’è rivelato nel Libro sacro: “E hanno detto: “che Apostolo è mai questo, che mangia cibo e cammina per le strade? Ammenoché non sia fatto scendere un angelo che sia con Lui ammonitore, non crederemo””. Anche altri Profeti sono stati esposti a povertà e afflizioni, fame, malattie e vicissitudini di questo mondo. E poiché queste sante Persone furono soggette a tali necessità e bisogni, di conseguenza la gente si smarrì nei deserti del sospetto e del dubbio, còlta da disorientamento e perplessità. Si domandavano: come può costui essere inviato da Dio, asserire la propria supremazia su tutti i popoli e le tribù della terra, pretendere d’essere lo scopo di tutto il creato - come appunto Egli disse: “Se non fosse stato per Te non avrei creato tutti coloro che sono in cielo e in terra” - eppure essere soggetto a tali meschinità? Conosci certamente le tribolazioni, la miseria, i mali e l’umiliazione che hanno colpito i Profeti di Dio e i Loro compagni. Devi aver sentito dire che le teste dei loro seguaci furono mandate in dono a diverse città e che fu loro crudelmente impedito di eseguire ciò che era stato comandato. Essi caddero in mano a nemici della Sua Causa e dovettero sopportare tutto ciò che costoro decretarono.
È evidente che i cambiamenti apportati in ogni Dispensazione costituiscono le nubi oscure che si frappongono tra l’occhio della comprensione umana e il divino Luminare che risplende dall’alba dell’ Essenza divina. Considerate come, per generazioni, gli uomini abbiano ciecamente imitato i loro padri e siano stati educati secondo le regole e i principî stabiliti dai dettami della loro Fede. Perciò se improvvisamente scoprissero che un Uomo vissuto fra loro, il Quale, rispetto a ogni limitazione umana, è stato loro eguale, Si è levato ad abolire tutti i principî tradizionali imposti dalla loro Fede - principî che li avevano disciplinati per secoli, ogni avversario e negatore dei quali s’erano abituati a considerare infedele, scellerato e malvagio - sarebbero certamente ottenebrati e ostacolati nel riconoscere la Sua verità. Queste cose sono come “nubi” che velano gli occhi di coloro il cui ìntimo essere non ha assaporato il Salsabíl del distacco, né bevuto dal Kawthar della conoscenza di Dio. Costoro, quando ne vengono informati, sono così accecati che senza la minima esitazione dichiarano la Manifestazione di Dio infedele e Lo condannano a morte. Devi aver sentito dire che simili cose sono accadute in tutte le epoche e le vedi anche in questi giorni.
Ci conviene perciò compiere il massimo sforzo perché con l’invisibile aiuto di Dio questi oscuri veli, queste nubi di prove mandate dal Cielo, non c’impediscano di mirare la beltà del Suo Sembiante luminoso e possiamo riconoscerLo solo dal Suo Essere. E se dovessimo chiedere una prova della Sua verità, dovremmo contentarci di una soltanto, onde raggiungere Colui Che è la Sorgente prima della grazia infinita, Colui alla Cui presenza tutta la dovizia del mondo svanisce nel nulla; smetteremmo così di cavillare ogni giorno su di Lui e di essere attaccati alle nostre vane immaginazioni.
Dio Misericordioso! Nonostante l’ammonimento proferito in giorni passati in linguaggio meravigliosamente simbolico e in sottili allusioni, nell’intento di risvegliare i popoli del mondo e di impedire che fossero privati della loro parte del travolgente oceano della grazia di Dio, pure, com’è già stato testimoniato, tutto ciò è accaduto! Se ne trova un riferimento anche nel Corano, come attesta questo versetto: “Stanno forse attendendo altra cosa che un sopravvenire di Dio in ombre di nubi?”. Alcuni teologi che si attengono strettamente alla lettera della Parola di Dio son giunti a considerare questo versetto come uno dei segni di un’attesa resurrezione, nata dalla loro vana immaginazione. E questo sebbene simili riferimenti si ritrovino nella maggior parte dei Libri celestiali e siano registrati in tutti i passi riguardanti i segni della Manifestazione a venire.
Così pure Egli disse: “il giorno nel quale il cielo produrrà un fumo visibile che avvolgerà gli uomini. Sarà questo castigo cocente”. Il Gloriosissimo ha decretato proprio queste cose, contrarie ai desideri dei malvagi, come pietra di paragone e norma con cui saggiare i Suoi servi, per riconoscere i giusti dai malvagi e distinguere i fedeli dagli infedeli. Il termine simbolico di “fumo” denota gravi dissensi, abrogazioni e demolizioni di norme riconosciute e completa distruzione dei loro gretti sostenitori. Quale fumo più denso e più opprimente di quello che ha ora avviluppato tutti i popoli del mondo, che è divenuto per loro un tormento dal quale, per quanto disperatamente lottino, non riescono a liberarsi? Tanto violento è questo fuoco d’egoismo che arde entro di loro che ad ogni istante sembrano afflitti da nuovi tormenti. Quanto più si dice loro che questa meravigliosa Causa di Dio, questa Rivelazione dell’Altissimo è stata manifestata a tutta l’umanità e che ogni giorno si afferma sempre più grande e più forte, tanto più il fuoco divampa nei loro cuori. Quanto più vedono la forza indomabile, la rinunzia sublime, la costanza incrollabile dei santi compagni di Dio che, col Suo aiuto, divengono ogni giorno più degni e più gloriosi, tanto più profonda si fa l’inquietudine che devasta le loro anime. Oggigiorno, sia lode a Dio, il potere del Suo Verbo ha conseguito un tale ascendente sugli uomini che nessuno osa proferir parola. Se incontrassero uno dei compagni di Dio che - potendolo - sacrificherebbe, spontaneamente e gioiosamente, diecimila vite per il Beneamato, tanta sarebbe la loro paura, che immediatamente professerebbero fede in Lui mentre, in segreto, diffamerebbero ed esecrerebbero il Suo nome! Com’Egli ha appunto rivelato: “Quando v’incontrano dicono: “Crediamo!”, ma poi quando son soli si mordon le dita per la rabbia che han contro di voi. Dì loro: “Morite nella vostra rabbia, ché certo Dio conosce il fondo dei cuori””.
Ben presto i tuoi occhi mireranno gli stendardi della potenza divina dispiegati su tutte le regioni e i segni della Sua forza trionfante e della Sua sovranità palesati in tutti i paesi. La maggior parte dei teologi, non essendo riusciti ad afferrare il significato di questi versetti e non avendo còlto il senso di Giorno della Resurrezione, li hanno stoltamente interpretati secondo la propria vana e fallace concezione. L’unico vero Dio Mi è testimone! Basterebbe loro una pur scarsa comprensione per capire, dal linguaggio simbolico di questi due versetti, tutto ciò che abbiamo voluto esporre e raggiungere così, per grazia del Misericordiosissimo, il fulgido mattino della certezza. I concenti di melodia celeste che l’immortale Uccello del Cielo effonde su di te, gorgheggiando sul Sadrih di Bahá, son tali, che, a Dio piacendo, potresti calcare la via della sapienza e della saggezza divine.
E ora riguardo alle Sue parole: “E manderà i Suoi angeli...”. Per “angeli” s’intendono coloro che, fortificati dal potere dello spirito, hanno consumato nel fuoco dell’amore di Dio tutte le caratteristiche e le limitazioni umane e si sono rivestiti degli attributi degli Esseri più eccelsi e dei Cherubini. Quel sant’uomo, Sádiq, nel suo panegirico dei Cherubini, dice: “Ecco, dietro il trono v’è una schiera dei nostri compagni sciiti”. Differenti e molteplici sono le interpretazioni delle parole “dietro il Trono”. In un senso indicano che non esiste alcun vero Sciita. Come appunto ha detto in un altro passo: “Il vero credente è simile alla pietra filosofale”. Rivolgendosi, poi, al suo ascoltatore dice: “Hai mai visto la pietra filosofale?”. Riflettete come questo linguaggio simbolico, più eloquente di qualsiasi discorso realistico, affermi l’inesistenza del vero credente. Questa è la testimonianza di Sádiq. E ora considera quanto sono ingiusti e numerosi coloro che, pur non essendo riusciti ad aspirare la fragranza della fede, hanno condannato come infedeli coloro per la cui parola la fede è riconosciuta e affermata.
E ora, dato che questi santi esseri si sono purificati da ogni limitazione umana e hanno avuto il dono degli attributi concessi agli esseri spirituali e l’ornamento dei nobili tratti dei beati, per questo sono stati chiamati “angeli”. Ecco il significato di questi versetti, ogni parola dei quali è stata spiegata con l’aiuto dei testi più chiari, degli argomenti più convincenti e delle prove più sicure.
I seguaci di Gesù non hanno mai capito il senso recondito di queste parole e, non essendo apparsi i segni che essi e i capi della loro Fede attendevano, si sono rifiutati di riconoscere, pur sino ad ora, la verità delle Manifestazioni di Santità che sono apparse dai tempi di Gesù. Così si sono privati degli effluvi della santa grazia di Dio e delle meraviglie della Sua parola divina. Tale è il loro infimo stato in questo Giorno, il Giorno della Resurrezione! Non hanno neppure capito che, se in ogni epoca i segni della Manifestazione di Dio apparissero nel regno visibile secondo il testo delle tradizioni comunemente accettate, nessuno potrebbe in alcun modo negarli o allontanarsene e perciò non si potrebbero distinguere i beati dai miserabili e i peccatori dai timorati di Dio. Giudica equamente: se le profezie registrate nel Vangelo dovessero avverarsi letteralmente, se Gesù, Figlio di Maria, dovesse discendere dal cielo visibile sopra le nubi accompagnato dagli angeli, chi si attenterebbe di non credere, chi oserebbe negare la verità e mostrare disdegno? Anzi, un tale sgomento coglierebbe immediatamente tutti gli abitanti della terra, che nessun’anima si sentirebbe capace di pronunciare parola e, tanto meno, di respingere o accettare la verità. Fu perché non avevano capito queste verità che molti teologi cristiani si opposero a Muhammad, protestando con queste parole: “Se sei veramente il Profeta promesso, perché non sei accompagnato dagli angeli preannunziati dai nostri Libri sacri, che devono discendere con la Beltà promessa per assisterLa nella Sua Rivelazione e fare da ammonitori alla Sua gente?”. Così appunto il Gloriosissimo ha menzionato le loro dichiarazioni: “Perché non è stato fatto scendere a Lui un angelo che fosse con Lui ammonitore?”.
Tali obiezioni e contraddizioni si sono ripetute in ogni epoca e in ogni secolo. La gente si è sempre occupata di simili discorsi speciosi, protestando vanamente: “Per quale ragione non è apparso questo o quel segno?”. Quelle sciagure si abbatterono su di loro unicamente perché si sono attenuti alle norme dei teologi dell’età in cui vivevano e li hanoo imitati ciecamente accettando o negando le Essenze del Distacco, gli Esseri santi e divini. I capi religiosi - immersi in desideri egoistici, perseguendo cose sordide e transitorie - hanno considerato questi divini Luminari oppositori dei modelli della loro conoscenza e comprensione e ostili ai loro usi e giudizi. Hanno interpretato testualmente le Parole di Dio e i detti e le tradizioni delle Lettere dell’Unità, spiegandoli secondo la loro deficiente comprensione, e perciò hanno privato se stessi e tutta la loro gente delle munifiche piogge della grazia e dei favori di Dio. Eppure danno credito a questa ben nota tradizione: “In verità la Nostra parola è oscura, sbalorditivamente oscura”. In un’altra occasione è detto: “La Nostra Causa mette a dura prova, è altamente inquietante: nessuno può sopportarla eccetto un favorito del cielo, o un Profeta ispirato, o colui la cui fede Iddio ha provata”. Questi capi delle religioni ammettono che nessuna di queste tre specifiche condizioni è applicabile a loro. Le prime due sono palesemente al di là della loro portata; quanto alla terza è evidente che non hanno mai saputo resistere alle prove inviate da Dio e, quando la divina Pietra di Paragone è apparsa, si sono dimostrati nulla più che scorie.
Grande Iddio! Sebbene abbiano accettato la verità di questa tradizione, i teologi sono ancora dubbiosi sui punti oscuri della loro fede e ne discutono, e ciononostante pretendono di essere rappresentanti della legge di Dio in tutte le sue sottigliezze, e interpreti dei misteri essenziali del Suo santo Verbo. Asseriscono con convinzione che le tradizioni che indicano l’avvento dell’atteso Qá’im non si sono ancora realizzate, mentre sono loro che non sono stati capaci di aspirare la fragranza del significato delle tradizioni e ancora non sanno che tutti i segni preannunziati si sono adempiuti, che la via della santa Causa di Dio è stata rivelata e che proprio ora, rapide come la folgore, le schiere dei fedeli la percorrono, mentre gli stolti teologi aspettano di vedere i segni preannunziati. Di’: O stolti! Attendete pure, come attendono ancora i vostri predecessori!
Se fossero interrogati riguardo ai segni che dovevano annunciare il rivelarsi e il sorgere del sole della Dispensazione di Muhammad, di cui abbiamo già riferito e nessuno dei quali si è realizzato letteralmente, e se fosse loro detto: “Per qual motivo avete respinto le rivendicazioni avanzate dai Cristiani e dai popoli di altre fedi e li considerate infedeli?”, non sapendo che cosa rispondere, replicherebbero: “Quei Libri sono stati contraffatti e non sono, né mai sono stati, di Dio”. Rifletti: le parole dei versetti sono eloquente testimonianza del fatto che essi sono di Dio. Un versetto analogo è stato rivelato anche nel Corano, se foste di coloro che comprendono. In verità Io dico che in tutto questo periodo nessuno è riuscito a comprendere ciò che s’intende per contraffazione del Testo.
Sì, negli scritti e nei detti degli Specchi che riflettono il sole della Dispensazione di Muhammad è stata fatta menzione di “modifiche apportate da esseri eccelsi” e di “contraffazioni operate da sprezzanti”. Questi passi, però, si riferiscono soltanto a casi particolari. Fra questi v’è la storia di Ibn-i-?úríyá. Quando la gente di Khaybar chiese al punto focale della Rivelazione Muhammadica quale fosse la punizione da infliggere in casi di adulterio commesso da un uomo sposato con una donna sposata, Muhammad rispose: “La legge di Dio ordina la morte per lapidazione”. Al che protestarono dicendo: “Nessuna legge del genere è stata rivelata nel Pentateuco”. Muhammad replicò: “Fra i vostri rabbini, chi considerate autorità riconosciuta che abbia una conoscenza sicura della verità?”. Si trovarono d’accordo nell’indicare Ibn-i-?úríyá. Allora Muhammad lo chiamò e gli disse: “Ti scongiuro per Iddio, Che per voi divise le acque del mare, Che fece piovere la manna, Che mandò la nuvola a ripararvi con la sua ombra, Che vi liberò da Faraone e dal suo popolo e Che vi esaltò su tutti gli esseri umani, di dirci che cosa Mosè ha decretato a proposito dell’adulterio di un uomo sposato con una donna sposata”. E lui di rimando: “O Muhammad! La legge comanda la morte per lapidazione”. Muhammad osservò: “Com’è allora che questa legge è abrogata e ha cessato di essere applicata fra gli Ebrei?”. Rispose: “Quando Nabucodonosor dette alle fiamme Gerusalemme e mise a morte gli Ebrei, soltanto pochi sopravvissero. I teologi di quel tempo, considerando il limitatissimo numero degli Ebrei e la moltitudine degli Amaleciti, si riunirono a consiglio e vennero alla conclusione che se avessero applicata la legge del Pentateuco, secondo il verdetto del Libro, ogni superstite scampato alla mano di Nabucodonosor avrebbe dovuto esser messo a morte. In base a queste considerazioni la pena capitale fu completamente revocata”. Nel frattempo Gabriele ispirò all’illuminato cuore di Muhammad queste parole: “Storpiano il testo della Parola di Dio”.
Questo è uno degli esempi ai quali si è fatto riferimento. In verità, per “contraffazione” del testo, non s’intende ciò che quelle anime stolte e abiette hanno immaginato, come chi sostiene che i teologi ebrei e cristiani hanno cancellato dal Libro i versetti che esaltano e magnificano il sembiante di Muhammad inserendovene altri che esprimono il contrario. Totalmente vuote e false sono queste parole! Chi crede in un libro e lo stima ispirato da Dio, può mutilarlo? Inoltre, il Pentateuco era stato divulgato su tutta la superficie della terra e non era confinato alla Mecca e a Medina, così che si potesse, in segreto, contraffarne e corromperne il testo. No, per alterazione del testo s’intende quello che stanno facendo oggi tutti i teologi musulmani, cioè interpretare il santo Libro di Dio secondo fatue immaginazioni e vani desideri. E poiché gli Ebrei, al tempo di Muhammad, interpretarono i versetti del Pentateuco relativi alla Sua Manifestazione secondo la loro fantasia e si rifiutarono d’accettare la Sua santa parola, per questo contro di loro fu formulata l’accusa di “contraffare” il testo. È altresì chiaro che i seguaci del Corano hanno oggi alterato il testo del sacro Libro di Dio per quel che riguarda i segni dell’attesa Manifestazione e lo hanno interpretato secondo le loro inclinazioni e i loro desideri.
Ancora in un altro esempio Egli dice: “vi sono fra loro alcuni che ascoltano la Parola di Dio per poi alterarla scientemente, dopo averla ben compresa”. Anche questo versetto indica che è stato alterato il significato della Parola di Dio, non che ne siano state veramente soppresse le parole. Di questa verità fanno testimonianza coloro che hanno mente sana.
In un’altra occasione, ancora Egli dice: “Guai a coloro che trascrivono il Libro con le proprie mani alterandolo e poi dicono: “Questo è da Dio” per barattarlo a vil prezzo”. Questo versetto fu rivelato a proposito dei teologi e dei capi della religione ebraica. Costoro, per compiacere i ricchi, per acquistare onori terreni e sfogare la propria invidia e incredulità, scrissero una quantità di trattati contestando i diritti di Muhammad e basarono le loro argomentazioni su prove che sarebbe indegno rammentare, con la pretesa che esse derivassero dal testo del Pentateuco.
Lo stesso si può osservare oggigiorno. Considerate come abbondino le accuse scritte dagli stolti teologi della nostra età contro questa meravigliosa Causa! Com’è vano il loro immaginare che queste calunnie siano conformi ai versetti del sacro Libro di Dio e consone alle parole degli uomini di discernimento!
Il Nostro scopo nel riferirvi queste cose è di avvertirvi che se dovessero sostenere che i versetti che citano i segni riferiti nel Vangelo sono stati alterati, e li negassero per attaccarsi invece ad altri versetti e altre tradizioni, voi sappiate che le loro parole sarebbero assoluta falsità e mera calunnia. Sì: “contraffazioni” del testo nel senso da Noi riferito sono state realmente operate in casi particolari. Ne abbiamo ricordate alcune perché fosse chiaro a ogni osservatore perspicace che ad alcuni Santi illetterati è stata data la padronanza del sapere umano, così che l’avversario malevolo cessi di affermare che un certo versetto denota “contraffazione” del testo e d’insinuare che abbiamo menzionato queste cose per mancanza di cognizioni. Inoltre la maggior parte dei versetti che accennano alla “contraffazione” del testo è stata rivelata a proposito degli Ebrei, come vedreste se esploraste le isole della Rivelazione Coranica.
Abbiamo anche sentito asserire da un certo numero di stolti della terra che il testo autentico del Vangelo celestiale non esiste fra i Cristiani, ma che è asceso al cielo. Che grave errore! Hanno dimenticato che un’asserzione simile attribuisce la più grave ingiustizia e tirannia a una Provvidenza tenera e misericordiosa! Come avrebbe potuto Dio, una volta che l’Astro della beltà di Gesù era scomparso dalla vista del Suo popolo per ascendere al quarto cielo, far scomparire anche il Suo santo Libro, la Sua più grande testimonianza fra le Sue creature? A quella gente cosa sarebbe rimasto cui attenersi, dal tramonto dell’Astro di Gesù fino al sorgere del sole della Dispensazione di Muhammad? Quale legge sarebbe stata loro sostegno e guida? Come avrebbero potuto esser sottoposti alla collera vendicatrice di Dio, l’onnipotente Vendicatore? O essere afflitti dal flagello del castigo del Re dei cieli? Soprattutto com’è possibile che l’effluvio della grazia del Munifico s’arresti? O che l’oceano delle Sue dolci misericordie si fermi? Cerchiamo rifugio in Dio da quello che le Sue creature hanno fantasticato su di Lui! Egli è eccelso al di sopra della loro comprensione!
Caro amico! Ora che spunta la luce dell’eterno Mattino di Dio, che la radiosità delle Sue sante parole: “Dio è la luce dei cieli e della terra” sparge il suo splendore su tutta l’umanità; ora che l’inviolabilità del Suo tabernacolo è proclamata dalla Sua sacra parola “Dio ha voluto render perfetta la Sua luce”, e che la Mano dell’Onnipotenza, testimoniante “Egli tiene in pugno il regno di tutte le cose”, è stata tesa a tutti i popoli e le tribù della terra, ora, è necessario accingersi a un supremo sforzo, sì che forse, per grazia e munificenza di Dio, possiamo entrare nella Città celeste “Invero, noi siamo di Dio” e dimorare nella sublime abitazione “E a Lui ritorniamo”. T’incombe il dovere di purificare l’occhio del cuore, col permesso di Dio, dalle cose terrene per poterti render conto dell’infinità della sapienza divina e per vedere così chiaramente la Verità da non aver bisogno di prove per dimostrarNe la realtà, né di segni per affermarNe la testimonianza.
O indagatore affettuoso! Se ti librassi nel santo regno dello spirito, riconosceresti Dio palese ed esaltato su tutte le cose, in tal guisa che i tuoi occhi non contemplerebbero altro che Lui. “Dio era solo; e null’altro v’era all’infuori di Lui”. Così eccelso è questo stadio che nessun testimone può testimoniarlo, nessuna prova render giustizia alla sua verità. Se esplorassi il sacro dominio della verità, scopriresti che tutte le cose sono conosciute soltanto per la luce del Suo riconoscimento, poiché Egli è sempre stato e continuerà per sempre a esser conosciuto per Se Stesso. E se dimori nella terra della testimonianza, contentati di ciò ch’Egli ha rivelato: “O non basta loro dunque che Noi Ti abbiam mandato il Libro?”. Questa è la prova da Lui Stesso stabilita; più grande di questa, altra non v’è né mai vi sarà: “Questa prova è la Sua Parola; il Suo Essere è la testimonianza della Sua verità”.
E ora supplichiamo la gente del Bayán, tutti i dotti, i saggi, i teologi e i testimoni che sono fra loro, di non dimenticare gli auspici e gli ammonimenti rivelati nel loro Libro. Tengano sempre lo sguardo fisso sulle cose essenziali della Sua Causa, affinché quando Colui Che è Quintessenza della verità, intima Realtà di tutte le cose, Sorgente d’ogni luce, Si manifesti, non si attengano a certi passi del Libro e Gli infliggano ciò che fu inflitto nella Dispensazione del Corano. Poiché invero Egli, Re della forza divina, ha il potere di spegnere con una lettera delle Sue parole meravigliose il soffio della vita nell’intero corpo del Bayán e dei suoi seguaci, e con una lettera può conceder loro nuova ed eterna vita e farli risorgere ed erompere dai sepolcri dei desiderî vani ed egoistici. State attenti, e siate guardinghi, e ricordate che tutto ha consumazione nel credere in Lui, nel giungere al Suo giorno e nel riconoscere la Sua presenza divina. “La pietà non consiste nel volger la faccia verso l’Oriente o verso l’Occidente, bensì la vera pietà è quella di chi crede in Dio e nell’Ultimo Giorno”. O genti del Bayán, ascoltate la verità della quale vi abbiamo avvertiti, sì che, forse, possiate cercare il rifugio dell’ombra protesa, nel Giorno di Dio, sull’intera umanità.
Invero, Colui Che è Astro della Verità e Rivelatore dell’Essere Supremo, mantiene nel tempo incontestata sovranità su tutto ciò che è in cielo e in terra, ancorché sulla terra non si trovi alcuno che Gli ubbidisca. In verità, Egli è indipendente da ogni dominio terreno, quantunque nulla possieda. In tal guisa ti riveliamo i misteri della Causa di Dio e ti doniamo le gemme della saggezza divina affinché, sulle ali della rinuncia, tu possa librarti ad altezze celate a occhi umani.
Il significato recondito e lo scopo essenziale di queste parole è di rivelare e dimostrare ai puri di cuore e agli eletti dello spirito che Coloro Che sono Luminari della verità e Specchi che riflettono la luce dell’Unità divina, in qualsiasi epoca e in qualunque ciclo discendano in questo mondo dalle loro invisibili dimore d’antica gloria, per educare le anime degli uomini e vestire di grazia tutte le cose create, sono invariabilmente dotati d’irresistibile potenza e investiti d’invincibile sovranità. Perché queste Gemme celate, questi Tesori nascosti e invisibili mostrano e rivendicano in sé la realtà delle sacre parole “In verità, Dio fa qualsiasi cosa voglia e ordina qualunque cosa Gli piaccia”.
A ogni cuore sottile e illuminato è evidente che Dio, Essenza inconoscibile, Essere divino, è immensamente eccelso al di là d’ogni attributo umano, come esistenza corporea, ascesa e discesa, egresso e regresso. Lungi dalla Sua gloria qualsiasi cosa lingua umana possa adeguatamente cantare in Sua lode, o cuore umano comprendere del Suo insondabile mistero! Egli è, ed è sempre stato, celato nell’eternità antica della Sua Essenza e resterà eternamente nascosto, nella Sua Realtà, alla vista degli uomini. “Non L’afferrano gli sguardi ed Egli tutti gli sguardi afferra. È di sguardo sottile e di tutto ha notizia”. Nessun legame di diretto contatto può in alcun modo legarLo alle Sue creature. Rimane sublime, al di là e al di sopra d’ogni separazione e unione, vicinanza e lontananza. Nessun segno può indicarNe la presenza o l’assenza, poiché, a una Sua parola di comando, tutti coloro che sono in cielo e in terra son venuti alla vita, e per Suo desiderio, che è la Volontà Primeva, tutti son emersi dall’assoluto nulla per entrare nel regno dell’essere, il mondo visibile.
Dio Misericordioso! Come si potrebbe concepire che esista una relazione o sia possibile un legame fra il Suo Verbo e coloro che Ne sono stati creati? Il versetto “Ma Dio Stesso vuol mettervi in guardia contro Se Stesso” attesta indubbiamente la realtà del Nostro argomento, e le parole “Dio era solo e null’altro v’era all’infuori di Lui” testimoniano con certezza questa verità. Tutti i Profeti di Dio e i Loro Eletti, tutti i teologi, i sapienti e i saggi di ogni generazione, si riconoscono unanimemente incapaci d’arrivare a capire quella Quintessenza d’ogni verità e confessano la loro impotenza di comprendere Colui Che è la più intima Realtà di tutte le cose.
E poiché la porta della sapienza dell’Antico dei Giorni è chiusa a tutti gli esseri, la Sorgente della grazia infinita, secondo il Suo detto: “La Sua grazia ha trasceso tutte le cose; la Mia le ha abbracciate tutte”, ha fatto sì che dal regno dello spirito apparissero, nella nobile forma del tempio umano, le luminose Gemme della Santità e, manifestate a tutti gli uomini, impartissero al mondo i misteri dell’Essere immutabile e narrassero gli arcani della Sua Essenza imperitura. Tutti questi Specchi purissimi, queste Aurore di antica gloria sono Esponenti sulla terra di Colui Che è l’Orbe centrale dell’universo, sua Essenza e suo Fine ultimo. Da Lui scaturiscono la loro sapienza e il loro potere; da Lui deriva la loro sovranità. La bellezza del loro sembiante non è che un riflesso della Sua immagine; la loro rivelazione un segno della Sua gloria immortale. Essi sono Miniere della sapienza divina, Depositari della saggezza celestiale. Tramite loro fluisce una grazia che è infinita e da loro vien rivelata la luce che non può spegnersi. Com’Egli ha detto: “Non v’è alcuna differenza fra Te e loro, eccetto che essi sono Tuoi servi e da Te creati”. È questo il significato della tradizione: “Io son Lui, Lui Stesso, ed Egli è me, me stesso”.
Le tradizioni e i detti che si riferiscono direttamente al Nostro tema sono diversi e multiformi; Ci siamo astenuti dal citarli per amore di brevità. Anzi, ogni cosa che è nei cieli e sulla terra non è che una diretta prova della Rivelazione in essa degli attributi e dei nomi di Dio, poiché entro ogni atomo sono racchiusi segni che attestano eloquentemente la rivelazione di quella grandissima Luce. Si pensi che senza la forza di quella rivelazione nessun essere esisterebbe. Come brillano le luci di sapienza che splendono in un atomo e che vasti oceani di saggezza fluttuano in una goccia! Ciò è vero in grado supremo per l’uomo, che fra tutte le cose create è stato ricoperto del manto di questi doni e prescelto per la gloria di questa distinzione. Poiché in lui sono potenzialmente rivelati tutti gli attributi e i nomi di Dio a un grado tale, che nessun altro essere creato poté mai superare o sorpassare. Tutti questi nomi e attributi sono a lui applicabili. Così com’Egli ha detto: “ L’Uomo è il Mio mistero e Io il mistero suo”. Molti versetti, ripetutamente rivelati in tutti i Libri celesti e le Sacre Scritture, trattano questo tema sottilissimo e sublime. Così Egli ha rivelato: “Mostreremo loro i segni Nostri nel mondo e fra di essi”. Ancora dice: “E dentro voi stessi ancora: non scorgete i segni di Dio?”. E ancora rivela: “E non siate come coloro che dimenticano Dio e ai quali Iddio ha fatto dimenticare se stessi”. A questo riguardo, Colui Che è il Re eterno - le anime di tutti coloro che dimorano entro il mistico Tabernacolo Gli siano offerte in sacrificio - ha detto: “Ha conosciuto Dio chi ha conosciuto se stesso”.
Giuro in nome di Dio, o stimato e onorato amico! Se ponderassi queste parole in cuor tuo, vedresti certamente le porte della saggezza divina e della sapienza infinita spalancarsi davanti a te.
Da quello che si è detto appare evidente che tutte le cose nella loro realtà intima fanno fede della rivelazione dei nomi e degli attributi di Dio in loro. Ognuna indica ed esprime la sapienza di Dio secondo la propria capacità. Questa rivelazione è così potente e universale che ha abbracciato tutte le cose visibili e invisibili. Così Egli ha rivelato: “Altri che Te potrebbe mai avere un potere di rivelazione che non sia da Te posseduto e che avrebbe potuto farTi rivelare? Cieco è l’occhio che non Ti vede”. Così pure ha parlato il Re eterno: “Nulla ho visto senza scorgervi Dio dentro, davanti o dietro”. Inoltre è scritto nella tradizione di Kumayl: “Guarda! Una luce ha brillato dall’Alba dell’eternità, ed ecco, le sue onde hanno pervaso l’intima realtà di tutti gli uomini!”. L’uomo, la più nobile e la più perfetta di tutte le cose create, le supera tutte nell’intensità di questa rivelazione ed è una più completa espressione della sua gloria. E fra tutti gli uomini, i più perfetti, i più eminenti ed eccelsi sono le Manifestazioni del Sole della Verità. Anzi, fuorché queste Manifestazioni tutto il resto vive per opera della loro Volontà e agisce ed esiste per effusione della loro grazia: “Se non fosse stato per Te non avrei creato i cieli”. Anzi, alla loro santa presenza tutto svanisce nel nulla ed è cosa dimenticata. Lingua umana non può cantarne adeguatamente le lodi, né parola umana svelarne il mistero. Questi Tabernacoli di santità, questi Specchi Primevi che riflettono la luce d’inestinguibile gloria, non sono altro che espressioni di Colui Che è l’Invisibile degli Invisibili. Mediante la rivelazione di queste gemme di virtù divina si manifestano tutti i nomi e gli attributi di Dio quali sapienza e potere, sovranità e dominio, misericordia e saggezza, gloria, generosità e grazia.
Questi attributi di Dio non sono e non sono mai stati concessi specialmente a certi Profeti e negati ad altri. Anzi tutti i Profeti, gli eletti, i santi e i Messaggeri prescelti di Dio sono senza eccezione portatori dei Suoi nomi e personificazioni dei Suoi attributi. Differiscono soltanto nell’intensità della rivelazione e nella relativa potenza della luce. Così come Egli ha rivelato: “Di tali Apostoli alcuni li abbiam resi superiori agli altri”. È perciò dimostrato in modo chiaro ed evidente che nell’intimo Tempio di questi Profeti ed Eletti di Dio è rispecchiata la luce dei Suoi nomi infiniti e dei Suoi eccelsi attributi, anche se la luce di alcuni di loro può apparentemente non essere rivelata agli occhi degli uomini da questi Templi luminosi. Se un certo attributo di Dio in apparenza non è stato manifestato esteriormente da queste Essenze del Distacco, ciò non implica affatto che Coloro Che sono Albe degli attributi di Dio e Tesori dei Suoi santi nomi, effettivamente non lo posseggano. Dunque queste Anime illuminate, questi Volti leggiadri, sono stati tutti dotati di tutti gli attributi di Dio, quali sovranità, dominio e simili, anche se esteriormente sembrano privi di ogni maestà terrena. Ciò è chiaro ed evidente a ogni occhio perspicace e non abbisogna di prove o testimonianze.
Sì, i popoli del mondo, non avendo cercato presso le sorgenti luminose e cristalline della sapienza divina l’intimo significato delle sacre parole di Dio, languono afflitti e assetati nella valle delle vane immaginazioni e della perversità. Si sono allontanati dalle fresche acque dissetanti e si sono radunati attorno al sale che brucia amaramente. A tal riguardo la Colomba dell’Eternità ha detto: “e se anche vedranno la via della rettitudine non la sceglieranno a loro via, e se vedranno la via dell’aberrazione, quella per loro via sceglieranno. Questo perché hanno trattato i Nostri segni come bugiardi e i nostri segni hanno trascurato”.
Ne fa fede ciò che è accaduto in questa Dispensazione meravigliosa ed eccelsa. Miriadi di sacri versetti sono discesi dal cielo della potenza e della grazia, eppure nessuno vi ha fatto attenzione, nessuno ha smesso d’attenersi a parole di uomini delle quali neppure una lettera vien compresa da chi le proferisce. Per questa ragione gli uomini hanno dubitato di verità incontestabili come queste, privandosi così del Ridván della sapienza divina e dei pascoli eterni della saggezza celestiale.
E ora per riassumere il Nostro argomento a proposito della domanda: come mai la sovranità del Qá’im, affermata nei testi delle tradizioni scritte e trasmesse dalle stelle splendenti della Dispensazione di Muhammad, non si è minimamente palesata? Anzi, è avvenuto il contrario. Non sono stati perseguitati dagli uomini i Suoi discepoli e compagni? Non sono ancora vittime della feroce ostilità dei loro nemici? Non conducono oggidì la vita di mortali umiliati e impotenti? Sì, la sovranità attribuita al Qá’im della quale si parla nelle scritture, è una realtà della cui veridicità nessuno può dubitare. Questa sovranità però non è la sovranità che le menti umane hanno erroneamente immaginata. Inoltre tutti gli antichi Profeti, ogni qual volta hanno annunziato agli uomini della loro epoca l’avvento della Rivelazione successiva, si sono invariabilmente e particolarmente riferiti a quella sovranità di cui la Manifestazione promessa dovrà essere investita. Questo è attestato dagli scritti sacri del passato. Questa sovranità non è stata solamente ed esclusivamente attribuita al Qá’im. Anzi, l’attributo della sovranità e tutti gli altri nomi e attributi di Dio son stati e sempre saranno concessi a tutte le Manifestazioni di Dio, prima e dopo di Lui, poiché, com’è già stato spiegato, queste Manifestazioni sono le personificazioni degli attributi di Dio, l’Invisibile, e i Rivelatori dei misteri divini.
Inoltre per sovranità s’intende il potere che tutto abbraccia e pervade, intrinsecamente esercitato dal Qá’im, Egli appaia o non appaia al mondo ammantato della maestà del dominio terreno. Ciò dipende soltanto dalla Sua volontà e dal Suo desiderio. Riconoscerai facilmente che i termini sovranità, opulenza, vita, morte, giudizio e resurrezione, di cui si parla nelle antiche scritture, non sono ciò che questa generazione ha pensato e vanamente immaginato. No, per sovranità s’intende la sovranità insita in ogni Dispensazione ed esercitata dalla persona della Manifestazione, l’Astro della Verità. Questa sovranità è l’ascendente spirituale ch’Egli esercita al più alto grado su tutto ciò che è in cielo e sulla terra e che a tempo debito si rivela al mondo in diretta proporzione alla sua capacità e ricettività spirituale, così come la sovranità di Muhammad, il Messaggero di Dio, è oggi chiara ed evidente fra le genti. Sai bene che cosa accadde alla Sua Fede al principio della Sua dispensazione. Quali tormentose sofferenze la mano degl’infedeli e dei traviati, dei teologi del tempo e dei loro accoliti, inflisse a quell’Essenza spirituale, a quel purissimo e santo Essere. Che abbondanza di spine e rovi sparsero sul Suo sentiero! È evidente che quella miserabile generazione, nella sua immaginazione perfida e satanica, considerava ogni colpo inferto a quell’Essere immortale come un mezzo per raggiungere una felicità duratura, poiché i teologi riconosciuti di quel tempo come ‘Abdu’lláh-i-Ubayy, Abú ‘Ámir, l’eremita, Ka‘b-Ibn-i-Ashraf e Na?r-Ibn-i-?árith, Lo trattarono tutti da impostore e Lo dichiararono pazzo e calunniatore. Gli mossero accuse così atroci che, se le riferissi, Dio impedirebbe all’inchiostro di scorrere, alla penna di muoversi e alla pagina di sopportarle. Queste accuse maligne incitarono il popolo a sollevarsi e a tormentarLo. E quanto son fieri i tormenti, se i teologi dell’epoca ne sono i capi istigatori, se Lo denunziano ai loro seguaci, Lo scacciano di fra loro e Lo dichiarano miscredente! Non è accaduto lo stesso a questo Servo, come tutti hanno potuto constatare?
Per questa ragione Muhammad esclamò: “Nessun Profeta di Dio ha sofferto quello che ho sofferto Io”. E nel Corano sono registrate tutte le calunnie e i rimproveri mossi contro di Lui e anche tutte le pene che soffrì. Consultatelo, sì da apprendere, forse, ciò che è avvenuto alla Sua Rivelazione. Si trovò in frangenti tali che per un certo tempo tutti troncarono ogni rapporto con Lui e con i Suoi compagni. Chiunque Lo avvicinasse diventava vittima dell’implacabile crudeltà dei Suoi nemici.
Citeremo a questo riguardo soltanto un versetto di quel Libro. Se lo esaminerai con occhio acuto, per tutto il resto della vita gemerai e piangerai sui torti inflitti a Muhammad, maltrattato e oppresso Messaggero di Dio. Questo versetto fu rivelato in un momento in cui Muhammad languiva stanco e addolorato sotto il peso dell’ostilità del popolo e della sua incessante tortura. Durante quell’agonia, dal Sadratu’l-Muntahá si udì la voce di Gabriele che così diceva: “Ma se la loro avversione Ti pesa, cerca - se puoi - una fossa in terra o una scala per salire al cielo”. Il senso implicito della frase è che per il Suo caso non v’era rimedio e che non avrebbero cessato di tormentarLo a meno che non Si fosse nascosto nelle profondità della terra o non fosse volato in cielo.
Considera che grande cambiamento oggi! Osserva quanti Sovrani s’inginocchiano al Suo nome! Quante nazioni e regni hanno cercato l’asilo della Sua ombra e sono fedeli alla Sua Fede e ne sono orgogliosi! Dall’alto dei pulpiti salgono oggi parole di lode che con profonda umiltà glorificano il Suo nome benedetto e dalla cima dei minareti risuona l’appello che invita le schiere della Sua gente ad adorarLo. Persino i Re della terra che si sono rifiutati di abbracciare la Sua Fede e di abbandonare l’abito della miscredenza confessano e riconoscono la grandezza e la maestà irresistibile di quell’Astro di tenero amore. Tale è la Sua sovranità terrena che ne puoi trovare testimonianza in ogni luogo. Questa sovranità deve rivelarsi e affermarsi o durante la vita della Manifestazione di Dio o dopo la Sua ascensione alla Sua vera dimora nel regno supremo. Ciò che vedi oggi non è che la conferma di questa verità. Ma l’ascendente spirituale, che ne è il significato primario, è in Loro e rotea attorno a Loro dall’eternità fino all’eternità. Non può separarsi da Loro neppure per un momento. Il suo dominio ha pervaso tutto ciò che è in cielo e sulla terra.
La seguente è una dimostrazione della sovranità esercitata da Muhammad, l’Astro della Verità. Non hai sentito come con un solo versetto Egli abbia separato la luce dalle tenebre, il giusto dall’empio e il credente dall’infedele? Tutti i segni e le allusioni concernenti il Giorno del Giudizio, dei quali hai udito parlare, come la Resurrezione dei morti, il Giorno del Rendiconto, il Giudizio finale e altri, sono stati resi manifesti con la rivelazione di quel versetto. Queste parole rivelate furono una benedizione pei giusti che, udendole, esclamarono: “O Dio Signore nostro, abbiamo udito e obbedito” e una maledizione pei perversi che udendole affermarono: “Abbiamo udito e ci siamo ribellati”. Queste parole taglienti come la spada di Dio hanno separato il fedele dall’infedele e diviso il padre dal figlio. Hai certamente constatato come coloro che hanno professato fede in Lui e coloro che L’hanno rinnegato abbiano combattuto l’uno contro l’altro e si siano contesi i loro averi. Quanti padri si sono allontanati dai figli; quanti amanti hanno sfuggito l’amato! Così spietatamente affilata era questa meravigliosa spada di Dio che recideva ogni parentela! D’altra parte considera la forza unificatrice della Sua parola. Osserva come coloro fra i quali il Satana dell’egoismo aveva per anni sparso semi di malignità e di odio si fusero e si riunirono nella lealtà a questa meravigliosa e trascendente Rivelazione, tanto che sembrò fossero nati dagli stessi lombi. Così è la forza di coesione esercitata dalla Parola di Dio, che unisce i cuori di coloro che hanno rinunziato a tutto fuorché a Lui, che hanno creduto nei Suoi segni e bevuto il Kawthar della santa grazia di Dio, offerto loro dalla Mano della gloria. Inoltre, quanti popoli di religioni diverse, di credi contrastanti e di temperamenti opposti hanno indossato il nuovo abito dell’Unità divina e bevuto alla coppa della Sua Unicità, grazie alla fragranza vivificatrice della primavera divina che spira dal Ridván di Dio!
Questo è il significato del ben noto detto: “Il lupo e l’agnello pasceranno insieme”. Osservate l’ignoranza e la stoltezza di chi, come le nazioni antiche, aspetta ancora di vedere queste bestie pascere allo stesso pascolo! Tale è il loro infimo stato. Si direbbe che le loro labbra non abbiano mai lambito la coppa della comprensione, né i loro piedi calcato la via della giustizia. Inoltre, che beneficio avrebbe il mondo se ciò avvenisse? Come ha ben detto a loro riguardo: “Hanno cuori con i quali non comprendono, hanno occhi con i quali non vedono!”.
Considera come con questo unico versetto disceso dal cielo della Volontà di Dio, il mondo, e tutto quello che contiene, sia stato chiamato a renderGli conto. Chiunque Ne riconobbe la verità e si volse a Lui, le sue opere buone superarono le sue colpe e i peccati gli furono rimessi e perdonati. Da ciò appare la verità di queste parole che Lo riguardano: “Egli è rapido al conto”. In tal guisa Dio tramuta l’iniquità in giustizia, se esploraste i regni della sapienza divina e sondaste i misteri della Sua saggezza. Allo stesso modo chiunque abbia libato alla coppa dell’amore ha ottenuto la propria parte dell’oceano della grazia eterna e delle piogge d’eterna misericordia ed è entrato nella vita della fede: vita paradisiaca ed eterna. Ma colui che si allontanò da quella coppa fu condannato ad eterna morte. Coi termini “vita” e “morte” menzionati nelle Scritture s’intende la vita della fede e la morte della miscredenza. La gente, in genere, incapace di afferrare il senso di queste parole, respinse e disprezzò la persona della Manifestazione, si privò della luce della Sua guida divina e si rifiutò di seguire l’esempio di quella Beltà immortale.
Allorché la luce della Rivelazione Coranica fu accesa nell’intimo del cuore santo di Muhammad, Egli proclamò alle genti la sentenza dell’Ultimo Giorno, della resurrezione, del giudizio, della vita e della morte. Allora furono issate le insegne della rivolta e aperte le porte della derisione. Egli, lo Spirito di Dio, l’ha riportato come fu detto dagli infedeli: “Ma se Tu dici loro: “Voi sarete, dopo la morte, resuscitati” diranno quelli che rifiutaron la fede: “Non è questa che evidente magia!””. Egli dice ancora: “A ragione Ti meravigli di loro, ché davvero meraviglioso è questo lor dire: “Quando saremo terra, sarem forse ricreati a nuovo”?”. Così, in un altro passo, con veemenza esclama: “Ci siam forse Noi esauriti con la prima creazione? Eppure costoro dubitano della creazione nuova”.
I commentatori del Corano e coloro che lo seguono alla lettera, avendo travisato l’intimo significato delle parole di Dio, delle quali non riuscirono a cogliere l’intenzione essenziale, cercarono di dimostrare che, secondo le regole grammaticali, la parola “idhá” (che significa “se” o “quando”), ogni qual volta precede il tempo passato, si riferisce invariabilmente al futuro. Più tardi si trovarono in grande imbarazzo quando tentarono di spiegare i versetti del Corano nei quali quella parola effettivamente non appariva. Così come ha rivelato: “E sarà dato fiato alla tromba: ecco il Giorno promesso! E ogni anima è chiamata alla resa dei conti, insieme con uno che la spinge, e uno che testimonia”. Nello spiegare questo versetto e altri simili, in alcuni casi hanno sostenuto che la parola “idhá” è sottintesa. In altri casi hanno futilmente preteso che, essendo il Giorno del Giudizio inevitabile, non se ne è parlato come di un avvenimento futuro, ma passato. Quali vani sofismi! Che deplorevole cecità! Si rifiutano di riconoscere lo squillo di tromba che risuonò così chiaramente in questo testo per mezzo della rivelazione di Muhammad. Si privano dello Spirito rigeneratore di Dio che vi alita e stoltamente attendono di udire lo squillo di tromba del Serafino di Dio che è solo uno dei Suoi servi. Il Serafino, angelo del Giorno del Giudizio, e i suoi simili non sono stati forse creati dalla parola di Muhammad? Dite: Volete dunque barattare ciò che è per il vostro bene in cambio di ciò che è male? Meschino è ciò che avete ingiustamente preso in baratto! In verità, siete gente malvagia in grave rovina.
No: per “tromba” s’intende lo squillo di tromba della Rivelazione di Muhammad che risuonò nel cuore dell’universo e per “resurrezione” la Sua ascesa a proclamare la Causa di Dio. Egli comandò ai traviati e ai perversi di levarsi e di erompere dai sepolcri dei loro corpi, li abbigliò della vaga veste della fede e li vivificò con il soffio di una nuova vita meravigliosa. Così, allorché Muhammad, divina Beltà, decise di svelare uno dei misteri celati nei termini simbolici di “resurrezione”, “giudizio”, “paradiso” e “inferno”, si udì Gabriele, la Voce dell’Ispirazione, dire: “E scuoteran la testa e ti diranno: “E quando?” Rispondi: “Può darsi fra poco!””. I significati di questo solo versetto basterebbero ai popoli della terra, solo che lo considerassero nei loro cuori.
Dio Misericordioso! Come si è allontanata questa gente dalla via di Dio! Benché il Giorno della Resurrezione avesse avuto inizio con la Rivelazione di Muhammad, sebbene la Sua luce e i Suoi pegni avessero pervaso la terra e tutto quello che contiene, pure quella gente Lo derise e si diede agl’idoli che i teologi dell’epoca avevano concepito nelle loro fantasie futili e vane, privandosi così della luce della grazia celeste e delle piogge della misericordia divina. Sì, l’ immondo scarabeo non potrà mai aspirare la fragranza della santità e il pipistrello delle tenebre non potrà mai affrontare lo splendore del sole.
Cose simili sono avvenute al tempo di ogni Manifestazione di Dio. Come pure Gesù disse: “Dovete rinascere”. Ancora disse: “Se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quel che è nato dalla carne è carne; e quel che è nato dallo Spirito, è Spirito”. Il senso di queste parole è che, in ogni Dispensazione, chiunque sia generato dallo Spirito e vivificato dall’alito della Manifestazione di Santità è veramente fra coloro che hanno conseguito la “vita” e la “resurrezione” e sono entrati nel “paradiso” dell’amore di Dio. E chiunque non sia di loro è condannato a “morte” e “privazione”, al “fuoco” della miscredenza e alla “collera” di Dio. In tutte le Scritture, nei libri e nelle cronache la sentenza di morte, fuoco, cecità, stoltezza e sordità è stata pronunziata contro coloro le cui labbra non hanno gustato l’eterea coppa della vera sapienza e il cui cuore è stato orbato della grazia dello Spirito Santo nel loro giorno. Come è già stato asserito: “Hanno cuori con i quali non comprendono”.
In un altro passo del Vangelo è scritto: E avvenne che un giorno il padre di uno dei discepoli di Gesù morisse. Quel discepolo, informando Gesù della morte del padre, Gli chiese il permesso di andare a seppellirlo. Al che Gesù, quell’Essenza del Distacco, rispose dicendo: “Lascia che i morti seppelliscano i loro morti”.
Nello stesso modo due abitanti di Kúfih andarono da ‘Alí, il Principe dei Credenti. Uno possedeva una casa e desiderava venderla; l’altro doveva esserne il compratore. Erano d’accordo di redigere l’atto e di stendere il contratto con l’approvazione di ‘Alí. L’esponente della legge di Dio, rivolgendosi allo scriba, disse: “Scrivi: “Un morto ha comprato una casa da un altro morto. Questa casa è delimitata da quattro confini. Uno si estende verso la tomba, l’altro verso la volta del sepolcro, il terzo verso il Ṣiráṭ, il quarto verso il Paradiso o l’Inferno””. Rifletti: se queste due anime si fossero svegliate allo squillo di tromba di ‘Alí, se si fossero levate dal sepolcro dell’errore in forza del suo amore, la sentenza di morte non sarebbe stata certamente pronunziata contro di loro.
In ogni epoca e in ogni secolo lo scopo dei Profeti di Dio e dei Loro eletti non è stato che quello di affermare il significato spirituale dei termini “vita”, “resurrezione” e “giudizio”. Chi riflettesse per un solo attimo in cuor suo su queste parole di ‘Alí, scoprirebbe sicuramente tutti i misteri celati nei termini “sepolcro”, “tomba”, “?irá?”, “paradiso” e “inferno”. Ma ahimè! com’è strano e penoso! Osserva come tutti sono imprigionati nella tomba dell’io e come giacciono sepolti nelle ime profondità dei desiderî mondani! Se ti riuscisse di libare una sola gocciola delle acque cristalline della sapienza divina, ti renderesti subito conto che la vera vita non è della carne ma dello spirito. Poiché la vita della carne è comune agli uomini e agli animali, mentre la vita dello spirito è posseduta soltanto dai puri di cuore che hanno bevuto abbondantemente all’oceano della fede e mangiato il frutto della certezza. Questa vita non conosce morte e tale esistenza è coronata dall’immortalità. Com’è stato detto: “Il vero credente vive sia in questo mondo sia nel mondo a venire”. Se per “vita” s’intende questa vita terrena è chiaro che la morte deve necessariamente sopraffarla.
I testi di tutte le scritture fanno analogamente fede di questa sublime verità e di queste eccelse parole. Inoltre, questo versetto del Corano rivelato a proposito di ?amzih, il “Principe dei Martiri”, e di Abú-Jahl, è luminosa prova e sicura testimonianza della verità del Nostro dire: “E che forse colui che era morto e che Noi abbiam suscitato a vita e a cui abbiam dato una luce con la quale incede fra gli uomini, è da considerar simile a chi sta nelle tenebre senza che possa uscirne?”. Questo versetto discese dal cielo della Volontà Primeva quando ?amzih era già stato rivestito del sacro manto della fede e Abú-Jahl era divenuto implacabile nell’ostilità e nella miscredenza. Dalla Sorgente dell’onnipotenza e dalla Fonte della santità eterna venne la sentenza che conferì vita eterna a ?amzih e condannò Abú-Jahl a eterna dannazione. Questo fu il segnale che fece divampare il fuoco della miscredenza con fiamme più ardenti nel cuore degli infedeli e li condusse a rinnegare apertamente la Sua verità. Gridarono a gran voce: “Quand’è morto ?amzih? Quand’è risorto? A che ora gli fu conferita tale vita?”. Siccome non capirono il significato di queste nobili espressioni e non chiesero lume agli interpreti autorevoli della Fede, i quali avrebbero potuto aspergerli del Kawthar della sapienza divina, i fuochi del dissenso furono attizzati fra gli uomini.
Puoi constatare oggi che, malgrado il radioso splendore del Sole della sapienza divina, tutti gli uomini, umili e potenti, si sono attenuti ai modi delle abiette manifestazioni del Principe delle Tenebre. Ricorrono a loro continuamente per essere aiutati a districare le difficoltà della loro Fede e quelli, per mancanza di sapere, dànno risposte tali che non nuocciano minimamente alla fama e alla fortuna proprie. È evidente che quelle anime spregevoli e miserabili, come scarabei, nulla hanno aspirato della brezza muschiata dell’eternità e mai sono entrate nel Ridván della delizia paradisiaca. Come possono, dunque, porgere agli altri l’imperitura fragranza della santità? Tali sono i loro modi e tali resteranno per sempre. Soltanto coloro che si sono volti a Lui rinnegando le manifestazioni di Satana arriveranno a conoscere il Verbo di Dio. Così Dio ha riaffermato la legge del giorno della Sua Rivelazione e l’ha vergata con la penna del potere sulla mistica Tavola celata sotto il velo di gloria celestiale. Se ascoltassi queste parole, se ne meditassi in cuor tuo il significato palese e recondito, afferreresti il senso di tutti gli oscuri problemi che in quest’epoca sono divenuti barriere insormontabili fra gli uomini e la conoscenza del Giorno del Giudizio. Allora non avresti altri interrogativi a renderti perplesso. E vogliamo sperare che, a Dio piacendo, tu non ritorni a mani vuote e ancora assetato dalle rive dell’oceano della misericordia divina, o impoverito dal Santuario imperituro del desiderio del tuo cuore. Vediamo adesso che cosa otterranno la tua ricerca e i tuoi sforzi.
Riassumendo: il Nostro scopo nel prospettare queste verità è stato di dimostrare la sovranità di Colui Che è il Re dei re. Giudica rettamente: è superiore questa sovranità che, con una sola Parola proferita, ha manifestato un’influenza così penetrante, un tale ascendente e una maestà così soggiogante, oppure il dominio mondano dei re della terra i quali, malgrado le premure pei sudditi e gli aiuti ai poveri, possono contare soltanto su una fedeltà esteriore e passeggera, mentre nei cuori degli uomini non ispirano né affetto né rispetto? Questa sovranità non ha soggiogato, vivificato e rinvigorito il mondo intero con la potenza di una parola? Come! può forse l’infima polvere confrontarsi con Colui Che è il Signore dei Signori? Quale lingua osa esprimere l’immensa differenza che corre fra loro? Anzi, ogni confronto cade non appena si arrivi al consacrato Santuario della Sua sovranità. Se gli uomini riflettessero si accorgerebbero sicuramente che persino il servo della Sua soglia impera su tutte le cose create! Ciò è già stato attestato ed in avvenire sarà reso manifesto.
Questo è soltanto uno dei significati della sovranità spirituale che abbiamo esposto secondo la capacità e la comprensione della gente. Poiché Egli, Impulso di tutte le cose, Sembiante glorificato, è la sorgente di tali forze, che né questo Essere Vilipeso può rivelare, né questa gente indegna comprendere. Egli è immensamente eccelso al di sopra di ogni umana lode della Sua sovranità; glorificato al di là di ciò che Gli si possa attribuire.
E ora rifletti in cuor tuo: se per sovranità s’intendesse sovranità terrena e dominio mondano, e ciò significasse soggezione e fedeltà esteriore di tutti i popoli e le tribù della terra - per cui i Suoi amati sarebbero esaltati e lasciati vivere in pace e i Suoi nemici umiliati e tormentati - tale forma di sovranità non sarebbe quella vera di Dio, Sorgente d’ogni dominio, la Cui maestà e potenza sono attestate da tutte le cose. Non vedi che la maggior parte dell’umanità è sotto l’imperio dei Suoi nemici? Che si è allontanata dal sentiero del Suo compiacimento? Che ha fatto ciò ch’Egli aveva proibito e lasciato incompiuto, anzi negato e avversato, ciò che aveva comandato? Che i Suoi amici sono sempre stati vittime de’ Suoi nemici? Tutte queste cose sono più chiare dello splendore del sole meridiano.
Sappi, perciò, o indagatore della verità, che la sovranità terrena non ha né mai avrà alcun pregio agli occhi di Dio e dei Suoi Eletti. Inoltre, se l’autorità e il dominio sono interpretati nel senso di supremazia terrena e potere temporale, ti sarà impossibile spiegare questi versetti: “E invero i Nostri eserciti vinceranno”. “Vorrebbero spegnere la luce di Dio con gli aliti della loro bocca, ma Dio nol consente: Egli vuole render perfetta la sua luce, anche se vi ripugnino gli empi”. “Egli domina tutte le cose”. Con espressioni simili la maggior parte del Corano attesta questa verità.
Se l’infondato assunto di queste anime stolte e spregevoli fosse vero, essi non avrebbero altra alternativa che ricusare tutti questi sacri detti e queste allusioni celestiali. Poiché non si potrebbe trovare sulla terra guerriero più eccellente e vicino a Dio di Husayn, figlio di ‘Alí, tant’era impareggiabile e incomparabile. “Non v’era alcuno che lo eguagliasse e potesse stargli a confronto”. Pure, devi aver sentito dire ciò che gli accadde! “La maledizione di Dio cada sugli iniqui!”.
Se si dovesse interpretare letteralmente il versetto “E invero i Nostri eserciti vinceranno”, evidentemente non vi sarebbe modo di applicarlo agli Eletti e agli eserciti di Dio, giacché Husayn, il cui eroismo fu chiaro come il sole, schiacciato e vinto, vuotò infine la coppa del martirio a Karbilá, la terra di ?aff. Come pure il versetto sacro “Vorrebbero spegnere la luce di Dio con gli aliti della loro bocca, ma Dio nol consente: Egli vuole render perfetta la sua luce, anche se vi ripugnino gli empi”, se si dovesse interpretarlo letteralmente, non corrisponderebbe affatto alla verità. Poiché in ogni epoca la luce di Dio, apparentemente, è stata spenta dai popoli della terra e così pure sono state estinte le Sue Lampade. Come potrebbe, dunque, spiegarsi l’influenza della Loro sovranità? Cosa significherebbe la potenza della volontà di Dio di “render perfetta la Sua luce?”. Come’è già stato attestato, tanta è stata l’inimicizia degli infedeli, che nessuno di questi Luminari divini ha trovato asilo o potuto assaporare la coppa della tranquillità. Tanto duramente sono stati oppressi che l’ultimo degli uomini ha potuto infliggere a quelle Essenze dell’essere qualsiasi cosa volesse. Le loro sofferenze sono state osservate e valutate dalla gente. Come può dunque questa gente esser capace di comprendere e interpretare queste parole di Dio, questi versetti d’eterna gloria?
Ma lo scopo di questi versetti non è quello che hanno immaginato. No, i termini “ascendente”, “potenza”, “autorità” implicano uno stadio e un significato del tutto diversi. Per esempio, considera il potere penetrante delle gocce di sangue di Husayn che aspersero la terra. Che ascendente e che influenza la stessa polvere ha esercitato sui corpi e sulle anime degli uomini, per la santità e la potenza di quel sangue! Tanto che chi voleva liberarsi dai proprî malanni guariva toccando la terra di quel sacro luogo e chiunque desiderasse proteggere i proprî beni custodiva in casa con assoluta fiducia e convinzione un po’ di quella santa terra e aveva salvi i proprî averi. Queste sono le manifestazioni esteriori della sua potenza. E se parlassimo delle sue virtù celate, direbbero certamente: “In verità, ha considerato che la polvere sia il Signore dei Signori e ha completamente abbandonato la Fede di Dio”.
Inoltre, ricorda le circostanze vergognose che accompagnarono il martirio di Husayn. Considera la sua solitudine, e come, apparentemente, non vi fosse nessuno a soccorrerlo, nessuno a raccogliere il suo corpo e seppellirlo. Eppure, vedi quanti sono adesso coloro che dagli angoli più remoti della terra, indossato il saio del pellegrino, si recano sul luogo del suo martirio, per appoggiare la testa sulla soglia della sua tomba! Questa è l’influenza e la potenza di Dio! Questa, la gloria del Suo dominio e della Sua maestà!
Non pensare che, essendo tutto ciò avvenuto dopo il martirio di Husayn, questa gloria non gli sia giovata. Quella santa anima è immortale, vive la vita di Dio e dimora negli eremi della gloria paradisiaca sul Sadrih del celeste ricongiungimento. Queste Essenze dell’essere sono luminosi Modelli di sacrificio. Hanno offerto e continueranno a offrire la vita, le sostanze, l’anima, lo spirito e tutto quel che hanno, sulla via del Beneamato. Per loro nessuno stadio, per quanto eccelso, potrebbe essere più intensamente agognato di questo. Poiché gli amanti non hanno altro desiderio che il compiacimento del Beneamato e nessun altro scopo se non quello di ricongiungersi con Lui.
Se volessimo offrirti una fugace visione dei misteri del martirio di Husayn e rivelartene i frutti, queste pagine non basterebbero né potrebbero esaurirne il significato. La Nostra speranza è che, a Dio piacendo, spiri la brezza della misericordia e che la divina Primavera adorni l’albero dell’essere col manto di una nuova vita, così che ci sia dato di scoprire i misteri della Saggezza divina e, con la Sua provvidenza, renderci indipendenti dalla conoscenza di tutte le cose. Finora abbiamo scorto soltanto un manipolo di anime, del tutto prive di fama, che hanno raggiunto questo stadio. Che il futuro sveli ciò che il Giudizio di Dio ordinerà e ciò che il Tabernacolo del Suo decreto rivelerà. Così, ti narriamo le meraviglie della Causa di Dio e ti versiamo nell’orecchio le note della melodia celeste perché tu possa raggiungere lo stadio della vera sapienza e gustarne i frutti. Abbi dunque la certezza che questi Luminari di celeste maestà, sebbene dimorino nella polvere, in verità risiedono sul seggio della gloria nei regni superni; benché privi di ogni bene terreno, pure si librano in dominî d’incommensurabile ricchezza. E mentre sono duramente provati nella stretta del nemico, stanno assisi alla destra del potere e del dominio celeste. Fra le tenebre dell’umiliazione, su di loro risplende la luce della gloria inestinguibile e sulla loro impotenza si riversano i pegni di un’invincibile sovranità.
Fu così che un giorno Gesù, Figlio di Maria, mentre assiso parlava nelle melodie dello Spirito Santo, disse parole come queste: “O gente! Mio cibo è l’erba del campo con la quale soddisfo la fame. Mio letto è la polvere, mia lampada di notte la luce della luna e mio destriero i piedi. Ecco, chi c’è sulla terra più ricco di me?”. Per la giustizia di Dio! Migliaia di tesori circolano attorno a questa povertà e miriadi di Regni di gloria anelano a questa umiliazione. Se ottenessi una sola goccia dell’oceano dell’íntimo significato di queste parole, rinunzieresti certamente al mondo e a tutto quello che racchiude e, come la Fenice, ti lasceresti consumare dalle fiamme del Fuoco imperituro.
Si racconta pure che un giorno uno dei compagni di Sádiq si lamentasse con lui della propria povertà. Al che Sádiq, quella Beltà immortale, rispose: “In verità sei ricco e hai bevuto il nettare della dovizia”. Il poverello rimase perplesso alle parole pronunziate da quel sembiante luminoso e disse: “Dove sono le mie ricchezze, io che non ho neppure un soldo?”. Sádiq allora osservò: “Non possiedi il nostro amore?”. Ed egli rispose: “Sì, lo posseggo, o discendente del Profeta di Dio!”. E Sádiq gli chiese: “Baratteresti quest’amore per mille denari?”. Rispose: “No, non lo baratterei neppure se mi si desse il mondo e tutto quello che contiene!”. Allora Sádiq osservò: “Come può chiamarsi povero chi possiede un simile tesoro?”.
Questa povertà e questa ricchezza, quest’umiliazione e questa gloria, questo dominio, questo potere e simili cose, verso le quali sono rivolti gli occhi e il cuore di queste anime fatue e stolte, tutto questo svanisce nel nulla più completo in quella Corte! Com’Egli ha detto: “O uomini! Voi siete poveri e avete bisogno di Dio; ma Dio è il Ricco, Colui Che basta a Se Stesso”. Per “ricchezza”, perciò, s’intende l’indipendenza da tutto fuorché da Dio e per “povertà” la mancanza di ciò che è di Dio.
E similmente ricorda il giorno in cui gli Ebrei, circondato Gesù, Figlio di Maria, Lo spingevano a confessare di esserSi proclamato Messia e Profeta di Dio, per poterLo così dichiarare infedele e condannare a morte. Poi Lo condussero - Egli Ch’era l’Astro del cielo della Rivelazione divina - da Pilato e da Caifa, il sommo teologo dell’ epoca. I grandi sacerdoti si erano riuniti tutti nel palazzo e una folla di gente si era adunata per assistere alle Sue sofferenze, deriderLo e oltraggiarLo. Benché Lo interrogassero reiteratamente sperando che confessasse la Sua asserzione, pure, Gesù restò in silenzio e non parlò. Finalmente un dannato da Dio si alzò e avvicinandosi a Gesù Lo scongiurò dicendo: “Non hai preteso di essere il Divino Messia? Non hai detto: “Sono il Re dei Re, la mia parola è il Verbo di Dio, sono Colui Che viola il Sabato?””. Al che Gesù alzò la testa e disse: “Non vedi il Figlio dell’uomo assiso alla destra del potere e della forza?”. Le Sue parole furono queste; eppure considera come, in apparenza, Egli fosse privo d’ogni potere eccetto quel potere interiore che Gli veniva da Dio e che aveva pervaso tutto ciò che è in cielo e in terra. Come posso ripetere tutto ciò che Gli accadde dopo ch’ebbe pronunziate queste parole? Come posso descrivere il loro nefando comportamento verso di Lui? Infine, riempirono la Sua sacra persona di tali tormenti, ch’Egli volò al quarto cielo.
È anche detto nel Vangelo secondo san Luca che un giorno Gesù passò accanto a un Ebreo paralitico disteso sul letto. L’Ebreo vedendoLo Lo riconobbe e implorò il Suo aiuto. Gesù gli disse: “Alzati dal letto; i tuoi peccati ti sono rimessi”. Alcuni Ebrei presenti protestarono dicendo: “Chi può rimettere i peccati se non Dio?”. Ma immediatamente a conoscenza dei loro pensieri, Gesù rispose così: “Cos’è più facile: dire al paralitico: Alzati, prendi il tuo letto e cammina, o dire: I peccati ti sono rimessi? Sappiate che il Figlio dell’uomo ha potere sulla terra di rimettere i peccati”. Questa è la vera sovranità e tale è la potenza degli Eletti di Dio! Tutte queste cose che abbiamo ripetutamente menzionate e i particolari che abbiamo citati da diverse fonti non hanno altro scopo che di porti in grado di afferrare il significato delle allusioni nei detti degli Eletti di Dio, affinché alcuni di questi detti non facciano incespicare i tuoi piedi e disperare il tuo cuore.
Potremo così calcare con passo sicuro la via della certezza, sì che la brezza che spira dai prati del compiacimento di Dio possa alitare su di noi i dolci effluvi dell’accettazione divina e permetterci, effimeri mortali quali siamo, di giungere al Regno della gloria eterna. Allora comprenderai l’intimo significato della parola sovranità e di altre simili nelle tradizioni e nelle scritture. Inoltre è già evidente e a te noto che ciò cui si sono attenuti gli Ebrei e i Cristiani e i cavilli sollevati contro la Beltà di Muhammad, gli stessi sono stati in questi giorni sostenuti dai seguaci del Corano e sono stati notati nelle accuse contro il “Punto del Bayán” - Gli siano sacrificate le anime di tutti coloro che dimorano nel regno delle Rivelazioni divine! Guarda la loro follìa! Pronunziano le stesse, identiche parole dette dagli antichi Ebrei e non lo sanno! Come sono giuste e vere le Sue parole a loro riguardo: “Lasciali gingillarsi nelle loro discussioni!” “Per la vita Tua, Muhammad! sono presi dalla frenesia delle loro futili fantasie”.
Allorché l’Invisibile, l’Eterno, l’Essenza divina, fece sì che sorgesse sull’orizzonte della sapienza l’Astro di Muhammad, uno dei cavilli che i teologi ebrei Gli opposero fu che dopo Mosè Dio non avrebbe inviato nessun altro Profeta. Nelle Sacre Scritture era stato detto di un’Anima Che Si sarebbe manifestata per far progredire la Fede di Mosè e favorire gli interessi dei Suoi seguaci, acciocché la Legge della Sua Dispensazione si diffondesse in tutto il mondo. Così si è espresso il Re della gloria eterna nel Suo Libro riguardo alle parole pronunziate da coloro che erravano nella valle della lontananza e dell’errore: “Dicono i giudei: “La mano di Dio è ora chiusa”. Siano le loro mani chiuse e incatenate e siano maledetti per quel che hanno detto! Che anzi ambo le mani di Dio sono aperte!”. “La mano di Dio sta sopra le loro mani”.
Quantunque i commentatori del Corano abbiano riferito in diverse maniere le circostanze relative alla rivelazione di questo versetto, pure, devi sforzarti di comprenderne il senso. Egli dice: Com’è falso ciò che hanno immaginato gli Ebrei! Come può la mano di Colui Che è il Re della Verità, Che fece sì che si manifestasse il sembiante di Mosè cui conferì il manto della Missione Profetica, come può la mano di un Essere simile essere incatenata o vincolata? Come si può concepire ch’Egli non possa suscitare un altro Messaggero dopo Mosè? Osserva l’assurdità del loro dire: com’è fuorviato e lontano dalla via della sapienza e della comprensione! Osserva come tutti costoro si occupano, anche oggi, di tali stolte assurdità. Per più di mille anni hanno recitato questo versetto e inconsciamente hanno criticato gli Ebrei senza rendersi conto che loro stessi, apertamente e in segreto, ne ripetono le opinioni e le credenze! Sei certamente a conoscenza del loro vano assunto che tutte le Rivelazioni sono finite, che le porte della misericordia divina sono chiuse, che dall’alba della santità eterna, non sorgerà più altro sole, che l’Oceano della munificenza sempiterna si è placato per sempre e che dal Tabernacolo dell’antica Gloria hanno cessato di manifestarsi i Messaggeri di Dio. Tale è la portata della comprensione di questa gente meschina e spregevole. Hanno immaginato che il flusso dell’onnipresente grazia e dell’abbondante misericordia di Dio, la cui fine nessuna mente può prevedere, si sia arrestato. Dappertutto si sono levati e hanno indossato la veste della tirannia facendo ogni sforzo per spegnere la fiamma del Roveto ardente di Dio con l’acqua amara della loro fatua immaginazione, dimentichi che il globo del Potere proteggerà la Lampada di Dio entro la Sua possente fortezza. Ma a loro sicuramente basta la profonda miseria in cui sono caduti, giacché sono stati privati del riconoscimento dello Scopo essenziale della Causa di Dio e della conoscenza del suo Mistero e della sua Sostanza. Poiché la grazia più alta e sublime concessa agli uomini è quella, promessa a tutte le genti, di “giungere alla Presenza di Dio” e di riconoscerLo. È questo il più alto grado di grazia che il Munifico, l’Antico dei Giorni, ha concesso all’uomo, la pienezza della Sua assoluta munificenza verso le Sue creature. Nessuno di costoro ha beneficiato di questa grazia e munificenza, o è stato onorato con questa eccelsa distinzione. Quanti versetti rivelati attestano esplicitamente questa ponderosa verità, quest’eccelso Tema! Eppure l’hanno respinta, interpretandola erroneamente secondo il loro desiderio. Com’Egli ha anche rivelato: “E coloro che non credono nei segni di Dio o che mai Lo incontreranno, dispereranno della Mia misericordia, e avranno castigo cocente”. Ha detto pure: “Coloro i quali pensano che giungeranno alla Presenza del Signore e che a Lui ritorneranno”. Anche in un altro caso dice: “Ma quei che pensavano che un giorno avrebbero incontrato Dio dissero invece: “Quanti piccoli eserciti non han vinto un esercito numeroso, col permesso di Dio! ”” E ancora in un altro caso rivela: “Chi dunque spera d’incontrare il Signore, operi opera buona...”. E ancora dice: “Egli governa ogni cosa, Egli precisa i Suoi segni, a che possiate con ferma certezza credere che un dì L’incontrerete”.
Questa gente ha rinnegato tutti i versetti che affermano infallibilmente la realtà del “giungere alla Presenza divina”. Nessun tema è stato più energicamente affermato nelle sacre Scritture. Cionondimeno, si sono privati di questa condizione sublime ed eccelsa, di questo stadio supremo e glorioso. Alcuni hanno sostenuto che per “giungere alla Presenza di Dio” s’intende la “Rivelazione” di Dio nel Giorno della Resurrezione. Se affermassero che “Rivelazione” di Dio significa “Rivelazione Universale”, è chiaro ed evidente che tale rivelazione esiste già in tutte le cose. Ne abbiamo già dimostrato la verità, perché abbiamo dimostrato che tutte le cose sono ricettacoli e rivelatori dello splendore di quel Re ideale e che i segni della rivelazione di quel Sole, Sorgente di ogni splendore, esistono e sono manifesti negli specchi degli esseri. Anzi, se l’uomo osservasse con l’occhio dell’intelletto divino e spirituale, riconoscerebbe subito che niente può esistere senza la rivelazione dello splendore di Dio, il Re ideale. Considera come tutte le cose create attestino eloquentemente il rivelarsi di quell’intima luce entro di loro. Osserva come in tutte le cose siano aperte le porte del Ridván di Dio, perché i ricercatori possano giungere alla città della comprensione e della saggezza ed entrare nei giardini della sapienza e del potere. In ogni giardino contempleranno la sposa mistica dell’intimo significato, racchiusa nei reliquari della parola, in perfettissima grazia e nel più completo ornamento. La maggior parte dei versetti del Corano tratta e attesta questo tema spirituale. Il versetto “E non c’è cosa alcuna che non canti le Sue lodi” ne è eloquente attestato e “scritta, contata, abbiamo ogni cosa” ne è fedele testimonianza. Ora, se per “giungere alla Presenza di Dio” vuole intendersi giungere alla conoscenza di tale rivelazione, è evidente che tutti gli uomini sono già pervenuti alla presenza dell’immutabile Volto di quell’impareggiabile Re. Perché allora limitare tale rivelazione al Giorno della Resurrezione?
E se sostenessero che per “Presenza divina” s’intende la “Rivelazione Particolare di Dio” indicata da certi ?úfí come “la Più Santa Effusione”, se questa è nell’Essenza Stessa, è evidente che è stata eternamente parte della Conoscenza divina. Presumendo per vera quest’ipotesi, evidentemente nessuno ha, in questo senso, la possibilità di “giungere alla Presenza di Dio”, dato che questa rivelazione è limitata all’intima Essenza che nessuno può raggiungere. “La via è chiusa e ogni ricerca vietata”. Le menti dei prediletti del cielo, per quanto alte si librino, non potranno mai raggiungere questo stadio, e tanto meno la comprensione di menti limitate e ottuse.
E se si dicesse che per “Presenza divina” s’intende la “Rivelazione Secondaria di Dio”, interpretata come “Santa Effusione”, è ammissibile applicarla al mondo della creazione, cioè al regno della manifestazione primeva e originaria di Dio. Tale rivelazione è limitata ai Suoi Profeti ed Eletti, giacché nel mondo dell’esistenza non v’è nessuno più potente di loro. Tutti riconoscono questa verità e ne fanno fede. Questi Profeti ed Eletti di Dio sono ricettacoli e rivelatori di tutti gli immutabili attributi e nomi di Dio. Sono specchi che riflettono chiaramente e fedelmente la Sua luce. Qualsiasi cosa attribuibile a loro in realtà è attribuibile a Dio, che è tanto il Visibile quanto l’Invisibile. È impossibile conoscere e raggiungere Colui Che è origine di tutto senza conoscere e raggiungere questi Esseri luminosi generati dal Sole della Verità. Perciò, giungendo alla presenza di questi Luminari benedetti si perviene alla “Presenza di Dio”. Dalla loro sapienza vien rivelata la sapienza di Dio e dalla luce del loro sembiante si manifesta lo splendore del volto di Dio. Dai molteplici attributi di queste Essenze del Distacco, Che sono il primo e l’ultimo, il visibile e il celato, vien reso evidente Colui Che è il Sole della Verità e “il Primo e l’Ultimo, il Visibile e il Celato”. Come anche gli altri sublimi nomi ed eccelsi attributi di Dio. Perciò: chiunque, in qualsiasi Dispensazione, abbia riconosciuto e sia giunto alla presenza di questi gloriosi, risplendenti ed eccellenti Luminari è veramente giunto alla “Presenza di Dio” ed è entrato nella città della vita eterna e immortale. Pervenire a queste presenza è possibile solo nel Giorno della Resurrezione, che è il Giorno in cui Dio sorge nella Sua Rivelazione che tutto abbraccia.
Questo è il significato di “Giorno della Resurrezione”, di cui si parla in tutte le scritture e che è annunziato a tutte le genti. Rifletti: può concepirsi un giorno più prezioso, potente e glorioso di questo, sì che l’uomo possa rinunziare volontariamente alla sua grazie e privarsi dei suoi doni che, come piogge primaverili, scendono dal cielo della misericordia su tutta l’umanità? Avendo così dimostrato in maniera conclusiva che non v’è giorno più grande di questo, né rivelazione più gloriosa di questa e avendo fornito tutte queste possenti e infallibili prove, che nessuna mente perspicace può contestare e nessun dotto ignorare, com’è possibile che l’uomo si privi di tale munifica grazia per la futile opposizione di gente dubbiosa e visionaria? Non conoscono la ben nota tradizione: “Quando sorge il Qa’im, quello è il Giorno della Resurrezione”? Allo stesso modo, gli Imám, inestinguibili luci di guida divina, hanno interpretato il versetto: “Stanno forse attendendo altra cosa che un sopravvenire di Dio in ombre di nubi?” - segno che è stato incontestabilmente considerato uno dei tratti caratteristici del Giorno della Resurrezione - come riferentesi al Qá’im e alla Sua manifestazione.
Ingègnati, perciò, fratello mio, d’afferrare il senso di “Resurrezione” e liberati gli orecchi dai discorsi oziosi dei reietti. Se entrassi nel regno della completa rinunzia, ti persuaderesti immediatamente che nessun giorno è più potente di questo e che non si può concepire resurrezione più maestosa di questa. Una buona azione compiuta in questo Giorno equivale a tutti gli atti virtuosi compiuti dagli uomini per miriadi di secoli, anzi, chiediamo perdono a Dio per questo confronto! Poiché, veramente, la ricompensa che quell’azione merita è molto al di là e al di sopra della valutazione umana. Queste anime ottuse e miserabili, non essendo riuscite a comprendere il vero significato di “Resurrezione” e di “giungere alla Presenza divina”, sono rimaste completamente prive di tale grazia. Sebbene il solo e fondamentale scopo di tutto il sapere, dell’impegno e della fatica che esso comporta sia quello di conseguire e riconoscere questo stadio, pure sono tutti immersi nel perseguimento dei loro studi materiali. Si negano un solo attimo di riposo e ignorano completamente Colui Che è Essenza di ogni sapere e unico Oggetto della loro ricerca! Si direbbe che non abbiano mai accostato le labbra alla coppa della Sapienza divina, né nai ottenuto la più piccola goccia della pioggia di grazia celeste.
Considera: chi nel giorno della Rivelazione di Dio non riesce a pervenire alla grazia della “Presenza divina” e a riconoscere la Sua Manifestazione, come può esser meritatamente chiamato dotto, anche se avesse passato millenni a ricercare la sapienza e acquisito tutto il sapere limitato e materiale degli uomini? È evidente che non si potrà mai ritenere che possieda la vera sapienza. Mentre il più incolto di tutti gli uomini, se sarà onorato di questa suprema distinzione, in verità sarà annoverato fra gli uomini divinamente sapienti, la cui sapienza viene da Dio, poiché avrà conseguito il culmine della sapienza e raggiunto la più alta vetta del sapere.
Anche questo stadio è uno dei segni del Giorno della Rivelazione; com’è scritto: “Gli umili fra voi Egli esalterà e coloro che sono esaltati umilierà”. E ugualmente ha rivelato nel Corano: “Or Noi volevamo invece beneficare coloro che eran stati umiliati sulla terra e volevamo farne guide spirituali fra gli uomini, volevamo farne Nostri eredi”. Oggi si è constatato che molti teologi, avendo respinto la Verità, sono caduti per sempre nei più profondi abissi dell’ignoranza e i loro nomi sono stati cancellati dal ruolo dei gloriosi e dei dotti. E quanti incolti, accettata la Fede, si sono librati in alto, e hanno raggiunte le somme vette del sapere, e hanno avuto il nome inciso sulla Tavola della Sapienza divina dalla Penna del Potere. Così “Iddio cancella quel che vuole e quel che vuole conferma: a Lui d’accanto è la Madre del Libro”. Perciò è stato detto: “Cercare l’evidenza quando la Prova è stata stabilita non è che un atto disdicevole e occuparsi di perseguire la sapienza quando l’Oggetto di ogni sapere è stato raggiunto è veramente biasimevole”. Dì: O popoli della terra! Mirate questo Giovane simile a una fiamma che rapido percorre l’illimitato abisso dello Spirito, annunziandovi la lieta novella: “Ecco: la Lampada di Dio risplende” e invitandovi a non trascurare la Sua Causa che, pur celata sotto i veli dell’antico splendore, brilla nella terra d’’Iráq sull’aurora della santità eterna.
O amico mio, se il volo del tuo intelletto esplorasse i cieli della Rivelazione del Corano e vi contemplasse il regno di sapienza divina che vi si apre, troveresti sicuramente innumerevoli porte di sapienza spalancate innanzi a te. Riconosceresti sicuramente che tutte le cose che oggi hanno impedito a costoro di giungere ai lidi dell’oceano della grazia eterna sono le stesse che nella Dispensazione Muhammadica impedirono alla gente dell’epoca di riconoscere quel divino Luminare e di testimoniare della Sua verità. Comprenderesti anche i misteri del “ritorno” e della “rivelazione” e soggiorneresti certamente nelle più alte dimore della certezza e della fiducia.
Avvenne un giorno che alcuni avversari di quell’impareggiabile Beltà, che si erano smarriti lungi dal Santuario imperituro di Dio, dicessero sarcasticamente a Muhammad queste parole: “Iddio ha pattuito con noi che non avessimo a credere a nessun messaggero finché non ci porti una vittima sacrificale che un fuoco dal cielo consumi”. Il senso di questo versetto è che Dio ha pattuito con loro che non debbano credere in nessun messaggero a meno che non operi il miracolo di Abele e Caino, che offra cioè, un sacrificio e che il fuoco del cielo lo consumi, come avevano sentito raccontare nella storia di Abele riportata nelle scritture. Così rispose Muhammad: “Son venuti a voi prima di me Messaggeri con prove chiarissime e anche con la prova che dite; perché allora li avete uccisi? Ditemelo, se siete sinceri!”. E ora, sii giusto, come potevano quelle persone del tempo di Muhammad esser vissute migliaia d’anni prima, all’epoca di Adamo o di altri Profeti? Perché Muhammad, Essenza di verità, avrebbe accusato la gente del Suo tempo dell’uccisione di Abele o di altri Profeti? Non hai altra alternativa che considerare Muhammad impostore o sciocco - Dio non voglia! - o sostenere che quei malvagi fossero gli stessi che in ogni epoca si opposero e cavillarono contro i Profeti e i Messaggeri di Dio, fino a farli martirizzare tutti.
Considera questo in cuor tuo, affinché le dolci brezze della sapienza divina, spiranti dai prati della misericordia, ti portino la fragranza della parola del Beneamato e facciano sì che la tua anima raggiunga il Ridván della comprensione. I perversi di tutti i tempi, non essendo riusciti a sondare il significato più profondo di queste gravi e feconde parole, hanno pensato che la risposta dei Profeti di Dio fosse inadeguata alle loro domande, attribuendo così ignoranza e stoltezza a quelle Essenze di sapienza e comprensione.
Muhammad esprime la Sua protesta contro la gente di allora anche in un altro versetto. Dice: “Mentre prima invocavano vittoria sugli empi, quando giunse loro Colui Che già conoscevano, Lo rinnegarono, maledica Iddio i negatori!”. Rifletti come anche questo versetto presupponga che la gente del tempo di Muhammad fosse la stessa del tempo degli antichi Profeti, che lottava e combatteva per divulgare la Fede e insegnare la Causa di Dio. Eppure come potevano le generazioni viventi ai tempi di Gesù e di Mosè e quelle del tempo di Muhammad esser considerate effettivamente le stesse? Inoltre, Coloro Che avevano conosciuti in precedenza erano Mosè, Rivelatore del Pentateuco, e Gesù, Autore del Vangelo. Eppure, perché Muhammad dice: “Quando giunse loro Colui Che già ben conoscevano” - cioè Gesù o Mosè - “Lo rinnegarono”? Non era stato Muhammad apparentemente chiamato con un nome diverso? Non proveniva da una città diversa? Non parlava una lingua differente e non rivelava una diversa Legge? Come si può allora dimostrare la verità di questo versetto e chiarirne il significato?
Ingegnati, dunque, di comprendere il significato di “ritorno” che è stato esplicitamente rivelato nel Corano e che finora nessuno ha capito. Che dici? Se dici che Muhammad era il “ritorno” degli antichi Profeti, come questo versetto afferma, anche i Suoi Compagni devono essere il “ritorno” dei Compagni di un tempo, e anche il “ritorno” della gente di prima è chiaramente affermato dal testo dei sopra citati versetti. E se lo neghi, rinneghi sicuramente la verità del Corano, la prova più certa di Dio agli uomini. Egualmente pròvati ad afferrare il significato di “ritorno”, “rivelazione” e “resurrezione”, come si vedono nei giorni delle Manifestazioni dell’Essenza divina, sì che tu possa vedere coi tuoi occhi il “ritorno” delle anime sante in corpi santificati e illuminati, e detergerti dalla polvere dell’ignoranza, e purificare, con le acque della misericordia che scorrono dalla Sorgente della Sapienza divina, il tuo ottenebrato io; allora forse per il potere di Dio e la luce della guida divina, potrai distinguere l’Alba dell’eterno splendore dalla notte tenebrosa dell’errore.
Inoltre, ti è evidente che i Latori del pegno di Dio sono stati manifestati ai popoli della terra come Rappresentanti di una nuova Causa e Portatori di un nuovo Messaggio. Tutti questi Uccelli del Trono Celeste, discendendo dal cielo della volontà di Dio e levandosi a proclamare la Sua irresistibile Fede, sono considerati un’unica anima e una stessa persona, perché bevono tutti alla stessa coppa dell’amore di Dio e tutti mangiano i frutti dello stesso Albero di Unicità. Ciascuna di queste Manifestazioni di Dio ha un doppio stato. Uno è quello di pura astrazione e unità essenziale. Sotto questo aspetto, se li chiamassi tutti con un nome e attribuissi loro le medesime qualità, non ti allontaneresti dal vero. Com’Egli ha rivelato: “Non facciamo distinzione alcuna fra i Messaggeri tutti che Iddio ha inviato”. Poiché tutti esortano i popoli della terra a riconoscere l’Unità di Dio e annunziano il Kawthar d’infinita grazia e munificenza. Sono tutti investiti del manto della Missione Profetica e onorati del peplo della gloria. Così ha rivelato Muhammad, il Punto del Corano: “Io sono tutti i Profeti”. E inoltre: “Sono il primo Adamo, Noè, Mosè e Gesù”. Dichiarazioni analoghe sono state fatte da ‘Alí. Espressioni come queste, che indicano l’unità essenziale di questi Esponenti di Unicità, sono altresì emanate dai Ruscelli dell’immortale parola di Dio e dai Forzieri delle gemme della sapienza divina e sono state inserite nelle scritture. Questi Sembianti sono ricettacoli del Comando Divino e aurore della Sua Rivelazione. E questa Rivelazione è eccelsa al di sopra dei veli della pluralità e delle esigenze numeriche. Così Egli dice: “La Causa Nostra è unica e sola”. Dato che la Causa è unica e sola, i suoi Esponenti sono necessariamente uno e lo stesso. Similmente gli Imám della Fede Muhammadica, lampade di certezza, hanno detto: “Muhammad è il nostro primo, Muhammad è il nostro ultimo, Muhammad è il nostro tutto”.
È chiaro ed evidente che tutti i Profeti sono Templi della Causa di Dio apparsi in differenti vesti. Se osserverai con occhio scrutatore, li vedrai dimorare tutti nello stesso tabernacolo, librarsi nello stesso cielo, assisi sullo stesso trono, pronunziare le stesse parole e proclamare la stessa Fede. Questa è l’unità di queste Essenze dell’essere, di quei Luminari d’infinito e incommensurabile splendore. Pertanto se una di queste sante Manifestazioni proclamasse: “Sono il ritorno di tutti i Profeti”, direbbe la pura verità. In tal modo, in ogni Rivelazione che segue vi è di fatto il ritorno di quella precedente e questa verità è conclusivamente comprovata. Dato che il ritorno dei Profeti di Dio, testimoniato da versetti e tradizioni, è stato esaurientemente dimostrato, anche il ritorno dei loro eletti è definitivamente provato. Questo ritorno è troppo evidente di per sé per aver bisogno di dimostrazioni o prove. Per esempio, considera che fra i Profeti v’era Noè. Quando fu investito del manto della Missione Profetica e spinto dallo Spirito di Dio a levarSi a proclamare la Sua Causa, a chiunque credette in Lui e accettò la Sua Fede fu conferita la grazia di una nuova vita. Si poteva veramente dire di lui che fosse rinato e fosse stato vivificato, dato che prima di credere in Dio e di accettare la Sua Manifestazione, aveva riposto gli affetti sulle cose terrene, come attaccamento ai beni del mondo, alla moglie, ai figli, al mangiare, al bere e simili, a tal punto che sua unica preoccupazione giorno e notte era quella di ammassare ricchezze e di procurarsi mezzi per concedersi godimenti e piaceri. A parte questo, prima d’aver gustato le acque vivificatrici della fede, era stato così legato alle tradizioni dei suoi antenati e tanto appassionatamente devoto all’osservanza dei loro usi e delle loro leggi, che avrebbe preferito affrontare la morte piuttosto che violare una lettera di quelle formalità superstiziose e degli usi correnti fra la gente. Al punto che la gente gridava: “In verità, abbiam trovato che i nostri padri seguivano una religione e, in verità, dall’orme loro ci lasciamo guidare”.
Questa stessa gente, benché avvolta in tutti quei veli di limitazione e ad onta delle restrizioni di tali pratiche, appena ebbe bevuto il nettare immortale della fede dalla coppa della certezza, offerta dalla mano della Manifestazione del Gloriosissimo, fu così trasformata che avrebbe rinunziato, per amor Suo, ai congiunti, alle sostanze, alla vita, alle credenze, a tutto insomma meno che a Dio! Era così prepotente la brama di Dio, tanto li elevava il trasporto di estatica gioia, che il mondo e tutto ciò che contiene svaniva nel nulla ai loro occhi. Non hanno illustrato con l’esempio i misteri della “rinascita” e del “ritorno”? Non è stato dimostrato che, prima che fosse loro conferita la nuova e meravigliosa grazia di Dio, cercavano in ogni modo di proteggere la propria vita dalla distruzione? Una spina non li avrebbe spaventati e la vista di una volpe non li avrebbe messi in fuga? Ma una volta onorati del supremo riconoscimento di Dio e ottenuta la Sua grazia munifica, avrebbero offerto spontaneamente diecimila vite sulla Sua via! Anzi, la loro anima benedetta, insofferente della prigione del corpo, agognava la liberazione. Un solo guerriero di quella milizia avrebbe affrontato e combattuto una moltitudine! Pure, se non fosse stato per la trasformazione operata nella loro vita, come avrebbero potuto esser capaci di compiere atti così contrari alle abitudini degli uomini, così incompatibili coi desiderî mondani?
È evidente che solo questa trasformazione mistica avrebbe potuto far sì che tale spirito e questo comportamento, completamente diversi dagli usi e dalle abitudini precedenti, si manifestassero nel mondo dell’esistenza. Poiché l’inquietudine si cambiò in pace, il dubbio in certezza, la timidezza in coraggio. Questa è la potenza dell’Elisir Divino che in un batter d’occhio trasforma le anime degli uomini!
Considera, per esempio, la sostanza del rame. Se nelle miniere gli fosse impedito di solidificarsi, nello spazio di settant’anni diverrebbe oro. C’è chi sostiene, anzi, che il rame è oro che, diventando solido, si trova in una condizione morbosa e non ha quindi raggiunto il suo vero stato.
Sia come si vuole, il vero elisir farà sì che in un istante la sostanza del rame raggiunga lo stato di oro superando i settant’anni di trasformazione in un solo momento. Potrebbe quest’oro chiamarsi rame? Si potrebbe sostenere che non ha raggiunto lo stato di oro, quando la pietra di paragone è a portata di mano per saggiarlo e distinguerlo dal rame?
Così, per il potere dell’Elisir Divino, anche queste anime traversano in un batter d’occhio il mondo della polvere e s’inoltrano nel regno della santità e con un solo passo oltrepassano la terra delle limitazioni e raggiungono il dominio oltre lo Spazio. Fa’ il possibile per ottenere questo Elisir che, in un fuggevole respiro, porta l’occidente dell’ignoranza all’oriente della sapienza, illumina le tenebre della notte con lo splendore del mattino, guida il viandante del deserto del dubbio alla sorgente della Presenza Divina e alla Fonte della Certezza e conferisce alle anime mortali l’onore d’essere ammesse nel Ridván dell’immortalità. Se quest’oro dovesse esser considerato rame, questa gente dovrebbe eser considerata la stessa di prima che fosse toccata dalla fede.
O fratello, vedi come tutti i profondi misteri della “rinascita” e della “resurrezione” siano stati svelati e chiariti innanzi ai tuoi occhi con queste parole esaurienti, incontestabili e conclusive. Voglia Dio che, con la Sua misericordia e la Sua assistenza, tu possa spogliarti corpo e anima del vecchio abito e indossare la nuova e imperitura veste.
Perciò, in tutte le Dispensazioni successive, coloro che precedono il resto dell’umanità nell’abbracciare la Fede di Dio, che bevono le limpide acque della sapienza dalla mano della Beltà divina e raggiungono le più eccelse vette della fede e della certezza, possono essere considerati, per il nome, la realtà, le azioni, le parole e il rango, il “ritorno” di coloro che avevano conseguito gli stessi onori in una Dispensazione precedente. Poiché qualsiasi cosa i seguaci di una precedente Dispensazione avessero manifestato, viene mostrato anche da quelli della generazione successiva. Considera la rosa: fiorisca in oriente o in occidente è pur sempre una rosa. Poiché ciò che conta non è la forma esteriore e l’aspetto, ma il profumo e la fragranza che emana.
Perciò purifica la vista da tutte le limitazioni terrene, per poterli vedere tutti designati da un Nome solo, rappresentanti di una sola Causa, manifestazioni di una sola Entità e rivelatori di una sola Verità, e comprendere il mistico “ritorno” delle Parole di Dio spiegato da questi detti. Rifletti per un momento sul comportamento dei seguaci della Dispensazione Muhammadica. Considera come, grazie al soffio vivificatore di Muhammad, siano stati purificati dalla bruttura delle vanità terrene, liberati dai piaceri egoistici e distaccati da tutto fuorché da Lui. E come abbiano preceduto tutti i popoli della terra nel giungere alla Sua santa Presenza - la Presenza di Dio - rinunziato al mondo e a tutto ciò che contiene, sacrificato spontaneamente e lietamente la vita ai piedi della Manifestazione del Gloriosissimo. E osserva ora il “ritorno” della stessa determinazione, della medesima costanza e rinuncia manifestate nei compagni del Punto del Bayán. Hai constatato come, per le meraviglie della grazia del Signore dei Signori, questi compagni abbiano issato gli stendardi della sublime rinuncia sulle inaccessibili vette della gloria. Queste Luci sono scaturite da una sola Sorgente e questi frutti sono frutti di un solo Albero. Non puoi scorgere né differenze né diversità fra loro. Tutto ciò viene dalla grazia di Dio! Egli concede la Sua grazia a chi vuole. Piaccia a Dio che evitiamo la terra della negazione e c’inoltriamo nell’oceano dell’accettazione, così da poter scorgere, con occhio puro da contraddizioni, i mondi dell’unità e della diversità, della varietà e dell’unicità, della limitazione e del distacco e spiccare il volo verso il più alto e intimo santuario del significato profondo del Verbo di Dio.
Da quanto esposto diviene perciò chiaro ed evidente che se, alla “Fine che non ha fine”, si manifesta e si leva un’Anima a proclamare e sostenere una Causa che un’altra Anima abbia proclamato e sostenuto al “Principio che non ha principio”, si può affermare che Colui Che è l’Ultimo e Colui Che era il Primo - in quanto Esponenti di una sola e unica Causa - sono veramente una sola Realtà. Per questo il Punto del Bayán - la vita di tutti, tranne la Sua, Gli sia sacrificata! - ha paragonato le Manifestazioni di Dio al sole il quale, benché sorga dal “Principio che non ha principio” sino alla “Fine che non ha fine”, nondimeno è sempre lo stesso. Se tu ora dicessi che questo è il primo sole, diresti il vero, e se dicessi che questo è il “ritorno” di quello, diresti pure il vero. E da quanto esposto appare evidente che il termine “ultimo” può applicarsi al “primo”, e il termine “primo” può applicarsi all’ “ultimo”, perché entrambi il “primo” e l’“ultimo”, si sono levati a proclamare un’unica, identica Fede.
Nonostante quest’argomento sia evidente agli occhi di coloro che hanno bevuto il vino della sapienza e della certezza, pure, quanti, incapaci di capirne il significato, hanno lasciato che il termine “Suggello dei Profeti” oscurasse la loro comprensione e li privasse della grazia di tutti i Suoi molteplici doni! Non ha Muhammad dichiarato: “Io sono tutti i Profeti”? Non ha detto, come già abbiamo ricordato: “Sono Adamo, Noè, Mosè e Gesù”? Perché Muhammad, Beltà immortale, Che ha detto: “Sono il il primo Adamo”, non avrebbe potuto dire anche: “Sono l’ultimo Adamo”? Dato che Si è considerato il “Primo dei Profeti” - cioè Adamo - in egual modo anche l’espressione “Suggello dei Profeti” può applicarsi a quella divina Beltà. È senza dubbio ammissibile che, essendo il “Primo dei Profeti”, Egli ne sia anche il “Suggello”.
In questa Dispensazione, il mistero di questo argomento è stato un’ardua prova per tutta l’umanità. Vedi quanti, attaccandosi a queste parole, hanno negato fede a Colui Che ne è il vero Rivelatore. Che cosa, Ci chiediamo, si poteva presumere significassero i termini “primo” e “ultimo”, quando si riferiscono a Dio - sia gloria al Suo Nome? Se sostengono che questi termini si riferiscono a quest’universo materiale, com’è mai possibile, dato che l’ordine visibile delle cose è ancora palesemente esistente? No: in questo caso “primo” non significa altro che “ultimo” e “ultimo” non altro che “primo”.
Come nel “Principio che non ha principio” il termine “ultimo” si può veramente applicare a Colui Che è l’Educatore del visibile e dell’invisibile, così anche i termini “primo” e “ultimo” possono applicarsi alle Sue Manifestazioni. Esse sono, allo stesso tempo, Esponenti del “primo” e dell’“ultimo”. Assise sul seggio del “primo” occupano il trono dell’“ultimo”. Un occhio intuitivo scorgerebbe subito che gli esponenti del “primo” e dell’“ultimo”, del “palese” e del “celato”, del “principio” e del “suggello”, non sono altri che questi Esseri santi, queste Essenze del Distacco, queste Anime divine. E se ti librassi nei regni di “Dio era solo e null’altro v’era all’infuori di Lui”, in quella Corte troveresti tutti questi nomi del tutto inesistenti e completamente dimenticati. Allora i tuoi occhi non sarebbero più oscurati da questi veli, da questi termini e da queste allusioni. Che stadio etereo e sublime è mai questo, cui Gabriele non può giungere senza guida, né l’Uccello Celeste arrivare senza aiuto!
E ora ingegnati di comprendere il significato di questo detto di ‘Alí, il Comandante dei Fedeli: “Penetrare i veli della gloria senza aiuto”. Fra questi “veli della gloria” sono i teologi e i dottori del tempo della Manifestazione di Dio che, per mancanza di discernimento e per amore e brama di comando, non si sono sottomessi alla Causa di Dio, anzi, si sono persino rifiutati di tendere l’orecchio alla Melodia divina. “Essi si sono messi le dita nelle orecchie”. E la gente, ignorando completamente Dio e prendendoli a maestri, si è posta ciecamente sotto l’autorità di questi tronfi e ipocriti capi, non possedendo personalmente né vista né udito, né cuore per distinguere il vero dal falso.
Nonostante gli ammonimenti, divinamente ispirati, di tutti i Profeti, i Santi e gli Eletti di Dio, che ingiungono agli uomini di vedere coi proprî occhi e di udire con le proprie orecchie, essi hanno sdegnosamente rifiutato i loro consigli e seguito ciecamente i capi della loro Religione e continueranno a seguirli. Se una persona povera e oscura, priva dell’ornamento del sapere dei dotti, si rivolgesse loro dicendo: “Seguite, o popolo, i Messaggeri di Dio”, molto sorpresi da questo invito, risponderebbero: “Come! Vuoi dire che tutti questi teologi, questi esponenti del sapere, con tutta la loro autorità, la loro pompa e il loro fasto, hanno errato e non hanno saputo distinguere il vero dal falso? Tu, e le persone come te, pretendete di aver compreso ciò che essi non hanno capito?”. Se il numero e la magnificenza delle vesti dovessero essere ritenuti indice di sapienza e verità, la gente d’altri tempi dovrebbe sicuramente essere considerata superiore e più degna di quella d’oggigiorno che non l’ha mai superata per numero, magnificenza e potenza.
È chiaro ed evidente che ogni qual volta furono rivelate le Sante Manifestazioni, i teologi del tempo hanno impedito alla gente di raggiungere la via della verità. Ne fanno fede i passi delle sacre scritture e dei sacri libri. Non un Profeta di Dio Si è manifestato Che non sia stato vittima dell’odio implacabile, delle accuse, del ripudio e dell’esecrazione del clero del Suo tempo. Guai a loro per le iniquità che le loro mani hanno operato nel passato! Guai a loro per quello che fanno adesso! Quali veli di gloria più fitti di queste incarnazioni dell’errore! Per la giustizia di Dio! Penetrare questi veli è la più potente di tutte le azioni; strapparli, la più meritoria! O coorti dello Spirito! Possa Iddio assistere noi e voi, affinché, al tempo della Sua Manifestazione, siate benignamente aiutati a compiere questi atti e a pervenire, nei Suoi giorni, alla Presenza di Dio.
Inoltre fra i “veli di gloria” vi sono termini come “Suggello dei Profeti” e simili, la cui eliminazione è azione di grande merito agli occhi di queste miserabili anime fallaci. A causa di questi detti misteriosi, di questi fitti “veli di gloria”, è stato impedito a tutti di contemplare la luce della verità. Non hanno sentito la melodia di quell’Uccello Celeste ripetere questo mistero: “Mille Fatime ho sposato, tutte figlie di Muhammad, Figlio di ‘Abdu’lláh, Suggello dei Profeti”? Quanti misteri ancora insoluti nel Tabernacolo della Sapienza di Dio e quante gemme di saggezza ancora celate nei Suoi inviolabili forzieri! Se riflettessi in cuor tuo, ti renderesti conto che la Sua opera non conosce né principio né fine. Il dominio delle Sue leggi è troppo vasto per esser descritto da lingua mortale o varcato da volo d’intelletto umano, e la distribuzione della Sua provvidenza troppo misteriosa per esser compresa da mente d’uomo. La Sua creazione non ha mai avuto fine ed è sempre esistita dal “Principio che non ha principio” e le Manifestazioni della Sua Bellezza non hanno contemplato alcun principio e così continueranno fino alla “Fine che non ha fine”. Pondera queste parole in cuor tuo e rifletti come si applichino a tutte queste Anime sante.
Nello stesso modo, sforzati di comprendere il significato della melodia dell’eterna bellezza di Husayn, figlio di ‘Alí, che rivolgendosi a Salmán disse parole come queste: “Fui con mille Adami; l’intervallo fra l’uno e l’altro era di cinquantamila anni e a ciascuno di loro annunziai il diritto di Successione conferito a mio padre”. Poi narra certi dettagli finché dice: “Ho combattuto mille battaglie sul sentiero di Dio, la più trascurabile e insignificante delle quali fu come la battaglia di Khaybar, in cui mio padre combatté e lottò contro gli infedeli”. Sfòrzati di comprendere, da queste due tradizioni, i misteri di “fine”, “ritorno” e “creazione senza principio o senza fine”.
O mio diletto! Troppo sublime è la Melodia celestiale perché orecchio umano possa udirla o mente d’uomo afferrarne il mistero! Come può una misera formica entrare nella corte del Gloriosissimo? Così anche le anime deboli, per mancanza di comprensione, negano questi enigmatici detti e dubitano della verità di queste tradizioni. No, nessuno può capirle, eccetto coloro che hanno cuore che comprende. Dì: Egli è quella Fine per la quale non può immaginarsi fine in tutto l’universo né concepirsi principio nel mondo della creazione. O moltitudini della terra, mirate gli splendori della Fine rivelate nelle Manifestazioni del Principio.
Strano! Questa gente con una mano si afferra ai versetti del Corano e alle tradizioni della gente della certezza che ha trovato conformi alle proprie tendenze e ai proprî interessi e con l’altra respinge quelli contrarî ai proprî piaceri egoistici. “Credete dunque in una parte della Scrittura rinnegando l’altra?”. Come potete giudicare ciò che non comprendete? Così anche il Signore dell’essere, nel Suo infallibile Libro, dopo aver parlato del “Suggello” nel Suo eccelso detto: “Muhammad è l’Apostolo di Dio e il Suggello dei Profeti”, ha rivelato a tutti la promessa di “pervenire alla Presenza divina”! Del pervenire alla Presenza del Re immortale fanno fede i versetti del Libro, alcuni dei quali abbiamo già citati. L’unico vero Dio Mi è testimone! Nel Corano non è stato rivelato nulla di più eccelso o esplicito del “pervenire alla Presenza divina”. Benedetto colui che vi è pervenuto nel momento in cui la maggior parte della gente, come potete constatare, se ne è allontanata.
Eppure, a causa del mistero del primo versetto si sono allontanati dalla grazia promessa dal secondo, ad onta del fatto che il “pervenire alla Presenza divina” nel “Giorno della Resurrezione” sia chiaramente affermato nel Libro. È stato dimostrato e definitivamente stabilito con chiare prove che per “Resurrezione” s’intende l’avvento della Manifestazione di Dio per proclamare la Sua Causa e “pervenire alla Presenza divina” significa giungere alla presenza della Sua Beltà nella persona della Sua Manifestazione. Perché, in verità, “Non L’afferrano gli sguardi ed Egli tutti gli sguardi afferra”. Nonostante tutti questi fatti incontestabili e queste lucide affermazioni, la gente si è stoltamente attenuta al termine “suggello” privandosi, così, di riconoscere completamente Colui Che è il Rivelatore tanto del Suggello quanto del Principio, nel giorno della Sua presenza. “Se Dio castigasse gli uomini per le loro perversità non avrebbe lasciato sulla terra anima viva! Ma li rimanda a un termine fisso!”. Ma, a parte tutto questo, se la gente avesse bevuto una goccia dei ruscelli cristallini che scorrono dalle parole “Dio fa tutto ciò che vuole e ordina tutto ciò che Gli piace”, non avrebbe mosso contro il Centro Focale della Sua Rivelazione tanti indegni cavilli. La Causa di Dio, tutti gli atti e le parole, sono nella stretta del Suo potere. “Tutto è imprigionato nel cavo della Sua Mano possente; ogni cosa Gli è facile e possibile!”. Compie tutto ciò che vuole e fa tutto ciò che Gli piace. “Bestemmia chiunque chiede perché, per qual motivo!”. Se scuotessero il torpore della negligenza e si rendessero conto di ciò che le loro mani hanno operato, perirebbero certamente e si getterebbero volontariamente nel fuoco, loro fine e vera dimora. Non hanno udito ciò che ha rivelato: “Non Gli si chiede conto delle Sue azioni”? Alla luce di queste parole come si può osare di chiederGli conto e perdersi in futili discorsi?
Dio Misericordioso! Tanta è la stoltezza e la perversità, che gli uomini si sono perduti dietro ai proprî pensieri e piaceri, volgendo le spalle alla sapienza e alla volontà di Dio - santificato e glorificato sia il Suo nome!
Sii giusto: se questa gente accettasse la verità di queste illuminate parole e di queste sante allusioni e riconoscesse Dio come “Colui Che fa ciò che vuole”, come potrebbe continuare ad attaccarsi a queste patenti assurdità? Anzi, con tutta l’anima accetterebbe qualsiasi cosa Egli dicesse e si sottometterebbe. Giuro nel nome di Dio! Se non fosse per le Leggi divine e per le imperscrutabili dispensazioni della Provvidenza, la terra stessa li avrebbe completamente distrutti tutti. “Egli, però, li rimanda a un termine fisso di un giorno stabilito”.
Sono passati milleduecentottant’anni da quando è sorta la Dispensazione Muhammadica e tutti i giorni all’alba questa gente cieca e ignobile ha recitato il Corano e ancora non è riuscita ad afferrare il senso di una lettera di quel Libro! Leggono e rileggono i versetti che provano chiaramente la realtà di questi santi argomenti e attestano la verità delle Manifestazioni della Gloria eterna, senza comprenderne ancora il senso. In tutto questo tempo non si sono neppure persuasi che in tutte le età la lettura delle scritture e dei libri sacri non ha altro scopo se non di portare il lettore a comprenderne il significato e a svelarne i più reconditi misteri. Altrimenti leggere senza comprendere non è di alcun vantaggio duraturo all’uomo.
Un giorno un essere bisognoso venne a questa Anima, assetato dell’oceano della Sua sapienza. Nel corso della conversazione si parlò dei segni del Giorno del Giudizio, della Resurrezione, della Rinascita e del Rendiconto. Ci sollecitò a spiegare come, in questa meravigliosa Dispensazione, le genti del mondo fossero state portate al rendiconto senza che nessuno se ne fosse accorto. Allora lo rendemmo edotto di certe verità della Scienza e della Saggezza antiche, secondo la portata della sua capacità e del suo intelletto. Poi gli chiedemmo: “Non hai letto il Corano e non conosci questo verso benedetto: “E in quel giorno non verrà richiesto del suo peccato né uomo né spirito”?”. Non ti rendi conto che interrogare non vuol dire interrogare a voce o a parole, come il versetto indica e prova? Poiché è detto: “I malvagi si riconosceranno pei loro segni e saranno afferrati pel ciuffo dei capelli e pei piedi”.
I popoli del mondo sono così giudicati dal volto. La miscredenza, la fede o l’iniquità si manifestano tutti in esso. È evidente che anche oggi quelli che sono nell’errore si riconoscono e si distinguono dai seguaci della Guida divina dal loro volto. Se questa gente riflettesse in cuor suo sui versetti del Libro, unicamente per amor di Dio e senz’altro desiderio che quello del Suo compiacimento, troverebbe certamente tutto ciò che cerca. Nei suoi versetti troverebbe rivelate e palesate tutte le cose, grandi e piccole, che sono avvenute in questa Dispensazione. Vi riconoscerebbe perfino le allusioni alla partenza delle Manifestazioni dei nomi e degli attributi di Dio dal loro paese natìo all’opposizione e all’arroganza sdegnosa del governo e della gente, e al soggiornare e sostare della Manifestazione Universale in un paese determinato e particolarmente designato. Però nessuno può intenderlo eccetto colui che possegga un cuore che comprende.
Suggelliamo il Nostro argomento con ciò che fu già rivelato a Muhammad. Possa tale suggello spandere la fragranza di quel muschio benedetto che conduce gli uomini al Ridván d’imperituro splendore! Egli disse, e la Sua parola è verità: “E Dio chiama alla Dimora della Pace e guida chi vuole sul retto sentiero”. “Per questi è una Dimora di Pace presso il loro Signore, ed Egli sarà il loro Patrono in compenso del bene ch’essi operavano”. Ciò Egli ha rivelato perché la Sua grazia pervada il mondo. Lodato sia Dio, Signore di tutti gli esseri.
Abbiamo variamente e ripetutamente mostrato il significato di ogni argomento, sì che ogni anima, grande o piccola, ne prenda la propria parte secondo le possibilità e le capacità. Se fosse incapace di comprendere un certo argomento, potrebbe raggiungere lo scopo rivolgendosi a un altro. “Che ogni tipo d’uomo sappia dove dissetarsi”.
In nome di Dio! Quest’Uccello Celeste che dimora adesso nella polvere, può gorgheggiare, oltre a queste melodie, miriadi di canti e oltre a questi detti, può svelare innumerevoli misteri. Ogni nota dei suoi discorsi inespressi è incommensurabilmente eccelsa al di sopra di tutto ciò che è già stato rivelato e immensamente glorificata al di là di ciò che è fluito da questa Penna. Possa il futuro svelare l’ora in cui, secondo il decreto della Volontà di Dio, le Spose dell’intimo significato usciranno, senza velo, dalle loro mistiche magioni e si manifesteranno nell’antico regno dell’esistenza. Nulla di nulla è possibile senza il Suo permesso; nessun potere può durare se non per il Suo potere; non v’è altro Dio che Lui. Suo è il mondo della creazione e Sua è la Causa di Dio. Tutto proclama la Sua Rivelazione e tutto spiega i misteri del Suo Spirito.
Nelle pagine precedenti, abbiamo già assegnato a ciascuno dei Luminari che sorgono dalle Sorgenti della santità eterna due stadî. Uno di questi, quello dell’unità essenziale, lo abbiamo già spiegato. “Non facciamo differenza alcuna fra loro”. L’altro è lo stadio di distinzione e riguarda il mondo della creazione e delle sue limitazioni. Da questo punto di vista ogni Manifestazione di Dio ha una differente individualità, una Missione definitivamente assegnata, una Rivelazione predestinata e limitazioni particolarmente fissate. Ognuna di esse è conosciuta con un nome differente, è caratterizzata da un attributo speciale, compie una missione definita e le è affidata una particolare Rivelazione. Com’Egli disse: “Di tali Messaggeri Divini alcuni li abbiam resi superiori ad altri; fra essi c’è chi parlò con Dio, ed Egli ne ha elevati alcuni di vari gradi. Così demmo a Gesù, figlio di Maria, prove chiare e Lo confermammo con lo Spirito Santo”.
A causa di questa differenza di stadio e missione le parole e le affermazioni che scaturiscono da queste Sorgenti di sapienza divina sembrano contraddirsi e differire. Ma agli occhi di coloro che sono iniziati ai misteri della saggezza divina, tutti i loro discorsi non sono, in realtà, che espressione di un’unica Verità. La maggior parte della gente, non essendo riuscita a valutare gli stadî ai quali Ci siamo riferiti, è perplessa e inquieta di fronte alle espressioni diverse pronunziate dalle Manifestazioni, che sono, poi, essenzialmente le stesse.
È sempre stato chiaro che tutte le diversità di espressione sono da attribuirsi alla differenza di stadio. Così, osservandole dal punto di vista dell’unicità e del distacco sublime, è stato ed è possibile applicare a tutte quelle Essenze dell’esistenza gli attributi di Ente Supremo, Divinità, Assoluta Singolarità e Intima Essenza, poiché esse stanno tutte sul trono della Rivelazione divina e sono assise sul seggio dell’Occultamento divino. Con la loro comparsa vien manifestata la Rivelazione di Dio e dal loro sembiante viene rivelata la Beltà di Dio. Ecco perché da queste Manifestazioni dell’Essere divino si sono sentiti pronunciare gli accenti di Dio.
Osservate alla luce del secondo stadio - stadio di diversità, differenziazione, limitazioni temporali, caratteristiche e regole - esse dimostrano assoluto asservimento, completa abnegazione e totale rinunzia. Com’Egli ha detto: “Sono il servo di Dio. Non sono che un uomo come voi”.
Da queste incontrovertibili dimostrazioni, pienamente suffragate, ingégnati di capire il significato dei quesiti che hai posti in modo da divenir saldo nella Fede di Dio e da non essere scoraggiato dalle contraddizioni nei detti dei Suoi Profeti e dei Suoi Eletti.
Se una delle Manifestazioni universali di Dio dichiarasse: “Sono Dio”, direbbe esattamente la verità senza dare adito a dubbi. Poiché è stato ripetutamente dimostrato che con la loro Rivelazione, i loro attributi e nomi, appaiono nel mondo la Rivelazione, il nome e gli attributi di Dio. Così Egli ha rivelato: “E non eri Tu a lanciar frecce, bensì Dio le lanciava”. E inoltre dice: “In verità, coloro che prestano giuramento di fedeltà a Te, prestan giuramento di fedeltà a Dio”. E se una di esse proferisse questa dichiarazione: “Sono il Messaggero di Dio”, direbbe la verità senz’alcun dubbio. Com’Egli dice: “Muhammad non è padre di nessuno fra i vostri uomini, bensì è il Messaggero di Dio”. Esaminate sotto questa luce, non sono altro che Messaggeri di quel Re ideale, di quell’essenza immutabile. E se tutte affermassero: “Sono il suggello dei Profeti”, affermerebbero il vero, senza la minima ombra di dubbio. Poiché sono una sola persona, una sola anima, un solo spirito, un solo essere, una sola rivelazione. Sono tutte Manifestazioni del “Principio” e della “Fine”, del “Primo” e dell’“Ultimo”, del “Visibile” e del “Celato”, di tutto ciò che concerne Colui Che è l’intimo Spirito degli Spiriti e l’eterna Essenza delle Essenze. E se dicessero: “Siamo servi di Dio”, anche questo è un fatto evidente e indiscutibile. Poiché si sono manifestate nello stato della più perfetta servitù, una servitù che nessuno potrà mai eguagliare. Così, allorché si immersero profondamente negli oceani della santità antica ed eterna, o quando si librarono verso le più eccelse vette dei misteri divini, queste Essenze dell’essere proclamarono che la loro parola è la Voce della divinità, l’Appello di Dio. Se l’occhio del discernimento fosse aperto, riconoscerebbe che proprio in questo stadio si sono considerate completamente annullate e inesistenti al cospetto di Colui Che tutto pervade, l’Incorruttibile. Penso che si siano reputate assoluta nullità e abbiano ritenuto blasfemo d’essere nominate in quella Corte. Poiché entro quella Corte il minimo sussurro di sé è segno di autosufficienza e di esistenza indipendente. Agli occhi di coloro che sono pervenuti a quella Corte un’idea simile è, di per sé, una grave trasgressione. Quanto più grave sarebbe se dinanzi a quella Presenza fosse nominato altro, se cuore, lingua, mente o anima d’uomo fossero occupati d’altro che del Beneamato, se gli occhi mirassero altro sembiante che la Sua beltà, gli orecchi fossero pronti ad ascoltare altra melodia che la Sua voce e i piedi calcassero altro sentiero che il Suo.
In questo giorno la brezza di Dio spira e il Suo Spirito ha pervaso tutte le cose. Così travolgente è la Sua grazia che la penna si arresta e la lingua si fa muta.
In virtù di questo stadio esse hanno rivendicato a sé la Voce della Divinità e simili, mentre in virtù del Rango Messianico si sono dichiarate Messaggeri di Dio. In ogni circostanza hanno pronunizato una parola conforme alle necessità del momento e si sono attribuite tutte queste dichiarazioni; dichiarazioni che dal regno della Rivelazione divina giungono fino al regno della creazione e dal dominio della Divinità arrivano fino al dominio dell’esistenza terrena. Così, quale che sia la loro parola, si riferisca ai regni della Divinità, della Sovranità, della Missione Profetica, del Rango Messianico, del Custodiato, dell’Apostolato o dell’Asservimento, è sempre verace, senza ombra di dubbio. Perciò le considerazioni da Noi citate a sostegno dei Nostri argomenti devono essere attentamente valutate, perché i detti contraddittori usati dalle Manifestazioni dell’Invisibile e dalle Fonti di Santità cessino di turbare l’anima e di intricare la mente.
Si devono ponderare le parole pronunziate dai Luminari della Verità e, se non se ne dovesse afferrare il senso, si deve cercare lume presso i Custodi dei tesori della Sapienza perché ne interpretino il significato e ne svelino il mistero. Poiché a nessuno è concesso d’interpretare le sante parole secondo la propria imperfetta comprensione o, trovandole contrarie alle proprie tendenze e ai proprî desideri, respingerne e negarne la verità. Poiché tale è oggi l’atteggiamento dei teologi e dei dottori di quest’epoca che occupano i seggi della sapienza e della dottrina e che hanno chiamato l’ignoranza sapienza e l’oppressione giustizia. Se costoro interrogassero la Luce della Verità circa le immagini che la loro fatua fantasia ha plasmato e non trovassero la Sua risposta conforme al loro concetto e alla loro comprensione del Libro, di certo accuserebbero di mancanza di comprensione Colui Che è la Miniera e la Sorgente Principale di tutta la sapienza. Queste cose sono sempre accadute.
Per esempio, Muhammad, il Signore dell’esistenza, quando fu interrogato riguardo ai novilunî, per comando di Dio rispose: “... sono periodi stabiliti a vantaggio dell’uomo”. Per questo, coloro che L’udirono, L’accusarono d’ignoranza.
Egualmente nel versetto circa lo “Spirito” Egli dice: “Ti chiederan dello Spirito. Rispondi: “Lo Spirito procede dall’ordine del Mio Signore””. Non appena Muhammad ebbe data la risposta, tutti protestarono a gran voce dicendo: “Guardate! Un ignorante che non sa che cosa sia lo Spirito, si proclama rivelatore della Sapienza divina!”. E ora considera i teologi di oggi che, sentendosi onorati del Suo nome e constatando che i loro padri avevano riconosciuto la Sua Rivelazione, si sono sottomessi ciecamente alla Sua verità. Osserva: se questa gente ricevesse oggi simili risposte a domande siffatte, le respingerebbe e le denunzierebbe senza esitazione, anzi, avanzerebbe gli stessi cavilli di allora, come li hanno avanzati oggi. Tutto ciò sebbene queste Essenze dell’esistenza siano immensamente superiori a tali strane idee e illimitatamente glorificate al di là di tutti questi discorsi fatui e al disopra dell’intuizione di ogni cuore che comprende. La loro così detta dottrina, paragonata a quella Sapienza, è falsità assoluta e tutta la loro comprensione clamoroso errore. No: qualsiasi cosa emani da queste Miniere di Saggezza divina e da questi Tesori di sapienza eterna è verità, null’altro che verità. Il detto: “La sapienza non è che un punto che gli stolti hanno moltiplicato” suffraga il Nostro argomento e la tradizione: “La sapienza è una luce che Dio infonde nel cuore di chiunque Egli voglia” conferma la Nostra tesi.
Non avendo compreso il significato di Sapienza e avendo chiamato con questo nome idee forgiate dalla loro immaginazione e create dalle personificazioni dell’ignoranza, hanno inflitto alla Sorgente della Sapienza ciò che hai udito e constatato.
Per esempio un tale, che, molto rinomato per dottrina e posizione, si considerava uno dei capi più autorevoli della sua gente, aveva accusato e vilipeso nel suo libro tutti i rappresentanti della vera dottrina. Ciò appariva molto chiaramente da esplicite dichiarazioni e da allusioni in tutto il libro. Avendo sentito spesso parlare di lui, Ci proponemmo di leggere alcune delle Sue opere. Quantunque non siamo mai stati propensi a consultare gli scritti altrui, pure, interrogati da alcuni a suo riguardo, sentimmo la necessità di prender visione dei suoi libri per poter rispondere con cognizione di causa a chi Ci interrogava. Ma le sue opere in arabo non erano reperibili, finché un giorno qualcuno Ci informò che era possibile trovare in città un dei suoi lavori, intitolato Irshádu’l-‘Avám. Il titolo sapeva già di presunzione e vanagloria, poiché egli si reputava uomo erudito e considerava ignorante il resto dell’umanità. Il suo valore traspariva già dal titolo che aveva scelto. Si capiva chiaramente che l’autore, smarrito nel deserto dell’ignoranza e della stoltezza, seguiva la via dell’egoismo e del desiderio. Pensiamo avesse dimenticato la ben nota tradizione che dice: “Sapienza è tutto lo scibile; potenza e forza, l’intera creazione”. Cionondimeno, mandammo a prendere il libro che tenemmo presso di Noi alcuni giorni. Lo consultammo un paio di volte. La seconda volta, per caso, Ci cadde sott’occhio la storia del “Mi‘ráj” di Muhammad di Cui si diceva: “Se non fosse stato per Te, non avrei creato il cielo”. Notammo che aveva enumerato una ventina o più di scienze, la conoscenza delle quali riteneva essenziale per la comprensione del mistero del “Mi‘ráj”. Deducemmo dalla sua argomentazione che chi non fosse profondamente versato in tutte queste scienze non avrebbe mai potuto arrivare a una corretta comprensione di questo tema trascendente ed eccelso. Fra le scienze specificate vi erano le astrazioni metafisiche, l’alchimia e la magia naturale. Quest’uomo aveva considerato tali dottrine, vane e superate, essenziali per la comprensione dei sacri e perenni misteri della Sapienza divina.
Gran Dio! Questa è la portata del suo intelletto. Eppure, considera quali cavilli e calunnie ha riversato su quelle Personificazioni dell’infinita sapienza di Dio! Com’è giusto e vero il detto: “Getti calunnie in faccia a Coloro Che l’Unico vero Dio ha fatto Custodi dei Tesori del Suo settimo cielo?”. Nessun cuore o mente che comprendano, nessuno fra i saggi e i dotti ha preso nota di quelle assurde affermazioni. Eppure, è chiaro ed evidente per ogni cuore avveduto che questa così detta erudizione è ed è sempre stata respinta da Colui Che è il vero unico Dio! Come può la conoscenza di queste scienze, così spregevoli agli occhi dei veri dotti, esser considerata essenziale per la comprensione dei misteri del “Mi‘ráj” quando il Signore del “Mi‘ráj” non Si preoccupò mai di una sola lettera di queste limitate e oscure dottrine e mai Si contaminò il cuore radioso con nessuna di queste fantastiche illusioni? Com’Egli ha giustamente detto: “Tutte le opere umane cavalcano sopra un asino zoppo, mentre la Verità, cavalcando sul vento, si lancia attraverso lo spazio”. Per la giustizia di Dio! Chiunque desideri sondare il mistero di questo “Mi’ráj” e brami una goccia di quest’oceano, se lo specchio del suo cuore è già appannato dalla polvere di queste dottrine, dovrà forbirlo e purificarlo acciocché la luce di questo mistero vi si possa riflettere.
In questo giorno coloro che sono immersi nell’oceano dell’antica Saggezza e dimorano nell’arca della saggezza divina vietano agli uomini simili vaneggiamenti. Grazie a Dio, i loro petti illuminati sono immuni da ogni traccia di questa erudizione e si sono innalzati al disopra di questi fitti veli. Noi abbiamo distrutto, col fuoco dell’amore del Beneamato, il più fitto di tutti i veli, quello cui allude il detto: “Il più fitto di tutti i veli è il velo del sapere”. Sulle sue ceneri abbiamo innalzato il tabernacolo della sapienza divina. Sia lodato Iddio abbiamo bruciato i “veli della gloria” col fuoco della beltà dell’Amatissimo. Abbiamo scacciato dal cuore umano tutto, tranne Colui Che è il Desiderio del mondo e ce ne gloriamo. Non ci aggrappiamo ad altra sapienza che alla Sua Sapienza e poniamo il cuore su null’altro che sulle glorie fulgenti della Sua luce.
Restammo molto sorpresi nell’osservare che il suo solo scopo era far capire alla gente che egli possedeva tutte queste scienze. Eppure, lo giuro su Dio, non un alito spirato dai prati della sapienza divina ha mai sfiorato la sua anima, mai egli ha svelato un solo mistero dell’antica saggezza. No: se gli fosse spiegato il significato di sapienza, il cuore gli si riempirebbe d’angoscia e tutto il suo essere sarebbe scosso fino alle midolla. Nonostante le sue abiette e insensate dichiarazioni, osserva a quale grado di assurdità sian giunte le sue pretese!
Dio misericordioso! Com’è grande il Nostro stupore nel vedere come la gente gli si sia raccolta attorno e gli sia fedele. Accontentandosi della polvere caduca, questa gente s’è rivolta a lui, gettandosi alle spalle Colui Che è il Signore dei Signori. Soddisfatti del gracchiare del corvo e innamorati del volto della cornacchia, hanno rinunziato alla melodia dell’usignolo e al fascino della rosa. Quali indicibili errori ha rivelato l’attenta lettura di questo libro pretenzioso! Sono troppo indegni perché la penna li descriva e troppo infimi per accordar loro un momento d’attenzione. Se però si trovasse una pietra di paragone, essa distinguerebbe subito la verità dalla menzogna, la luce dalle tenebre e il sole dall’ombra.
Fra le scienze che questo tale pretendeva di conoscere vi era l’alchimia. Speriamo che un re o una persona autorevole e potente lo inviti a tradurre questa scienza dal regno della fantasia al dominio della realtà e dal piano della mera presunzione a quello dei risultati effettivi. Potesse questo incolto e umile Servo, Che non ha mai preteso di conoscere queste cose, né le ha mai ritenute norma di vera scienza, intraprendere lo stesso compito, affinché si potesse conoscere così la verità e separarla dalla menzogna. Ma a quale scopo? Tutto quel che questa generazione Ci poté offrire furono le ferite dei suoi strali e la sola coppa che porse alle Nostre labbra fu quella del suo veleno. Sul collo portiamo ancora le cicatrici delle catene e sul corpo abbiamo impressi i segni di una crudeltà inesorabile.
Quanto alle cognizioni, all’ignoranza, alla comprensione e alla fede di quest’uomo, vedi ciò che ha rivelato il Libro che tutto contiene: “E allora l’albero Zaqqúm sarà cibo dell’Athím”. Poi seguono certi versetti, finché dice: “Gustane tu, ch’eri possente, ch’eri Karím!”. Rifletti come sia stato chiaramente ed esplicitamente descritto nell’incorruttibile Libro di Dio! Di più, quest’uomo, simulando umiltà, si era chiamato nel suo libro “servo athím”: “Athím” nel Libro di Dio, potente fra il volgo, “Karím” di nome!
Medita sul versetto benedetto: “Non v’è nulla di umido o di secco, che non sia registrato nel Libro Chiaro” affinché il suo significato resti impresso sulla tavola del tuo cuore. E tuttavia una moltitudine di persone gli è fedele. Hanno respinto il Mosè della sapienza e della giustizia per seguire il Sámirí dell’ignoranza. Hanno distolto gli occhi dall’Astro della verità che brilla nei cieli divini e sempiterni, ignorandone completamente lo splendore.
Fratello mio! Solo una Miniera divina può produrre gemme di sapienza divina; solo nel Giardino ideale si può aspirare la fragranza del fiore mistico e i gigli dell’antica saggezza non possono fiorire che nella città di un cuore immacolato. “E la terra buona, vi crescono piante molte col permesso di Dio, ma se è cattiva crescono rare”.
Dato che si è chiaramente dimostrato che soltanto gli iniziati ai misteri divini possono comprendere le melodie cantate dall’Uccello del Cielo, incombe a tutti l’obbligo di chieder lume sulle incertezze della Fede di Dio e sulle oscure allusioni proferite dalle Fonti di Santità a coloro che hanno il cuore illuminato, ai Tesori dei misteri divini. Così saranno svelati questi misteri, non con l’aiuto di dottrine acquisite, ma con la sola assistenza di Dio e con le effusioni della Sua grazia. “...e domandatene, se non lo sapete, a quelli che hanno la custodia delle sacre Scritture”.
Ma, fratello mio, quando un vero ricercatore si accinga a iniziare la ricerca sul sentiero che conduce alla sapienza dell’antico dei Giorni, deve prima di tutto mondarsi e purificarsi il cuore, che è la sede della rivelazione dei profondi misteri di Dio, dalla polvere ottenebrante di tutta la sapienza acquisita e dalle allusioni delle personificazioni di fantasie sataniche. Deve nettarsi il petto, santuario dell’eterno amore del Beneamato, da ogni lordura, purificarsi l’anima da tutto ciò che appartenga all’acqua e al fango e da ogni attaccamento basso ed effimero. Deve tanto mondarsi il cuore che nessuna traccia d’amore o di odio vi si attardi, perché l’amore non lo conduca ciecamente in errore e l’odio non lo respinga lungi dalla verità. Come anche tu puoi constatare, oggigiorno la maggior parte delle persone a causa di quest’amore e di quest’odio s’è privata del Volto immortale, si è smarrita lontana dalle Personificazioni dei misteri divini e, senza pastore, va raminga nel deserto dell’oblìo e dell’errore. Questo ricercatore deve sempre confidare in Dio, rinunciare agli uomini della terra, distaccarsi dal mondo della polvere e aggrapparsi a Colui Che è il Signore dei Signori. Non deve mai esaltare se stesso al di sopra degli altri, deve cancellare dalla tavola del cuore ogni traccia d’orgoglio e vanagloria, armarsi di pazienza e di rassegnazione, osservare il silenzio e astenersi da discorsi fatui. Poiché la lingua è un fuoco che cova e l’abuso di parole un veleno mortale. Il fuoco materiale consuma il corpo, ma il fuoco della lingua divora tanto il cuore quanto l’anima. La forza del primo è di breve durata, mentre gli effetti dell’ultimo durano per secoli.
Quel ricercatore deve anche considerare la maldicenza come una grave colpa e tenersene lontano, poiché essa spegne la luce del cuore e distrugge la vita dell’anima. Deve contentarsi di poco e affrancarsi da tutti i piaceri sfrenati. Deve far tesoro della compagnia di coloro che hanno rinunciato al mondo e considerare prezioso beneficio lo sfuggire alla gente millantatrice e mondana. All’alba d’ogni giorno deve comunicare con Dio e perseverare con tutta l’anima nella ricerca del Beneamato. Deve distruggere ogni pensiero perverso con la fiamma dell’amorosa menzione di Lui e, con la rapidità della folgore, oltrepassare tutto ciò che non sia Lui. Deve soccorrere i miseri e mai distogliere le sue cure dai derelitti. Dev’essere gentile con gli animali e tanto più coi suoi simili dotati del potere della parola. Non deve esitare ad offrire la vita per il Beneamato, né lasciare che le critiche degli uomini lo distolgano dalla Verità. Non deve desiderare per gli altri quello che non desidera per sé, né promettere ciò che non può mantenere. Il ricercatore deve evitare con tutto il cuore la compagnia dei malvagi e pregare per la remissione dei loro peccati. Deve perdonare il peccatore e mai disprezzarne l’infimo stato poiché nessuno sa quale sarà la propria fine. Quante volte nell’ora della morte un peccatore ha raggiunto l’essenza della fede e, bevendone il nettare immortale, ha spiccato il volo verso le Coorti celesti. E quante volte un credente devoto, al momento dell’ascesa dell’anima, è talmente cambiato da cadere nel fuoco dell’abisso. Il Nostro scopo nel rivelare queste parole ponderose e convincenti è quello di persuadere il ricercatore a considerare transitorio tutto ciò che non è Dio e a ritenere tutto, fuorché Colui Che è l’Oggetto di tutta l’adorazione, nullità assoluta.
Queste sono le qualità degli eccelsi, il contrassegno di coloro che vivono nello spirito e sono state già citate a proposito dei requisiti dei viandanti che calcano la Via della Sapienza Positiva. Qualora il viandante distaccato e il ricercatore sincero abbia adempiuto queste condizioni essenziali, allora e soltanto allora lo si potrà chiamare vero ricercatore. Chi risponde ai requisiti espressi nel versetto “Ma quelli che lotteranno zelanti per Noi”, godrà della benedizione conferita dalle parole “li guideremo per le Nostre vie”.
Soltanto quando la lampada della ricerca, dello sforzo intenso, del desiderio ardente, della devozione appassionata, dell’amore fervido, del rapimento e dell’estasi sia accesa nel cuore del ricercatore e la brezza della Sua amorosa premura gli si riversi sull’anima, le tenebre dell’errore si disperderanno, le nebbie dei dubbi e delle incertezze si dissiperanno e le luci della sapienza e della certezza avvolgeranno il suo essere. In quell’ora il mistico Araldo, portando la gioiosa novella dello Spirito, brillerà dalla Città di Dio, luminoso come il mattino e con lo squillo della tromba del Sapere risveglierà il cuore, l’anima e lo spirito dall’assopimento della negligenza. Allora i molteplici favori e l’effusione della grazia del santo ed eterno Spirito conferiranno al ricercatore una vita talmente nuova, che egli si troverà dotato di un nuovo occhio, d’un nuovo orecchio, d’un nuovo cuore e di una nuova mente. Contemplerà i segni palesi dell’universo e penetrerà gli occulti misteri dell’anima. Osservando con l’occhio di Dio scorgerà in ogni atomo una porta che conduce agli stadi dell’assoluta certezza. In ogni cosa scorgerà i misteri della Rivelazione divina e i segni di una manifestazione eterna.
Giuro nel nome di Dio! Se chi calca il sentiero della guida e si sforza di scalare le vette della rettitudine raggiungesse questo stadio glorioso e supremo, aspirerebbe la fragranza di Dio da una distanza di mille leghe e scorgerebbe il mattino splendente della Guida divina sorgere sull’alba di tutte le cose. Qualsiasi cosa, benché minima, sarebbe per lui una rivelazione che lo condurrebbe al Beneamato, Oggetto della sua ricerca. L’intuizione di questo ricercatore sarà così grande che distinguerà la verità dalla menzogna come il sole dall’ombra. Se la soave fragranza di Dio esalasse dai più remoti angoli dell’oriente, sicuramente la riconoscerebbe e l’aspirerebbe, anche se si trovasse agli estremi confini dell’occidente. E distinguerà chiaramente tutti i segni di Dio - le Sue meravigliose parole, le grandi opere, le possenti azioni - dall’agire, dalle parole e dalle maniere degli uomini, come il gioielliere distingue la gemma dalla pietra o l’uomo distingue la primavera dall’autunno e il calore dal gelo. Quando il canale dell’anima umana sia purificato da ogni ostacolo di attaccamenti terreni, sentirà infallibilmente l’alito del Beneamato da smisurate distanze e, guidata dal suo profumo, raggiungerà la Città della Certezza e vi entrerà. Qui discernerà le meraviglie della Sua antica saggezza e dal fruscìo delle foglie dell’Albero che vi fiorisce percepirà tutti gli insegnamenti celati. Con le orecchie interiori ed esteriori udrà gl’inni di gloria e le lodi ascendere dalla polvere al Signore dei Signori e con l’occhio interiore scoprirà i misteri del “ritorno” e della “rinascita”. Quale indicibile gloria nei segni, negl’indizi, nelle rivelazioni e negli splendori che il Re dei nomi e degli attributi ha destinato a quella Città! Il pervenirvi disseta senz’acqua e senza fuoco attizza l’amore di Dio. In essa ogni filo d’erba racchiude i misteri d’una saggezza imperscrutabile e sopra ogni roseto miriadi di usignoli, in estasi benedetta, innalzano le loro melodie. I suoi tulipani meravigliosi svelano il mistero del Fuoco imperituro del Roveto Ardente e i suoi soavi aromi di santità spandono il profumo dello Spirito Messianico. Senz’oro concede dovizia e conferisce immortalità senza morte. In ogni sua foglia sono racchiuse delizie ineffabili e in ogni recesso sono celati infiniti misteri.
Coloro che valorosamente si adoperano a ricercare la volontà di Dio, una volta che abbiano rinunziato a tutto fuorché a Lui, saranno così attaccati e legati a quella Città che il separarsene, anche momentaneamente, sarebbe per loro inconcepibile. Tenderanno l’orecchio alle prove infallibili del Giacinto di quell’assemblea e riceveranno le più sicure testimonianze dalla beltà della sua Rosa e dalla melodia del suo Usignolo. Ogni mille anni circa questa Città sarà rinnovata e riadornata.
Perciò, o amico mio, dobbiamo compiere il massimo sforzo per giungere a quella città e, con la grazia e l’amorosa assistenza di Dio, strappare i “veli di gloria” e così sacrificare con indefettibile fermezza le nostre anime languenti sulla via del Nuovo Beneamato. Con le lacrime agli occhi dobbiamo ferventemente e incessantemente implorarLo di accordarci il favore di quella grazia. Quella Città non è altro che il Verbo di Dio rivelato in ogni epoca e Dispensazione. Al tempo di Mosè fu il Pentatèuco; al tempo di Gesù il Vangelo; al tempo di Muhammad, il Messaggero di Dio, il Corano; ai giorni nostri è il Bayàn e nella dispensazione di Colui Che Dio manifesterà, il Suo Libro, il Libro cui tutti i libri delle Dispensazioni precedenti si riferiscono, il Libro più trascendente ed eccelso di tutti. Queste Città sono munificamente provviste di cibo spirituale e vi sono preordinate delizie incorruttibili. Il cibo che offrono è il pane celeste e lo Spirito che impartiscono è l’imperitura benedizione di Dio. Alle anime distaccate accordano il dono dell’Unità, arricchiscono il derelitto e a coloro che errano nel deserto dell’ignoranza offrono la coppa della sapienza. Tutta la guida, le benedizioni, la dottrina, la comprensione, la fede e la certezza conferite a tutto ciò che è in cielo e in terra sono celate e custodite in queste Città.
Per esempio, il Corano pei seguaci di Muhammad era una fortezza inespugnabile. Al Suo tempo, chiunque v’entrasse, era al riparo dagli assalti diabolici, dalle saette minacciose, dai dubbi che divorano l’anima e dalle empie insinuazioni del nemico. Gli era pure concessa una parte dei buoni, eterni frutti, frutti della saggezza dell’Albero divino. Gli si davano da bere le acque incorruttibili del fiume della sapienza e gli si faceva gustare il vino dei misteri dell’Unità divina.
Tutto ciò che era necessario alla gente a proposito della Rivelazione e delle Leggi di Muhammad si trovava rivelato e palesato in quel Ridván di gloria risplendente. Quel Libro costituisce una testimonianza duratura per il suo popolo dopo Muhammad, poiché i suoi decreti sono indiscutibili e le sue promesse sicure. A tutti è stato ordinato di seguirNe i precetti fino “all’anno sessanta”, anno dell’avvento della meravigliosa Manifestazione di Dio. Quello è il Libro che infallibilmente conduce il ricercatore al Ridván della Presenza divina e fa sì che chi ha abbandonato il proprio paese e s’avanza sulla via della ricerca entri nel tabernacolo dell’eterno ricongiungimento. La sua guida non può mai fallire, nessun’altra testimonianza può superare la sua. Tutte le altre tradizioni, gli altri libri e gli altri testi sono privi di tale prerogativa, perché tanto le tradizioni quanto coloro che le hanno enunciate sono confermati e dimostrati unicamente dal suo testo. Inoltre, le tradizioni differiscono molto fra loro e molteplici sono le loro astrusità.
Avvicinandosi la fine della Sua missione, Muhammad pronunziò queste parole: “Invero lascio fra voi le mie due ponderose testimonianze: Il Libro di Dio e la Mia Famiglia”. Sebbene avesse rivelato molte tradizioni, pure quella Sorgente di Missione Profetica e Miniera di Guida divina ricordò soltanto il Libro, scegliendolo così come il più potente strumento e la più sicura testimonianza per i ricercatori, guida per gli uomini fino al Giorno della Resurrezione.
Considera attentamente, con occhio imparziale, cuore puro e spirito santificato, ciò che Dio ha fissato quale testimonianza di retta guida per la Sua gente nel Suo Libro, la cui autenticità è riconosciuta tanto dai potenti quanto dagli umili. A questa testimonianza noi due, come tutti i popoli del mondo, dobbiamo attenerci, perché dalla sua luce possiamo conoscere e distinguere la verità dalla menzogna e la retta guida dall’errore. Dato che Muhammad ha limitate le Sue testimonianze al Suo Libro e alla Sua Famiglia, e poiché quest’ ultima si è estinta, Sua unica testimonianza fra la gente rimane solo il Libro.
Al principio del Suo Libro Egli dice: “Alif. Lám. Mím. Questo è il Libro scevro di dubbi dato come guida per i timorati di Dio”. Nelle lettere isolate del Corano sono racchiusi i misteri dell’Essenza divina e nelle loro conchiglie son custodite le perle della Sua Unità. Per mancanza di spazio non Ci soffermiamo, adesso, su questo tema. Estrinsecamente significano Muhammad, cui Dio Si rivolge dicendo: “O Muhammad, non vi sono né dubbi né incertezze riguardo a questo Libro che è stato inviato dal cielo dell’Unità divina. In esso vi è la guida per coloro che temono Dio”. Considera com’Egli abbia fissato e decretato che proprio questo Libro, il Corano, sia guida per tutti coloro che sono in cielo e in terra. Egli, Essere divino, inconoscibile Essenza, ha dichiarato che esso è, al di là di ogni dubbio e incertezza, guida per tutta l’umanità fino al Giorno della Resurrezione. E ora, chiediamo, è giusto che questa gente consideri con dubbio e incertezza questa ponderosa Testimonianza la cui origine divina Dio ha proclamato certificando che è personificazione della verità? È giusto che si allontani da ciò ch’Egli ha scelto a supremo Strumento di guida per giungere alle più alte vette della Sapienza e che cerchi altro? Come possono permettere che gli assurdi e stolti discorsi degli uomini spargano nelle menti i semi della sfiducia? Come possono ancora futilmente sostenere che una certa persona ha parlato in una maniera o in un’altra o che una certa cosa non è accaduta? Se oltre al Libro di Dio si fosse potuto concepire uno strumento più potente e una guida più sicura per l’umanità, non lo avrebbe rivelato in quel versetto?
Non dobbiamo allontanarci dall’inoppugnabile ingiunzione e dal decreto fissato da Dio e rivelato nel versetto citato. Dobbiamo accettare le sacre e meravigliose Scritture, perché, non facendolo, non riconosciamo la verità di questo verso benedetto. Poiché è evidente che chi non ha accettato la verità del Corano, non ha, in verità, accettato la verità delle Scritture precedenti. Questa è la spiegazione manifesta del versetto. Se ne esponessimo i significati intrinseci e ne spiegassimo i misteri reconditi non basterebbe l’eternità a esaurire la materia né l’universo a udirli. Dio è testimone della verità del Nostro dire.
In un altro passo, in modo simile Egli dice: “E se avete dei dubbi su ciò che abbiamo rivelato al Nostro Servo, producete una Sura simile a quelle e chiamate i vostri testimoni altri che Dio, se siete sinceri!” Vedi com’è elevato lo stadio e com’è grande la virtù di questi versetti che Egli ha dichiarato essere Sua più sicura testimonianza, Sua prova infallibile, evidenza del Suo potere dominatore e rivelazione della forza del Suo volere. Egli, il Re divino, ha proclamato che i versetti del Suo Libro hanno supremazia indiscussa su tutte le cose che testimoniano la Sua verità. Poiché, confrontati a tutte le altre prove e a tutti i segni, i versetti divinamente rivelati splendono come il sole, mentre tutti gli altri sono come stelle. Per i popoli della terra sono testimonianza duratura, prova incontrovertibile, luce splendente del Re ideale. La loro eccellenza è impareggiabile e insuperabile la loro virtù. Sono forzieri di perle divine, tesori di divini misteri. Sono il Legame indissolubile, la Corda salda, lo ‘Urvatu’l-Vuthqá, la Luce inestinguibile. Attraverso essi scorre il fiume della sapienza di Dio e brilla il fuoco della Sua antica e consumata saggezza. Questo è il fuoco che in un solo attimo accende la fiamma d’amore nel petto del fedele e porta il gelo dell’indifferenza nel cuore del nemico.
O amico! Non dobbiamo derogare dai comandamenti di Dio, ma adattarci e sottometterci a ciò ch’Egli ha ingiunto come Sua divina testimonianza. Questo versetto è troppo importante e pregno di significato perché quest’anima tanto provata lo dimostri e lo commenti. Dio dice il vero e indica il cammino. Egli, in verità, è supremo su tutta la Sua gente; è il Potente, il Benefico.
Egli dice anche: “E questi sono i versetti di Dio che Noi Ti recitiamo secondo verità. E in quale rivelazione crederanno, se rifiutano Dio e i Suoi versetti?”. Se afferrerai i significato di questo versetto riconoscerai la verità che non è mai stata rivelata manifestazione più grande dei Profeti di Dio e che sulla terra non è apparsa nessuna testimonianza più potente dei versetti da loro rivelati. No, questa testimonianza non può esser superata da nessun’altra, a meno che non lo voglia il Signore Dio tuo.
In un altro passo dice: “Guai al peccatore mendace! Egli ode i versetti di Dio che gli sono recitati, poi pervicace persiste come se nulla avesse udito. Annunciagli castigo cocente!”. Le implicazioni di questo solo versetto sarebbero sufficienti per tutto ciò che è in cielo e in terra, se la gente riflettesse sui versetti del Signore. Ma senti come oggigiorno la gente ignori con disprezzo i versetti divinamente rivelati come se fossero le cose più meschine. Eppure nulla di più grande è mai apparso e mai si paleserà nel mondo! Dí loro: “O infingardi! Ripetete ciò che nel passato hanno detto i vostri padri. I frutti ch’essi hanno raccolto dall’albero dell’incredulità, voi pure raccoglierete. Ben presto vi riunirete ai vostri padri e con loro dimorerete nel fuoco infernale. Brutta dimora! La dimora dei tiranni”.
In un altro passo ancora dice: “E quando abbia qualche cognizione dei Nostri versetti li prende a gabbo. Ignominioso castigo avranno costoro!”. La gente osservava con scherno: “Compi un altro miracolo e dacci un altro segno!”. Uno diceva: “Facci dunque cadere addosso un pezzo di cielo...” e un altro: “Se questa è proprio verità che viene da Te, fa piovere su di noi una pioggia di pietre dal cielo”. Come al tempo di Mosè il popolo d’Israele barattò il pane celeste con le sordide cose della terra, così anche questa gente ha cercato di scambiare i versetti divinamente rivelati con desideri immondi, abietti e fatui. Nello stesso modo vedi che oggigiorno, sebbene il cibo spirituale sia disceso dal cielo della misericordia divina e sia piovuto dalle nubi della Sua premura amorosa, e benché i mari della vita, al comando del Signore dell’universo, fluttuino nel Ridván del cuore, pure queste genti, voraci come cani, si sono raccolte attorno alla carogna, paghe delle acque stagnanti di un lago salmastro. Dio Misericordioso! Che strano contegno ha questa gente! Reclama una guida, benché i vessilli di Colui Che tutto guida siano già issati. Si aggrappa agli oscuri grovigli del sapere, quando Colui Che è Oggetto d’ogni sapere brilla come il sole. Vede il sole coi proprî occhi, eppure chiede a questo Astro splendente la prova della luce. Si vede cadere addosso le piogge primaverili, e ancora cerca una prova di questa munificenza. Prova del sole è la luce che splende e tutto avviluppa. Evidenza della pioggia è il dono benefico che rinnova la terra e la riveste d’un manto di vita. Sì, il cieco non può percepire del sole altro che il calore, e il suolo infecondo non ha alcun beneficio dalle piogge misericordiose. “Non ti meravigliare se del Corano, il miscredente, non capisce altro che la forma delle lettere; del sole, il cieco non conosce che il calore”.
In un altro passo dice: “E quando si recitano loro i Nostri versetti chiarissimi il loro argomentare non è altro che questo: “Riportateci vivi allora i padri nostri, se siete sinceri””. Guarda quali stolte prove cercano da queste Personificazioni di misericordia infinita! Si son fatti beffe dei versetti, una sola lettera dei quali è più grande della creazione dei cieli e della terra e ridesta i morti della valle dell’egoismo e del piacere con lo spirito della fede; e hanno strepitato: “Fa’ che i nostri padri escan dai sepolcri”. Tale è stata la perversità e l’orgoglio di quella gente. Ciascuno di questi versetti è infallibile testimonianza e prova gloriosa della Sua verità per tutti i popoli del mondo. Ciascuno di essi, in verità, è sufficiente per tutta l’umanità, se meditassi sui versetti di Dio. Nello stesso summenzionato versetto sono nascoste perle di misteri. Qualunque sia il male, il rimedio che offre non può fallire.
Non ascoltare le obiezioni di coloro che sostengono che il Libro e i suoi versetti non possono esser una prova per il volgo, poiché non ne afferrano il significato e non ne apprezzano il valore. Eppure, l’infallibile testimonianza di Dio per l’oriente e per l’occidente, non è altro che il Corano. Se fosse al disopra della comprensione umana come sarebbe stato dichiarato testimonianza universale per tutti? Se la loro obiezione fosse giusta, allora niente sarebbe richiesto loro, né sarebbe loro necessario conoscere Dio, perché la conoscenza dell’Essere divino trascende la conoscenza del Suo Libro e il volgo non avrebbe la capacità di comprenderlo.
Tale obiezione è del tutto fallace e inammissibile. Si basa soltanto sull’arroganza e sull’ orgoglio. Il suo scopo è quello di distogliere la gente dal Ridván del compiacimento divino e di imporle le redini della loro autorità. Eppure, agli occhi di Dio questo volgo è infinitamente superiore e migliore dei suoi capi religiosi che si sono allontanati dall’unico vero Dio. Il comprendere le Sue parole e l’intendere i detti degli Uccelli Celesti non dipende affatto dall’erudizione umana. Dipende soltanto dall’avere cuore puro, anima casta e spirito libero. Lo dimostrano coloro che oggi, pur non conoscendo una sola lettera del sapere comune, occupano le più alte cattedre della sapienza, il giardino dei cui cuori è adornato, grazie alle piogge della misericordia divina, dalle rose della saggezza e dai tulipani della comprensione. Beati i sinceri di cuore, perché partecipano alla luce di un Giorno così possente.
Ed Egli dice ancora: “E coloro che rifiutano i versetti di Dio e repugnano all’incontrarLo, dispereranno della Mia misericordia, e avranno castigo cocente”. E anche: “E dicevano: “Dovremo allora abbandonare gli iddi nostri per un poeta pazzo?””. Il senso di questo versetto è palese. Guarda che cosa dedussero dopo la rivelazione dei versetti. Lo chiamarono poeta, derisero i versetti di Dio ed esclamarono: “Queste Sue parole non sono altro che antiche fole”. Con ciò volevano dire che Muhammad aveva raccolto e chiamato parola di Dio ciò che era stato detto dai popoli antichi.
Anche oggi hai sentito la gente formulare accuse simili contro questa Rivelazione e dire: “Ha messo insieme queste parole da quelle d’altri tempi” oppure “queste parole sono false”. Vani e boriosi sono i loro detti; spregevoli il loro stato e il loro grado!
Dopo le negazioni e le accuse che pronunziarono e che Noi abbiamo riferito, protestarono dicendo: “Secondo le nostre Scritture, dopo Mosè e Gesù non deve manifestarsi nessun Profeta indipendente, per abolire la Legge della Rivelazione divina; anzi, colui che si manifesterà dovrà confermarla”. Al che fu rivelato questo versetto che indica tutti i temi divini e afferma la verità che il fluire della grazia del Misericordiosissimo non si arresterà mai: “Eppure già venne a voi Giuseppe con prove chiarissime e continuaste a dubitare di quel ch’ei vi portava finché, morto lui, diceste: “Iddio non manderà più, dopo di lui, alcun Messaggero” e così travia Iddio il prevaricatore, il dubbioso”. Renditi conto dunque da questo versetto e sappi con certezza che in tutte le epoche la gente, attenendosi a un versetto del libro, ha pronunziato questi discorsi vani e assurdi, obiettando che nessun Profeta si sarebbe più manifestato nel mondo. Come i teologi cristiani che, attenendosi strettamente al già citato versetto del Vangelo, hanno cercato di spiegare che la legge del Vangelo non sarà mai abrogata e che non si manifesterà più alcun Profeta indipendente che non confermi la legge del Vangelo. La maggior parte della gente è rimasta vittima della stessa malattia spirituale.
Come hai potuto constatare anche tu, la gente del Corano, come gli antichi, si è fatta offuscare la vista dalle parole “Suggello dei Profeti”. Eppure accettano questo versetto: “la vera interpretazione non la conosce che Dio e coloro che sono bene addentro nella sapienza”. E quando Colui Che è bene addentro in tutta la sapienza, Colui Che ne è Madre, Anima, Segreto ed Essenza rivela ciò che è pur lievemente in contrasto col loro desiderio, Lo combattono accanitamente e vergognosamente Lo rinnegano. Li hai già sentiti e visti. Questi atti e queste parole sono stati istigati unicamente dai capi della religione, da coloro che non adorano Dio ma unicamente il proprio desiderio, che non son fedeli ad altro che all’oro, che sono avvolti nei veli più densi dell’erudizione e che, irretiti dalle sue oscurità, si perdono nei deserti dell’errore. Come ha esplicitamente dichiarato il Signore dell’esistenza: “Che ne pensi tu? Forse che colui che s’è preso come dio la propria passione, colui che Iddio scientemente ha traviato, colui le cui orecchie e il cui cuore Iddio ha suggellato, colui sui cui occhi Iddio ha steso un velo, chi lo potrà guidare, se Dio non lo guida? Non riflettete dunque?”.
Quantunque il significato apparente di “Colui che Iddio scientemente ha traviato” sia quello rivelato, per Noi significa quei teologi del tempo che si sono allontanati dalla Beltà di Dio e che, attenendosi alla propria dottrina modellata a capriccio e a piacere, hanno accusato il divino Messaggio di Dio e la Sua Rivelazione. “Dì: “È questo un annuncio supremo e voi ve ne scostate sdegnosi””. E inoltre afferma: “E quando vengon loro recitati i nostri versetti chiarissimi dicono: “Costui non è che un uomo che vuol distogliervi dalla religione dei padri vostri”, e dicono: “Non è altro che menzogna questa, menzogna inventata!””.
Porgi orecchio alla santa voce di Dio e ascolta la Sua soave melodia immortale. Vedi com’Egli abbia solennemente ammonito coloro che hanno rinnegato i versetti di Dio e sconfessato i negatori delle Sue sante parole. Considera come la gente si sia smarrita, lontana dal Kawthar della Presenza divina e come sia stata penosa la miscredenza e l’arroganza dei derelitti dello spirito di fronte a quella sacra Beltà. Benché quell’Essenza d’amorosa bontà e generosità introducesse quegli esseri effimeri nel regno dell’immortalità e guidasse quelle anime derelitte al sacro fiume della dovizia, pure, alcuni Lo tacciarono di “calunniatore di Dio, Signore di tutte le creature”, altri Lo accusarono d’essere “colui che disoglie la gente dal sentiero della fede e della vera religione” e altri ancora di esser “un pazzo” e così via.
In egual modo vedi con quali indegne accuse abbiano oggi aggredito quella Gemma Immortale e quali indicibili colpe abbiano gettate su Colui Che è la Sorgente della Purezza. Benché nel Suo Libro e nella Sua Tavola santa e immortale Dio abbia ammonito coloro che negano e ripudiano i versetti rivelati e annunziata la Sua misericordia a coloro che li accettano, pure, guarda quanti cavilli sollevano contro quei versetti che sono discesi dal nuovo cielo dell’eterna santità di Dio! Ciò, nonostante che nessun occhio abbia mai veduto una simile marea di generosità e nessun orecchio udito una tale rivelazione di bontà amorosa. Tanta generosità e tanta rivelazione sono state palesate, che i versetti rivelati caddero come piogge primaverili dalle nubi della misericordia del Generosissimo. Tutti i Profeti “dotati di costanza”, la cui sublimità e la cui gloria splendono come il sole, sono stati onorati di un Libro che tutti hanno veduto e i cui versetti sono stati debitamente contati. Ma i versetti piovuti da questa Nube di misericordia divina sono stati così numerosi, che ancora nessuno ha potuto sapere a quanti ammontano. Una ventina di volumi sono ora disponibili. Quanti ne restano ancora inaccessibili! Quanti sono stati predati e sono caduti nelle mani del nemico e non se ne conosce la sorte!
O fratello, dobbiamo aprire gli occhi, meditare sul Verbo di Dio e cercare l’ombra protettrice della Sua Manifestazione, in modo da poter far tesoro degli infallibili consigli del Libro, dare ascolto agli ammonimenti inseriti nelle sacre Tavole senza cavillare con il Rivelatore dei versetti, affidarci completamente alla Sua Causa e accettare con tutto il cuore la Sua legge per potere, forse, un giorno entrare nella corte della Sua misericordia e dimorare sulle rive della Sua grazia. Egli, invero, è misericordioso e pietoso coi Suoi servi.
Ed Egli dice anche: “Dì: O gente del Libro! Di che altro potete biasimarci se non di credere in Dio e in quel che ha rivelato a noi, e in quel che ha rivelato prima di noi? Per certo i più di voi sono perversi”. Quanto esplicitamente questo versetto rivela il Nostro intento e con quanta chiarezza dimostra la verità della testimonianza dei versetti di Dio! Esso fu rivelato in un periodo in cui l’Islám era assalito dagli infedeli e i suoi seguaci erano accusati di miscredenza, quando i Compagni di Muhammad erano accusati di esser apostati di Dio e seguaci di un mago impostore. Al principio, quando l’Islám sembrava apparentemente ancora privo di autorità e di potere, gli amici del Profeta, che si erano volti a Dio, dovunque andassero, erano maltrattati, perseguitati, lapidati e diffamati. In un momento come quello, dal cielo della Rivelazione divina fu inviato questo versetto benedetto. Esso portò una prova irrefutabile e la luce di una guida infallibile. Indicò ai compagni di Muhammad di rivolgersi agli infedeli e agli idolatri nel modo seguente: “Voi ci opprimete e ci perseguitate, eppure, cos’altro abbiamo fatto se non credere in Dio e nei versetti che ci ha inviato dall’alto per bocca di Muhammad e in quelli discesi sugli antichi Profeti?”. Con ciò s’intende che loro unica colpa era quella di aver riconosciuto che i nuovi meravigliosi versetti di Dio discesi su Muhammad, come quelli rivelati agli antichi Profeti, provenivano tutti da Dio e di averne riconosciuta e accettata la verità. Questa è la testimonianza che il Re divino ha insegnato ai Suoi servi.
In considerazione di ciò, è giusto che questa gente rifiuti i nuovi versetti rivelati che hanno abbracciato l’oriente e l’occidente e si ritenga sostenitrice della vera fede? Non dovrebbe piuttosto credere in Colui Che li ha rivelati? Tenendo conto della testimonianza che Egli Stesso ha stabilito, come poteva non considerare veri credenti coloro che ne avevano accettata la verità? Lungi da Lui che scacci dalle porte della Sua misericordia coloro che vi si erano avvicinati e avevano accettato la verità dei versetti divini, o che minacci coloro che si erano aggrappati alla Sua sicura testimonianza. Egli invero stabilisce la verità per mezzo dei Suoi versetti e conferma la Sua Rivelazione con le Sue parole. Egli è invero il Potente l’Aiuto nel pericolo, l’Onnipossente.
E similmente dice: “E anche se fecessimo discendere su di Te un Libro di pergamena e lo toccassero con le loro mani, direbbero i negatori: “Questo non è che evidente magìa!””. La maggior parte dei versetti del Corano accennano a questo tema. Per amor di brevità, abbiamo riferito soltanto questi. Rifletti: v’è altra cosa, oltre ai versetti, che il Libro abbia stabilito quale norma di riconoscimento delle Manifestazioni della Sua Beltà, alla quale la gente possa appigliarsi, per respingere le Manifestazioni di Dio? Al contrario, in tutti i casi, Egli ha minacciato col fuoco chi rinnega e deride i versetti, come è già stato dimostrato.
Perciò, se sorgesse una persona e portasse miriadi di versetti, dissertazioni, epistole e preghiere, nessuno dei quali acquisito dall’erudizione, quale scusa concepibile potrebbe giustificare chi li respingesse privandosi così della forza della loro grazia? Quale risposta darebbero al momento dell’ascesa e del distacco della loro anima dal suo tristo tempio? Potrebbero cercare di giustificarsi dicendo: “Ci siamo attaccati a una certa tradizione e non avendone visto l’adempimento letterale abbiamo sollevato queste obiezioni contro le Personificazioni della Rivelazione divina e ci siamo tenuti lontani dalla legge di Dio”? Non hai udito che fra le ragioni per cui certi Profeti sono stati designati Profeti “dotati di costanza” c’era che era stato rivelato loro un Libro? E inoltre, come si può giustificare questa gente che respinge il Rivelatore e l’Autore di tanti volumi di versetti e segue i discorsi di chi ha stoltamente sparso i semi del dubbio nel cuore degli uomini e, come Satana, si è levato a guidare la gente su strade di perdizione ed errore? Come può lasciare che queste cose lo privino della luce del Sole della munificenza divina? Inoltre, se questa gente evita e respinge un’Anima così divina, un Soffio così santo, a chi, Ci domandiamo, può affidarsi, verso quale volto può volgersi, se non verso il Suo? Sì, “Tutti hanno uno spicchio di Cielo a cui rivolgersi”. Ti abbiamo mostrato queste due vie; percorri ora quella che preferisci. Questa è la verità e al di fuori della verità non v’è che errore.
Fra le prove che stanno a dimostrare la verità di questa Rivelazione è la seguente: in tutte le epoche e le Dispensazioni, ogni qual volta l’Essenza invisibile si è rivelata nella persona della Sua Manifestazione, alcune anime umili, libere da legami terreni, hanno cercato la luce del Sole della Missione Profetica e della Luna della guida divina e sono giunte alla Presenza divina. Per questo i teologi e i ricchi del tempo le hanno derise e schernite. Come Egli ha rivelato riguardo a coloro che erravano: “E così gli rispose il consesso degli empi del suo popolo: “Ci sembra che tu sia un uomo come noi, e non ti vediamo seguito che dai più miserabili fra noi, gente che agisce a primo impulso. Non ci sembra che abbiate su noi superiorità alcuna, anzi pensiamo che voi siate degli impostori!””. Essi cavillarono con quelle sante Manifestazioni e protestarono dicendo: “Nessuno vi ha seguìti tranne gli abietti fra noi, coloro che non sono degni di considerazione”. Il loro scopo era quello di dimostrare che nessun dotto, ricco e insigne credeva in loro. Con questa e simili prove cercarono di dimostrare la falsità di Colui Che non dice altro che la verità.
Però in questa sublime Dispensazione, in questa potente Sovranità, alcuni teologi illuminati, uomini di consumata dottrina, dottori di matura sapienza sono giunti alla Sua Corte, hanno bevuto alla coppa della Sua Presenza divina e sono stati insigniti del Suo più alto favore. Per amore del Beneamato hanno rinunziato al mondo e a tutto ciò che contiene. Ricorderemo i nomi di alcuni di loro perché, forse, rafforzino il cuore dei pusillanimi e incoraggino i timorosi.
Fra loro vi era Mullá Husayn che divenne ricettacolo della gloria fulgente del Sole della Rivelazione divina. Se non fosse stato per lui, Dio non sarebbe stato posto sul seggio della Sua misericordia né sarebbe asceso al trono della gloria eterna. Fra loro vi erano anche Siyyid Ya?yá, unica e incomparabile figura dei suoi tempi,
Mullá Muhammad ‘Alíy-i-Zanjání
Mullá ‘Alíy-i-Bas?ámí
Mullá Sa‘íd-i-Bárfurúshí
Mullá Ni‘matu’lláh-i-Mázindarání
Mullá Yúsuf-i-Ardibílí
Mullá Mihdíy-i-Khu’í
Siyyid Husayn-i-Turshízí
Mullá Mihdíy-i-Kandí
Mullá Báqir
Mullá ‘Abdu’l-Kháliq-i-Yazdí
Mullá ‘Alíy-i-Baraqání
e altri, circa quattrocento, i cui nomi sono incisi sulla “Tavola Custodita” di Dio.
Tutti furono guidati dalla luce di quel Sole della Rivelazione divina e Ne confessarono e riconobbero la verità. Tale fu la loro fede che i più rinunziarono ai loro beni e alla famiglia e si attennero alla volontà del Gloriosissimo. Dettero la vita per il Beneamato e immolarono tutto sul Suo sentiero. I loro petti furono bersaglio delle saette del nemico e le loro teste ornamento sulle lance degli infedeli. Non vi fu angolo di terra che non bevesse il sangue di queste personificazioni della rinunzia, né spada che non ne fendesse il collo. I loro atti, da soli, dimostrano la verità delle loro parole. Non basta alla gente d’oggi la testimonianza di queste anime sante levatesi così gloriosamente a offrire la vita per il loro Beneamato, meravigliando il mondo intero per il modo in cui si sono sacrificate? Non è testimonianza sufficiente contro la slealtà di coloro che tradirono la propria fede per un nonnulla, barattarono l’immortalità con ciò che è perituro, rinunziarono al Kawthar della Presenza divina per le sorgenti salmastre e nella vita ebbero l’unico scopo di usurpare i beni degli altri? Come tu stesso puoi constatare, tutti costoro si sono occupati delle vanità terrene allontanandosi da Colui Che è il Signore, l’Altissimo.
Sii giusto; la testimonianza di coloro i cui atti concordano con le parole e la cui condotta esteriore è conforme alla vita interiore, non è accettabile e degna d’attenzione? La mente è sbigottita dalle loro gesta e l’anima si meraviglia della loro saldezza e resistenza fisica. O è accettabile la testimonianza di quelle anime senza fede che respirano l’alito del desiderio egoistico, imprigionate nella gabbia delle vanità? Come i pipistrelli delle tenebre, levano il capo dal giaciglio solo per seguire le cose effimere del mondo e di notte non trovano riposo se non si affannano a perseguire gli scopi della loro sordida vita. Immerse nelle macchinazioni dell’egoismo dimenticano il Decreto divino. Di giorno lottano con tutta l’anima inseguendo i beni materiali, di notte non hanno altro scopo che il soddisfacimento dei piaceri carnali. In base a quale legge o norma è possibile giustificare uomini che aderiscono ai dinieghi di anime così meschine e ignorano la fede di coloro che, per compiacere Dio, hanno rinunziato alla vita, alle sostanze, alla fama, alla rinomanza, alla reputazione e agli onori?
Gli avvenimenti della vita del “Principe dei Martiri” non sono stati considerati come gli eventi più importanti, la prova suprema della sua verità? Non ritenevano gli antichi che quegli avvenimenti fossero senza precedenti? Non sostenevano che nessuna manifestazione di verità avesse mostrato mai simile costanza e gloria più spiccata? Eppure quell’episodio della sua vita ebbe inizio la mattina e si chiuse la metà dello stesso giorno, mentre queste sante luci hanno sopportato eroicamente per diciotto anni calamità che come piogge sono cadute su di loro da ogni parte. Con quale amore, quale devozione, quale esultanza e santa estasi hanno sacrificato la vita sul sentiero del Gloriosissimo! Tutto fa fede di questa verità. Pure, come si può sminuire questa Rivelazione? Quale epoca è mai stata testimone di avvenimenti così considerevoli? Se questi compagni non sono i veri seguaci di Dio, chi altro può esser chiamato con questo nome? Hanno cercato potere o gloria? Hanno mai agognato le ricchezze? Hanno avuto altro desiderio fuorché quello di compiacere Dio? Se questi compagni, con tutte le loro prove meravigliose e opere sublimi, sono falsi, chi è dunque degno di pretendere per sé la verità? Giuro in nome di Dio! Le loro azioni sono testimonianza sufficiente e prova irrefutabile per tutti i popoli della terra, se gli uomini riflettessero nel cuore sui misteri della Rivelazione divina. “E coloro che agiscono ingiustamente sapranno quale sorte li attende!”.
Inoltre, nel Libro è indicato e nominato il segno della verità e della menzogna. Con questa pietra di paragone designata da Dio, devono provarsi i diritti e le pretese di tutti, così che il sincero sia riconosciuto e separato dall’impostore. Questa pietra di paragone non è altro che questo versetto: “Auguratevi allora la morte se siete sinceri”. Considera questi martiri d’indiscussa sincerità della cui veridicità fa fede il testo esplicito del Libro, i quali, come hai constatato, hanno sacrificato vita, sostanze, mogli, figli e tutto quello che avevano e sono ascesi alle più alte dimore del Paradiso. È giusto respingere la testimonianza resa da questi esseri distaccati e sublimi alla verità di questa superiore e gloriosa Rivelazione, e considerare accettabili le accuse formulate contro questa Luce splendente da miscredenti che, per amore dell’oro, hanno abbandonato la loro fede e per sete di potere hanno rinnegato Colui Che è la Guida Prima di tutta l’umanità? Questo accade, benché il loro carattere sia adesso rivelato a quanti li hanno riconosciuti come persone che, per nessuna ragione, rinunzierebbero alla minima particella della loro autorità temporale per la santa Fede di Dio e, tanto meno, alla vita, alle sostanze o ad altro.
Osserva come la divina pietra di paragone abbia separato e distinto il vero dal falso, secondo l’esplicito testo del Libro. Cionondimeno, costoro sono ancora dimentichi di questa verità e nel sonno dell’indifferenza, perseguono le vanità del mondo, assorti nei pensieri di una vana autorità terrena.
“O Figlio dell’Uomo! Più e più giorni sono trascorsi e tu t’ affanni ancora con le tue ubbìe e le tue vane immaginazioni. Per quanto tempo ancora vorrai restare assopito nel tuo letto? Dèstati e alza la testa, poiché il Sole è giunto allo zenit e potrà forse risplendere su te con la luce della bellezza”.
Si sappia, però, che nessuno dei dottori e dei teologi che abbiamo menzionati era investito del grado e della dignità del comando. Poiché i rappresentanti più noti e influenti della religione, che occupano i seggi dell’autorità ed esercitano le funzioni di capi, non possono in alcun modo giurare fedeltà al Rivelatore della verità, ammenocché il tuo Signore non lo voglia. Però, tranne pochi casi, ciò non è mai avvenuto. “E pochi fra i Miei servi sono grati”. Anche in questa Dispensazione nessuno fra i teologi influenti, nel pugno della cui autorità erano le redini che guidavano le genti, ha abbracciato la Fede. Anzi, l’hanno avversata con tanta animosità e ostinazione che mai orecchio ha udito o occhio veduto l’eguale.
Il Báb, il Signore, l’Eccelso - che Gli sia sacrificata la vita di tutti - ha rivelato specificamente ai teologi di tutte le città un’epistola, in cui ha esposto in pieno il carattere della negazione e del rifiuto di ognuno di loro. “Prendete esempio, o voi che avete occhi a guardare!”. RiferendoSi alla loro opposizione, intendeva invalidare le obiezioni che la gente del Bayán potesse opporre al tempo della Manifestazione del “Mustagháth”, il Giorno della Più Recente Resurrezione, affermando che nella Dispensazione del Bayán alcuni teologi avevano abbracciato la Fede, mentre in questa più recente Rivelazione, nessuno di loro ha riconosciuto la Sua affermazione. Il suo scopo era quello di ammonire la gente in modo che, Dio non voglia, non si attaccasse a queste stolte idee e si privasse della Beltà divina. Sì, i teologi che abbiamo menzionati erano quasi tutti oscuri e per grazia di Dio esenti da vanità terrene e liberi dai ceppi del comando. “Tale è la munificenza di Dio; Egli l’accorda a chi vuole”.
Un’altra prova e un’altra dimostrazione della verità di questa Rivelazione, che fra tutte le altre prove splende luminosa come il sole, è la costanza della Beltà eterna nel proclamare la Fede di Dio. Benché giovane d’anni e consapevole che la Causa da Lui rivelata era contraria al desiderio di tutti i popoli della terra, potenti e umili, ricchi e poveri, grandi e infimi, re e sudditi, pure Si levò a proclamarla con fermezza. Tutti l’hanno saputo e sentito dire. Non aveva timore di nessuno; non badava alle conseguenze. Si poteva ciò manifestare se non in forza di una Rivelazione divina e per la potenza invincibile della Volontà di Dio? Per la giustizia di Dio! Se qualcuno albergasse nel cuore una Rivelazione così grande, il solo pensiero di dichiararla lo confonderebbe! Se i cuori di tutti gli uomini fossero racchiusi nel suo, esiterebbe a rischiare una così temibile avventura. Potrebbe condurla a termine soltanto col permesso di Dio, soltanto se il canale del suo cuore fosse collegato con la Sorgente della grazia divina e se l’anima sua avesse la certezza del sostegno infallibile dell’ Onnipotente. A che cosa, ci chiediamo Noi, costoro attribuiscono un’audacia così grande? Lo accusano di follìa come accusarono gli antichi Profeti? O sostengono che il Suo intento non era che impossessarSi del comando e conquistare ricchezze terrene?
Dio misericordioso! Nel Suo libro che ha intitolato “Qayyúmu’l-Asmá’”, il primo, il più grande e il più possente di tutti i libri, Egli profetizzò il Proprio martirio. Vi è questo passo: “O Vestigio di Dio! Mi sono sacrificato solo per Te; ho accettato ingiurie per amor Tuo, non ho agognato ad altro che al martirio sul sentiero del Tuo amore. Come testimone Mi basta Dio, l’Eccelso, il Protettore, l’Antico dei Giorni!”.
Similmente, nella Sua interpretazione della lettera “Há”, Egli ha bramato il martirio dicendo: “Mi parve d’udire una Voce dirmi nell’intimo: “Sacrifica quel che più ami sul sentiero di Dio, come Husayn, la pace sia con lui, che offrì la vita per amor Mio”. E se non mi curassi di questo inevitabile mistero, per Colui Che tiene il mio essere fra le Sue mani, anche se tutti i re della terra facessero lega, non avrebbero il potere di togliermene una sola lettera, tanto meno lo possono questi servi che non sono degni d’attenzione e che sono, invero, miserabili... Che tutti conoscano il grado della Mia pazienza, della Mia rassegnazione e della Mia abnegazione sul sentiero di Dio”.
Si poteva supporre che il Rivelatore di parole simili percorresse altra via che quella di Dio e che desiderasse altro che la Sua Volontà? In questo versetto si cela un soffio di distacco, che se fosse appieno alitato sul mondo, tutti rinunzierebbero alla vita e sacrificherebbero volentieri la loro anima. Rifletti sul comportamento impudente di questa generazione e constata la sua stupefacente ingratitudine. Osserva come abbia chiuso gli occhi a tutta questa gloria e segua vilmente quelle carcasse immonde dai cui ventri sale il grido delle sostanze dei fedeli che hanno trangugiato. E ancora, quali calunnie ignominiose hanno lanciato contro quelle Aurore di Santità? Così ti narriamo ciò che hanno operato le mani degli infedeli, coloro che nel Giorno della Resurrezione hanno stornato il volto dalla Presenza Divina e che Dio ha tormentato con il fuoco della loro stessa miscredenza e per i quali ha preparato nel mondo a venire un castigo che ne divorerà corpi e anime. Per questo si è detto: “Dio non vi può nulla e la Sua mano di misericordia è legata”.
La fermezza nella Fede è testimonianza sicura e prova gloriosa della verità. Come ha pure detto il “Suggello dei Profeti”: “Due versetti mi hanno fatto invecchiare”. Questi due versetti indicano la costanza nella Causa di Dio. Come’Egli ha detto: “Sii perseverante come ti è stato ordinato”.
E ora considera come questo Sadrih del Ridván di Dio Si sia levato a proclamare la Causa di Dio nel fiore dell’età. Vedi quale fermezza abbia dimostrata questa Beltà di Dio. Il mondo intero insorse a ostacolarLo, ma fallì completamente. Quanto più crudeli furono le persecuzioni inflitte a questo Sadrih di Beatitudine, tanto più crebbe il Suo fervore e più luminosa brillò la fiamma del Suo amore. Tutto ciò è evidente e nessuno ne discute la verità. Alla fine rese l’anima e spiegò le ali verso i regni superni.
Fra le prove della verità della Sua manifestazione si contano l’influenza, il potere trascendente e la supremazia che Egli, Rivelatore dell’essere e Manifestazione dell’Adorato, da solo e senza aiuto, ha rivelato a tutto il mondo. Non appena quella Beltà eterna Si rivelò a Shíráz nell’anno Sessanta e strappò il velo dell’ occultamento, segni di dominio, potenza, sovranità e potere, emananti da quell’Essenza delle Essenze, quel Mare dei Mari, si manifestarono in ogni paese. Tanto che in tutte le città apparvero segni, prove, indizi, testimonianze di quel Luminare divino. Quanti cuori puri e gentili riflessero fedelmente la luce di quel Sole eterno e quante emanazioni di sapienza, scaturite da quell’Oceano di saggezza divina, pervasero tutti gli esseri! In tutte le città teologi e dignitari si levarono a ostacolarli e a reprimerli e perpetrarono atti di malizia, invidia e tirannia nell’intento di sopprimerli. Quante di quelle anime sante, di quelle essenze di giustizia, accusate di tirannia, furono messe a morte! E quante incarnazioni di purezza che mostravano soltanto vera sapienza e integrità di azioni subirono una morte atroce! E tuttavia, al momento estremo, questi esseri benedetti invocarono il Nome di Dio e si librarono nel regno della sottomissione e della rassegnazione. La forza e l’influenza trasformatrice che Egli esercitava su di loro era tale, che cessavano di nutrire qualsiasi altro desiderio che non fosse quello della Sua volontà sposando la loro anima al Suo ricordo.
Rifletti: chi può mostrare in questo mondo un potere così trascendente, un’influenza così penetrante? Tutti questi cuori immacolati e queste anime santificate risposero all’appello del Suo decreto con perfetta rassegnazione. Invece di lamentarsi, rendevano grazie a Dio e nelle tenebre dell’angoscia mostravano solo radiosa sottomissione al Suo volere. È evidente quanto dovesse essere implacabile l’odio, amara l’inimicizia e la malizia di tutti i popoli della terra contro questi compagni. Consideravano le persecuzioni e le sofferenze inflitte a questi esseri santi e spirituali mezzi di salvezza, prosperità e durevole fortuna. Dal tempo di Adamo il mondo ha mai visto tale tumulto, un’agitazione così violenta? Oltre a tutte le torture che patirono e alle molteplici sofferenze che sopportarono, furono oggetto d’obbrobrio e di esecrazione universale. Si direbbe che la pazienza fosse rivelata soltanto in virtù della loro forza d’animo e la fedeltà unicamente dai loro atti.
Rifletti in cuor tuo su questi grandiosi avvenimenti, così che tu possa comprendere l’importanza di questa Rivelazione e scorgerne la gloria stupenda. Allora, per grazia del Misericordioso, lo spirito di fede sarà infuso nel tuo essere e sarai posto a dimorare sul seggio della certezza. L’unico Dio Mi è testimone! Se tu riflettessi un attimo, riconosceresti che, oltre a tutte queste verità dimostrate e alle prove su esposte, le negazioni, maledizioni ed esecrazioni proferite dagli uomini della terra sono di per se stesse la prova più convincente e l’evidenza più sicura della fedeltà di questi eroi dell’arena della rassegnazione e della rinunzia. Ogni qual volta mediterai sui cavilli sollevati da tutti, teologo, dotto o ignorante, diverrai più saldo e costante nella Fede, poiché tutto ciò che è avvenuto è stato profetizzato da coloro che sono Miniere della sapienza divina e Ricettacoli dell’eterna legge di Dio.
Quantunque non Ci fossimo prefissi di ricordare le tradizioni dei tempi passati, pure, per l’amore che ti portiamo, ne citeremo alcune che si applicano al Nostro argomento; il che però non sarebbe necessario, essendo quanto abbiamo già esposto sufficiente per il mondo e per tutto ciò che esso contiene. Di fatto, tutte le Scritture e i loro misteri son condensati in questa breve esposizione. Tanto che se vi fosse una persona che riflettesse un momento in cuor suo, scoprirebbe, da tutto quello che è stato detto, i misteri delle Parole di Dio e comprenderebbe il significato di qualsiasi cosa sia stata manifestata da quel Re ideale. Ma siccome gli uomini differiscono per comprensione e stadio, vogliamo ripetere alcune tradizioni che possono infondere costanza nelle anime dubbiose e serenità nelle menti turbate. Con ciò la testimonianza di Dio sarà completa e perfetta, tanto per i potenti quanto per gli umili.
Tra le tradizioni v’è questa: “E quando lo Stendardo della Verità sarà manifestato, i popoli dell’Oriente e dell’Occidente lo malediranno”. Occorre bere il vino della rinunzia, scalare sublimi vette di distacco e osservare la meditazione cui si riferiscono le parole “un’ora di riflessione è preferibile a settant’anni di pio culto”, per poter scoprire il segreto del comportamento miserabile degli uomini, di quegli uomini che, nonostante l’amore e il desiderio intenso per la Verità ch’essi dichiarano, quando Egli Si manifesta, maledicono i seguaci della Verità. Questa tradizione fa fede di questa verità. È chiaro che la ragione di tale comportamento dipende dall’abolizione di regole, usi, abitudini e riti ai quali erano stati assoggettati. Ma se la Beltà del Misericordioso avesse assecondato le regole e gli usi correnti fra gli uomini e ne avesse sanzionato le pratiche, quei conflitti e quelle malvagità non si sarebbero verificati nel mondo. Questa eccelsa tradizione è confermata e sostanziata dalle parole che Egli ha rivelate: “Il giorno in cui il Chiamante chiamerà per una dura bisogna”.
Il divino appello dell’Araldo celeste, da dietro il Velo della Gloria, che invita gli uomini ad abbandonare completamente tutte le cose cui sono attaccati, contrasta coi loro desideri; e questa è la causa del verificarsi di dure prove e di turbamenti violenti. Considera i modi degli uomini. Ignorano queste tradizioni ben fondate, tutte adempiute, e si attaccano a quelle di incerta validità e chiedono perché non si siano adempiute. Eppure quello che era per loro inconcepibile si è manifestato. I segni e le prove della Verità risplendono come il sole meridiano e ancora gli uomini si aggirano perplessi e senza mèta nel deserto dell’ignoranza e della stoltezza. Nonostante tutti i versetti del Corano e tutte le tradizioni riconosciute che indicano una nuova Fede, una nuova Legge e una nuova Rivelazione, questa generazione aspetta ancora di vedere il Promesso che dovrebbe sostenere la Legge della Dispensazione Muhammadica, e gli Ebrei e i Cristiani si attengono allo stesso cavillo.
Fra le parole che predicono una Legge nuova e una Rivelazione nuova ci sono questi passi della “Preghiera di Nudbih”: “Dov’è Colui Che è destinato a rinnovare i precetti e le leggi? Dov’è Colui Che ha l’autorità di trasformare la Fede e i Suoi seguaci?”. Egli ha anche rivelato nello Zíyárat: “Pace sulla Verità rinnovata”. Abú-’Abdi’lláh, interrogato riguardo al carattere del Mahdí, rispose: “Egli farà ciò che ha fatto Muhammad, il Messaggero di Dio, e abbatterà qualsiasi cosa vi sia stata prima di Lui, come il Messaggero di Dio ha abbattuto gli usi di coloro che L’hanno preceduto”.
Vedi come, nonostante queste tradizioni e altre simili, obiettino stoltamente che le leggi rivelate nel passato non si debbano alterare in nessun modo. Eppure scopo di ogni rivelazione non è compiere una trasformazione radicale nell’intero carattere dell’umanità, trasformazione che si manifesti esteriormente e interiormente, che influenzi la vita interiore e le condizioni esteriori? Poiché, se il carattere dell’umanità non dovesse cambiare, l’inutilità delle Manifestazioni universali di Dio apparirebbe evidente. Nell’“‘Aválim”, libro autorevole e ben conosciuto, si legge: “Si manifesterà un Giovane di fra i Baní- Háshim Che rivelerà un Libro nuovo e promulgherà una legge nuova”; poi seguono queste parole: “La maggior parte dei Suoi nemici saranno teologi”. In un altro passo si racconta di Sádiq figlio di Muhammad che si espresse così: “Apparirà un Giovane fra i Baní-Háshim Che ordinerà alla gente di giurarGli fedeltà. Il Suo Libro sarà un nuovo Libro ed Egli inviterà la gente a impegnare la propria fede su di esso. Severa è la Sua rivelazione verso gli Arabi. Se Ne sentiste parlare, accorrete a Lui”. Come hanno seguìto bene le direttive degli Imám della Fede, Fari di certezza! Benché sia chiaramente detto: “Se sentirete dire che è apparso un Giovane dei Baní-Háshim Che invita la gente a un nuovo Libro divino e a nuove, divine leggi, correte a Lui”, pure tutti hanno dichiarato infedele questo Signore dell’essere e L’hanno accusato di eresia. Non sono accorsi a quella Luce Háshimita, a quella Manifestazione divina, se non con spade sguainate e cuori colmi di malvagità. Inoltre osserva come nei libri sia stata esplicitamente indicata l’inimicizia dei teologi. Nonostante tutte queste tradizioni evidenti e significative, tutte queste allusioni infallibili e inoppugnabili, la gente ha respinto l’immacolata Essenza della sapienza e dei santi detti e si è rivolta ai seguaci della ribellione e dell’errore. Ad onta di queste tradizioni autorevoli e di queste parole rivelate, ripetono soltanto quello che è loro suggerito da desideri egoistici. E se l’Essenza di Verità rivelasse ciò che è contrario alle loro tendenze e desideri, Lo accuserebbero immediatamente d’essere infedele e protesterebbero dicendo: “Ciò è contrario ai detti degli Imám della Fede e delle luci risplendenti. Niente di simile è previsto dalla nostra Legge inviolabile”. Così anche oggigiorno questi miseri mortali hanno fatto e fanno simili vane dichiarazioni.
E ora considera quest’altra tradizione e osserva come siano state predette tutte queste cose. Nell’“Arba’in” è detto: “Uscirà dai Baní- Háshim un Giovane Che rivelerà nuove leggi. Chiamerà a Sé le genti, ma nessuno ascolterà il Suo appello. La maggior parte dei Suoi nemici saranno teologi. Non obbediranno ai Suoi comandi, ma protesteranno dicendo: “Ciò è contrario a quello che ci hanno tramandato gli Imám della Fede””. Oggi tutti ripetono queste stesse parole, completamente ignari ch’Egli è insediato sul trono di “Egli fa tutto quel che vuole” e siede sul seggio di “Egli ordina tutto quel che Gli piace”.
Nessun intelletto può comprendere la natura della Sua Rivelazione, né sapienza afferrare tutta la portata della Sua Fede. Ogni detto ë sottoposto alla Sua sanzione e tutte le cose hanno bisogno della Sua Causa. Fuorché Lui, tutto è creato dal Suo comando e agisce ed esiste per la Sua legge. È il Rivelatore dei misteri divini e l’Espositore dell’antica saggezza celata. Così nel “Biháru’l-Anvár”, nell’“‘Aválim” e nel “Yanbú’” di Sádiq, figlio di Muhammad, si narra che questi si espresse con queste parole: “La Sapienza è composta di ventisette lettere. Tutte quelle che i Profeti hanno rivelato sono soltanto due. Nessuno, finora, ne ha conosciute di più. Ma quando il Qá’im Si leverà, farà sì che le rimanenti venticinque siano rivelate”. Considera: Egli ha dichiarato che la Sapienza consiste in ventisette lettere e che tutti i Profeti, da Adamo al “Suggello”, sono stati Rivelatori di due sole lettere, con le quali sono stati inviati. Disse ancora che il Qá’im rivelerà tutte le rimanenti venticinque. Vedi da ciò quanto grande e sublime sia il Suo stadio! Il Suo rango eccelle su quello di tutti i Profeti e la Sua Rivelazione trascende la comprensione e l’intelletto di tutti i loro prescelti. Una Rivelazione che non fu neppure conosciuta o, comunque, in osservanza all’imperscrutabile decreto di Dio, non fu palesata dai Profeti di Dio, dai Suoi Santi e dai Suoi eletti- questa Rivelazione uomini malvagi e depravati hanno cercato di misurare con menti inadeguate, insufficiente sapienza e comprensione. Se non fosse conforme alla loro misura, la respingerebbero immediatamente. “Credi forse che i più fra di loro odano o intendano? No, non sono che simili a armenti, anzi, si allontanano più di loro dal retto sentiero”.
Ci domandiamo: come spiegano la summenzionata tradizione, tradizione che predice in termini inoppugnabili la rivelazione di cose imperscrutabili e il verificarsi di eventi nuovi e meravigliosi nel Suo giorno? Avvenimenti così stupefacenti accenderanno una lotta tanto aspra fra gli uomini che tutti i teologi e i dottori condanneranno a morte Lui e i Suoi compagni, e tutti i popoli della terra insorgeranno contro di Lui. Come è stato detto nel “Káfí”, nella tradizione di Jábir, nella “Tavola di Fátima”, a proposito del carattere del Qá’im: “Mostrerà la perfezione di Mosè, lo splendore di Gesù e la pazienza di Giobbe. I Suoi eletti saranno umiliati durante la Sua vita, le loro teste offerte in dono come quelle dei Turchi e dei Dailamiti. Saranno uccisi e arsi. Saranno colti da timore; sgomento e paura riempiranno di terrore i loro cuori. La terra sarà tinta dal loro sangue. Le loro donne gemeranno e si lamenteranno. Questi, invero, sono i miei amici!”. Osserva: neppure una lettera di questa tradizione è rimasta incompiuta. Nella maggior parte dei luoghi è stato sparso il loro sangue benedetto; in ogni città sono stati fatti prigionieri, sono stati esposti al ludibrio nelle province e alcuni sono stati arsi col fuoco. Eppure nessuno si è soffermato a riflettere che, se il Qá’im promesso avesse rivelato le leggi e i riti di una Dispensazione precedente, perché mai simili tradizioni sarebbero state tramandate e perché lotte e conflitti sarebbero giunti a un grado tale da portare gli uomini a considerare l’uccisione di questi compagni un obbligo loro imposto e a ritenere la persecuzione di queste anime sante un mezzo per ottenere i più alti favori?
Inoltre osserva come le cose avvenute e le azioni perpetrate siano state tutte menzionate in tradizioni precedenti. Come è stato detto nel “Rawdiy-i-Káfí”, riguardo a “Zawrá’”. Nel “Rawdiy-i-Káfí” si racconta di Mu’ávíyih figlio di Vahháb al quale Abú-’Abdi’lláh disse: “Conosci Zawrá’?”. Risposi: “La mia vita ti sia sacrificata! Si dice che sia Baghdád”. “No” replicò, e poi aggiunse: “Sei entrato nella città di Rayy?”, e io di rimando: “Sì, vi sono entrato”. Al che chiese: “Sei stato al mercato del bestiame?”. “Sì” risposi. Disse: “Hai visto la montagna nera sulla destra della strada? È Zawrá’. Fra i figli di alcuni di costoro, ne saranno uccisi ottanta, tutti degni di esser chiamati califfi”. “Chi li ucciderà?” chiesi. Rispose: “I figli di Persia!”.
Queste sono la condizione e il fato dei Suoi compagni, predetti in tempi passati. E ora osserva come, secondo questa tradizione, Zawrá’ non sia altro che la terra di Rayy. In quel luogo i Suoi compagni furono messi a morte dopo grandi sofferenze e tutti questi esseri benedetti patirono il martirio per mano dei Persiani così come è detto nella tradizione. Questo lo hai udito e tutti lo attestano. Perché, allora, questi uomini striscianti come vermi non si soffermano a meditare su queste tradizioni, tutte chiare come il sole nella piena gloria del mezzogiorno? Per quale ragione si rifiutano di abbracciare la Verità e lasciano che certe tradizioni, il cui significato non sono riusciti ad afferrare, impediscano loro di riconoscere la Rivelazione di Dio e la Sua Beltà, trattenendoli negli abissi infernali? Ciò è da imputare soltanto alla miscredenza dei teologi e dei dottori del tempo. Di questi Sádiq, figlio di Muhammad, ha detto: “I maestri di religione di quel tempo saranno i teologi più malvagi sotto la volta del cielo. Da loro è venuto il male e a loro ritornerà”.
Supplichiamo i dotti del Bayán di non seguirli in tale comportamento e di non infliggere, al tempo del Mustagháth, a Colui Che è l’Essenza divina, Luce paradisiaca, Eternità assoluta, Principio e Fine delle Manifestazioni dell’Invisibile, ciò che è stato perpetrato in quest’epoca. Li preghiamo di non attenersi al loro intelletto, alla loro comprensione e dottrina e di non disputare col Rivelatore della Sapienza celestiale e infinita. Eppure, nonostante tutti questi ammonimenti, vediamo un orbo, condottiero di uomini, ergersi contro di Noi con estrema cattiveria. Prevediamo che in tutte le città la gente insorgerà per sopprimere la Bellezza benedetta; che i compagni di quel Signore dell’essere, finale Desiderio di tutti, sfuggiranno all’oppressore cercando asilo nel deserto, mentre altri si rassegneranno e con assoluto distacco sacrificheranno la vita sul Suo cammino. Mi sembra di vederne uno, al quale, per la sua ben nota devozione e pietà, gli uomini si sentiranno obbligati a obbedire e al cui comando reputano necessario sottomettersi, che insorgerà per colpire proprio la radice dell’Albero divino e, mettendo in opera tutto il suo potere, si sforzerà di resisterGli e di opporGlisi. Tale è il modo d’agire degli uomini!
In ogni modo vogliamo sperare che la gente del Bayán sia illuminata, si libri nel regno dello spirito e vi risieda, discerna la Verità e riconosca con chiaro intuito l’ingannevole menzogna. Oggigiorno, però, si diffondono tali sentori di gelosia che - giuro per l’Educatore di tutti gli esseri visibili e invisibili - dal principio della creazione del mondo - che pur non ha principio - fino ad oggi mai si erano sollevati, né più si solleveranno per l’avvenire tanto odio, invidia, malignità. Poiché uomini che non hanno mai aspirato la fragranza della giustizia hanno issato lo stendardo della sedizione e fatto lega contro di Noi. Vediamo da ogni parte minacciose lance e in ogni direzione scorgiamo punte di frecce. Ciò benché non Ci siamo mai gloriati di nulla, né abbiamo cercato di anteporCi a chicchessia. Siamo stati per tutti il compagno più cortese, l’amico più tollerante e affezionato. Fra i poveri abbiamo cercato la loro compagnia e, fra gli eccelsi e i dotti, siamo stati umili e sottomessi. Giuro su Dio, sul vero, unico Dio! Per quanto gravi siano stati i mali e le sofferenze inflittiCi dalla mano del nemico e dalla gente del Libro, pure, tutto svanisce nel nulla al confronto di quello che abbiamo subìto per mano di coloro che si professano Nostri amici.
Cos’altro diremo? L’universo, se guardasse con occhio di giustizia, non potrebbe sopportare il peso di queste parole! Nei primi giorni dopo il Nostro arrivo in questo paese, scorgendo i segni di imminenti avvenimenti, decidemmo di ritirarCi prima che accadessero. Ci recammo nel deserto e là, isolati e soli, per due anni conducemmo vita di completa solitudine. Dai Nostri occhi scorrevano lacrime d’angoscia e nel cuore sanguinante ondeggiava un oceano di atroce sofferenza. Più di una sera non avemmo di che sostentarCi e più di un giorno il Nostro corpo non trovò riposo. In nome di Colui Che ha il Mio essere fra le Sue mani! Nonostante questi rovesci di afflizioni e le incessanti calamità, l’anima Nostra era colma di gioia beata e tutto il Nostro essere provava una felicità ineffabile, poiché, nella solitudine, non conoscevamo torto o vantaggio, salute o malattia di nessun’anima. Soli, comunicavamo col Nostro spirito, dimentichi del mondo e di quanto contiene. Non sapevamo però che l’intreccio dei fili del destino divino sfugge alle più vaste concezioni mortali e che le frecce del Suo decreto trascendono i più arditi disegni umani. Nessuno può sfuggire al cappio ch’Egli tende e nessun’anima può affrancarsi se non sottomettendosi al Suo volere. Per la giustizia di Dio! Il Nostro ritiro non contemplava ritorno e la Nostra separazione non sperava riunione. Unico scopo del Nostro esilio era quello di evitare di divenire ragione di discordia fra i fedeli, fonte di turbamento per i compagni, ragione d’oltraggio per una qualsiasi anima, o causa di sofferenza per un qualsiasi cuore. Oltre a queste non avevamo altre intenzioni e al di fuori di questo non avevamo altro fine. Eppure ognuno tramava secondo il proprio desiderio e seguiva le proprie vane fantasie, finché dalla Mistica Sorgente venne l’appello che Ci ordinò di ritornare là donde eravamo venuti. Sottomettendo la Nostra volontà alla Sua, Ci conformammo alla Sua ingiunzione.
Non v’è penna che possa narrare ciò che vedemmo al Nostro ritorno! Eran trascorsi due anni durante i quali i Nostri nemici avevano lottato incessantemente e assiduamente per sterminarCi, come tutti possono testimoniare. Nonostante ciò, nessuno dei fedeli si era levato a difenderCi, nessuno si era sentito disposto ad aiutarCi e liberarCi. No, invece di difenderCi, quali piogge di continui dolori le loro parole e i loro atti hanno riversato sulla Nostra anima! Restiamo fra loro, la vita in mano, interamente rassegnati al Suo volere; con l’amorosa assistenza di Dio e con la Sua grazia, possa questa Lettera rivelata e manifestata immolare la vita in sacrificio sul sentiero del Punto Primo, il Verbo più eccelso! Per Colui per il Cui comando lo Spirito ha parlato, se non fosse stato per questo desiderio intenso della Nostra anima, non Ci saremmo trattenuti in questa città neppure un momento di più. “A Testimone ne basta Dio solo!”. Concludiamo il Nostro argomento con queste parole: “Non v’è né potere né forza che in Dio!” “Siamo di Dio e a Lui ritorneremo”.
Coloro che hanno cuori atti a capire, coloro che hanno bevuto il vino dell’amore, che non hanno soddisfatto neppure per un momento i loro piaceri egoistici, vedranno splendere come il sole nella sua gloria meridiana questi segni, testimonianze e prove che dimostrano la verità di questa stupenda Rivelazione, di questa Fede trascendente e divina. Rifletti come la gente abbia respinto la Beltà di Dio e si sia attaccata al proprio cupido piacere. Nonostante tutti i versetti perfetti, le infallibili allusioni rivelate nella “Più Potente Rivelazione”, Pegno di Dio fra gli uomini, e ad onta delle evidenti tradizioni, ognuna delle quali è più palese della più esplicita parola, gli uomini ne hanno ignorato e ripudiato la verità e si sono attenuti invece alla lettera di certe tradizioni che, secondo il loro intelletto, hanno trovato incompatibili con le loro aspettative e il cui significato non hanno saputo afferrare. Hanno così infranto ogni speranza e si sono privati del puro vino del Gloriosissimo e delle limpide acque incorruttibili della Beltà immortale.
Considera che le tradizioni hanno specificato perfino l’anno in cui quella Quintessenza di Luce apparirà, eppure gli uomini restano distratti e non cessano per un solo istante d’inseguire egoistici piaceri. Secondo la tradizione, Mufaḍḍal domandò a Sádiq: “Qual è il segno della Sua manifestazione, o mio maestro?”. Egli rispose: “Nell’anno sessanta, la Sua Causa si manifesterà e si proclamerà il Suo Nome”.
Com’è strano! Nonostante i riferimenti chiari ed espliciti, la gente ha evitato la Verità. Per esempio, i dolori, la prigionia e le afflizioni inflitti a quell’Essenza di virtù divina, sono stati menzionati nelle antiche tradizioni. Nel “Bi?ár” si dice: “Nel nostro Qá’im vi saranno quattro segni di quattro profeti, Mosè, Gesù, Giuseppe e Muhammad. Il segno di Mosè è timore e attesa; di Gesù, ciò che fu detto di Lui; di Giuseppe, prigionia e dissimulazione; di Muhammad, la rivelazione di un Libro simile al Corano”. Nonostante questa convincente tradizione che predice con parole inequivocabili gli avvenimenti presenti, non si è trovato nessuno che abbia dato ascolto alla profezia e, penso, nessuno l’ascolterà in avvenire, eccetto colui che il Signore vorrà. “In verità, Dio farà ascoltare chi vorrà, ma Noi non faremo ascoltare coloro che sono nella tomba”.
Ti è noto che gli Uccelli Celestiali e le Colombe dell’Eternità parlano un doppio linguaggio. Uno, il linguaggio esteriore e privo di allusioni, non è nascosto e velato, affinché sia lampada di guida e luce di luminoso faro, per cui i viandanti possano raggiungere le altezze della santità e i ricercatori avanzare nel regno dell’eterno ricongiungimento. Così sono le limpide tradizioni e i versetti evidenti già menzionati. L’altro è velato e nascosto, perché qualsiasi cosa celata nel cuore dei malvagi possa svelarsi e il loro intimo essere palesarsi. Così parlò Sádiq, figlio di Muhammad: “Dio invero li vuole provare e vagliare”. Questa è la norma divina, questa è la Pietra di Paragone di Dio con la quale Egli saggia i Suoi servi. Nessuno capisce il significato di quelle parole, tranne coloro che hanno certezza nel cuore, le cui anime hanno trovato il favore di Dio, le cui menti si sono allontanate da tutto fuorché da Lui. In questi detti il significato letterale, che generalmente la gente comprende, non è quello che si è inteso esprimere. Così è detto: “Ogni conoscenza ha settanta significati, uno soltanto dei quali è conosciuto dagli uomini. E quando il Qá’im apparirà, rivelerà agli uomini tutto ciò che rimane”. Egli disse pure: “Pronunziamo una parola e con essa Ci riferiamo a uno e settanta significati; ognuno dei quali possiamo spiegare”.
Menzioniamo queste cose soltanto perché la gente non sia turbata da certe tradizioni e parole che ancora non si sono avverate letteralmente e possa così attribuire la propria incertezza a mancanza di comprensione da parte propria e non alle promesse inadempiute delle tradizioni, poiché il significato inteso dagli Imám della Fede è ad essi ignoto, come è dimostrato dalle stesse tradizioni. Gli uomini non devono perciò permettere che tali parole li privino dei doni divini, ma devono chiedere lume a coloro che ne sono i Rivelatori riconosciuti, così che i misteri celati possano venir loro chiariti e palesati.
Noi però non scorgiamo nessuno al mondo che, agognando sinceramente la Verità, cerchi la guida delle Manifestazioni divine per risolvere i problemi oscuri della sua Fede. Tutti risiedono nel paese dell’oblìo e sono seguaci della gente della malvagità e della ribellione. In verità, Dio renderà loro ciò che loro stessi fanno e li dimenticherà come loro hanno ignorato la Sua Presenza nel Suo Giorno. Tale è il Suo Decreto per coloro che Lo hanno negato e tale sarà per quelli che hanno respinto i Suoi segni.
Concludiamo il Nostro argomento con le Sue parole - esaltato Egli sia - “E a chi si chiuda al ricordo del Misericordioso, destineremo un demone a inseparabile compagno”. “E chi si distoglierà dal Mio ricordo, avrà miserabile vita”.
Così è stato rivelato in altri tempi, se comprendeste!
Rivelato dal “Bá” e dal “Há”.
Pace a colui che tende l’orecchio alla melodia dell’Uccello Mistico che chiama dal Sadratu’l-Muntahá!
Gloria al nostro Signore, l’Altissimo.
GLOSSARIO E NOTE
‘Abdu’lláh Padre del profeta Muhammad, membro della famiglia di Háshim, la più nobile delle tribù arabe coreiscite, diretto discendente di Ismaele.
‘Abdu’lláh-i-Ubayy. Capo del partito dell’opposizione contro Muhammad, detto “principe degli ipocriti”.
Abramo. Vedi Genesi XI-XXV; Le Lezioni di San Giovanni d’Acri, pp. 28-31. Gli studiosi fissano la data della sua esistenza fra il 2100 e il 2000 a.C. Considerato da Ebrei, Cristiani e Musulmani Amico di Dio e Padre dei Fedeli.
Abú-’Abdi’lláh Titolo del sesto Imám, Ja’far-i-Sádiq (il Veritiero), pronipote dell’Imám Husayn, morto nel 765 d.C., avvelenato dal califfo abbaside Man?úr.
Abú-‘Ámir. Monaco, oppositore di Muhammad.
Abú-Jahl. Letteralmente, “Padre dell’Ignoranza”, soprannome attribuito dai Musulmani a un implacabile nemico del Profeta.
‘Alí. Genero del Profeta, primo dei dodici Imám.
Alif. Lám. Mím. Queste e altre lettere senza nesso appaiono all’inizio di ventinove sure del Corano.
Amaleciti. Espulsi in tempi antichissimi da Babilonia, si disseminarono in Arabia, Palestina, Siria e fino nel lontano Egitto, al quale dettero diversi Faraoni.
Athím. In arabo, “peccatore”.
‘Aválim. Compendio di tradizioni sciite.
Báb. Letteralmente “Porta”, Qá’im e Mihdí dell’Islam, precursore di Bahá’u’lláh, fondatore della Fede Bábí, nato a Shíráz il 20 ottobre 1819 e martirizzato a Tabríz il 9 luglio 1850.
Baghdád. Fondata dal califfo Mans.úr nel 762 d.C. sulle rive occidentali del fiume Tigri nel sito di un villaggio cristiano, fu per 500 anni sede del governo abbaside.
Bahá. Letteralmente “Gloria, Splendore”, titolo di Bahá’u’lláh (Mírzá Husayn-’Alí) prima della Sua Dichiarazione.
Bahá’u’lláh Letteralmente “Gloria, Luce, Splendore di Dio”, titolo attribuito dal Báb nel Bayán Persiano al fondatore della Fede Bahá’í, nato a Teheran il 12 novembre 1817 e trapassato a Bahjí (‘Akká) il 29 maggio 1892.
Baní-Háshim. La famiglia alla quale apparteneva Muhammad.
Bat.?á. La Mecca.
Bayán. Letteralmente “Dichiarazione”, la principale opera dottrinaria del Báb, così descritta in Dio passa nel mondo (pp. 24-5) “monumentale compendio delle leggi e dei precetti della nuova Dispensazione e... tesoro che racchiude la maggior parte dei riferimenti e dei tributi del Báb - e anche i Suoi ammonimenti - concernenti Colui Che Dio manifesterà.... questo libro, di circa ottomila versetti, occupa una posizione centrale nella letteratura bábí e deve essere considerato primariamente un inno al Promesso piuttosto che un codice di leggi e ordinanze destinate ad essere una guida permanente per future generazioni”. Il Báb scrisse anche il Bayán Arabo, più breve e meno importante del precedente.
Bi?ár. Vedi Bi?áru’l-Anvár.
Bi?aru’l-Anvár. Compendio di tradizioni sciite.
Caaba. Letteralmente “cubo”, tempietto cubiforme situato al centro della moschea della Mecca, recante murata in una delle pareti la Pietra Nera.
Caifa. Sommo sacerdote ebraico, presidente del tribunale che giudicò e condannò Gesù.
Caino e Abele. Figli di Adamo ed Eva. Vedi Genesi IV e Corano V, 27 e segg.
Califfi. Letteralmente “successori, vicari”. Gli Sciiti sostengono che i successori del Profeta debbano essere membri della Sua famiglia, ma non usano il titolo di Khalífih o “Califfo”. Il Sultano di Turchia assunse questo titolo all’inizio del XVI secolo.
Cherubini. Nella Bibbia i Cherubini sono diversi dagli angeli: questi sono i messaggeri di Geova, quelli si trovano ovunque Egli appaia. Per esempio: “Cavalcava (Iddio) un cherubino” (Salmi XVIII, 11). Figure di due cherubini furono sbalzate in oro e poste sul coperchio dell’Arca della Testimonianza nel Luogo Santissimo (cfr. Esodo XXV, 17-22). Tradizioni più recenti includono i Cherubini nei nove ordini degli angeli.
Colonna Cremisi. Allusione alla religione di Bahá’u’lláh arrossata dal sangue versato dai martiri.
Copti. Discendenti da antica stirpe egiziana, miscredenti ai tempi di Mosè. I Sept erano le tribù di Israele.
Elisir Divino. Riferimento simbolico all’Elisir degli alchimisti che doveva trasformare i metalli vili in oro.
Erode. Erode I il Grande. Edomita di nascita, allevato come Ebreo, nominato dal Senato Romano Re di Giudea nel 40 av. Cr., fece ricostruire il Tempio di Gerusalemme.
Faraone. Titolo dei re dell’Egitto. Il Faraone dell’oppressione sarebbe, secondo la maggior parte degli studiosi, Ramsete II (circa 134O av. Cr.), mentre suo figlio Menephtah sarebbe stato il Faraone dell’Esodo. Si tratta comunque di opinioni incerte, poiché la data di nascita di Mosè risalirebbe al 1520 av. Cr.
Fatima. Figlia di Muhammad e Cadigia, sposata ad ‘Alí, cugino di Muhammad, gli dette tre figli. Uno morì nell’infanzia; dagli altri due, ?asan e Husayn, originarono tutti i discendenti del Profeta, conosciuti con il nome di Siyyid.
Fenice. Mitico uccello del quale si diceva esistesse un solo esemplare, che si consegnava volontariamente alle fiamme per rinascere subito dopo dalle sue stesse ceneri.
Gabriele. Il più nobile di tutti gli angeli, lo Spirito Santo. E’ suo compito trascrivere i decreti divini; per mezzo suo il Corano fu rivelato a Muhammad.
Giuseppe. Figlio di Giacobbe e, nel Corano, profeta ispirato.
H . La lettera “h”, il cui valore numerico è 5, talvolta usata per designare simbolicamente Bahá’u’lláh Vedi Le Sette Valli e Le Quattro Valli, p. 73.
?ají Mírz Karím Khán. Sedicente possessore di vasto sapere, autore del libro Irshádu’l-‘Avám (La Guida degli Ignoranti).
?amzi? “Principe dei Martiri”, titolo dato allo zio di Muhammad.
?ijáz. Regione del sud-ovest dell’Arabia, considerata terra santa dai Musulmani, perché vi si trovano le città di Medina e della Mecca, nonché altri luoghi connessi con la storia di Muhammad. La “lingua dell’?ijáz” è l’arabo.
Húd. Profeta inviato alla tribù di Ád, discendente di Noè,
menzionato nel Corano nei seguenti versetti VII, 65-72; XI, 50-60; XXVI, 123-140; XLVI, 21-5.
Husayn. Terzo Imám, figlio di ‘Alí e Fatima.
Ibn-i-S.úríyá. Sapiente rabbino del tempo di Muhammad.
Imam ‘Alí. Cugino e primo discepolo di Muhammad, marito di Fatima, figlia di Muhammad e, attraverso il figlio Husayn, avo di Siyyid ‘Alí Muhammad, il Báb.
‘Imrán. Padre di Mosè e Aronne. Vedi Corano III, 33 e segg., Esodo VI, 20.
‘Iráq. Nel 1862, quando questo libro fu rivelato, territorio dell’Impero Turco; ora repubblica araba indipendente con capitale a Baghdád.
Ka‘b-Ibn-i-Ashraf. Complottò la morte del Profeta assieme al Suo peggiore nemico, Abú-Sufyán.
Káfí. Importante raccolta di tradizioni sciite; il passo citato nel paragrafo 274 del testo è autorevolmente riportato da Jábir, discepolo dell’Imám Ja’far-i-Sádiq.
Karbilá. Città sull’Eufrate a circa 90 km a sud-ovest di Baghdád dove, nel 680 d. Cr. fu martirizzato l’Imám Husayn, figlio di ‘Alí e Fatima
Karím. Letteralmente “nobile”.
Kawthar. Fiume del paradiso, dal quale scaturiscono tutti gli altri fiumi; parte delle sue acque sfociano in un grande lago sulle cui rive riposano le anime dei fedeli che hanno superato il terribile ponte che attraversa il centro dell’inferno.
Khaybar. Oasi in Arabia, all’epoca di Muhammad abitata prevalentemente da Ebrei.
Kúfi? Città situata sulla riva destra dell’Eufrate, ora completamente scomparsa.
Lettere dell’Unità. Gli Apostoli del Profeta Muhammad.
Leviathan. Mostro marino non identificabile, che si diceva avesse forma di balena o di serpente.
Magi. Casta di sacerdoti e saggi dell’antica Persia.
Manifestazione. La natura del Profeta o Manifestazione di Dio è così descritta nelle Spigolature dagli Scritti di Bahá’u’lláh a pp. 74-5: “Poiché non può esserci nessun legame o rapporto diretto che unisca l’Unico vero Iddio con la Sua creazione e non esiste nessuna somiglianza fra il transitorio e l’eterno, il contingente e l’Assoluto, Egli ha disposto che in ogni età e dispensazione un’anima pura e immacolata sia resa manifesta nei regni dei cieli e della terra... Queste essenze di distacco, queste realtà risplendenti, sono i canali della grazia di Dio che tutto pervade. Guidati dalla luce infallibile di saggezza e investiti di sovranità suprema, essi sono incaricati d’adoperare l’ispirazione delle loro parole, l’effusione della loro grazia infallibile e le brezze santificanti della loro rivelazione, per purificare ogni cuore bramoso e ogni spirito ricettivo dalle impurità e dalla polvere delle cure e delle limitazioni terrene”.
Mecca. La Capitale dell’Arabia, luogo di nascita di Muhammad, sito della Ka’bih (Caaba), la città più santa dell’Islam.
Medina. Letteralmente, “città”, così detta per aver dato rifugio a Muhammad. Originariamente nota col nome di Yathrib (v.), vi è sepolto Muhammad ed è luogo santissimo, secondo soltanto alla Mecca.
Midian. (Madian) Città e regione sul Mar Rosso, a sudest del monte Sinai, occupate dai discendenti di Madian, figlio di Abramo e Chetura. Vedi Genesi XXV, 1-4; Corano VII, 85.
Mi‘ráj. Viaggio notturno di Muhammad con Gabriele.
Mosè. Secondo i Musulmani, uno dei sei grandi Profeti. Vedi Esodo IV, 16 ove Dio dice a Mosè: “... e tu farai per lui le veci di Dio”, e Esodo VII, 1: “Vedi, io ti ho posto a far le veci di Dio per il faraone”. Mosè guidò l’esodo dall’Egitto presumibilmente attorno al 1440 a.C.
Mufaḍḍal. Contemporaneo dell’Imám Sádiq, autore di una profezia sull’“anno sessanta” (il 1844 d.C. corrispondente al 1260 A.?).
Muhammad. Profeta dell’Islam e Rivelatore del Corano, nato nell’agosto del 570 d. Cr., dichiarò la Sua missione nel 613 e nel 622 riparò a Medina. Vedi Le Lezioni di San Giovanni d’Acri, pp. 35-44.
Mullá ‘Abdu’l-Kháliq-i-Yazdí. Rabbino, dopo aver accettato l’Islam aderendo alla Scuola Shaykhí, fu convertito alla Fede Bábí da Mullá Husayn.
Mullá ‘Alíy-i-Baraqání. Zio di ?áhirih, uno dei più eruditi e celebri membri della comunità shaykhí, convertitosi alla Fede Bábí divenne il più zelante e capace propagatore della nuova Fede a Teheran.
Mullá ‘Alíy-i-Bas?ámí. “Lettera del Vivente”, inviato dal Báb nel 1844 da Shír z in missione speciale, protomartire della nuova Fede.
Mullá Báqir. Fratello di Mullá Mihdíy-i-Kandí, martirizzato a ?abarsí.
Mullá Husayn. Primo credente bábí, prima “Lettera del Vivente”, detto dal Báb “Bábu’l-Báb”, cio‚ “Porta della Porta”. Nato nel 1813, per nove anni discepolo di Siyyid Ká?im, capo della Scuola Shaykhí, per altri sei seguace del Báb, fu martirizzato nel forte di Shaykh ?abarsí il 2 febbraio 1849.
Mullá Mihdíy-i-Khu’í. Compagno di Bahá’u’lláh e tutore dei bambini della Sua casa, martirizzato a ?abarsí.
Mullá Muhammad-’Alíy-i-Zanjání. Soprannominato dal Báb ?ujjat, uno dei più abili e temuti campioni della nuova Fede (vedi Dio passa nel mondo, pp. 44-45). Alla testa dei Bábí assediati a Zanján, fu martirizzato assieme a 1800 compagni durante quello che Lord Curzon definì “un terribile assedio e una tremenda carneficina”.
Mullá Ni‘matu’lláh-i-Mazindarání. Bábí martirizzato a ?abar-sí.
Mullá Yúsuf-i-Ardibílí. “Lettera del Vivente”, martirizzato a ?abarsí.
Mustaghát? Letteralmente “Colui Che è invocato”, riferimento all’apparizione di Bahá’u’lláh all’epoca annunciata dal Báb.
Nabucodonosor. Re di Babilonia, nel 595 av. Cr. conquistò Gerusalemme, nel 588 la distrusse e obbligò la maggior parte dei suoi abitanti a trasferirsi in Caldea.
Nad.r-Ibn-i-?árith Oppositore di Muhammad.
Nimrod. Descritto nei commentari musulmani come persecutore di Abramo.
Noè. Patriarca cui i Musulmani danno il titolo di Profeta di Dio. Vedi Genesi VI, 9 e segg. e Corano XI, 25-48; LXXI, 1-28.
Nudbi? Preghiera di, Lamentazione dell’Imám ‘Alí.
Paradiso. Giardino celestiale, stato di beatitudine. “L’Usignolo del Paradiso” indica la Manifestazione di Dio; il “fruscio delle foglie del Paradiso”, la Sua Rivelazione; “l’amore di Dio” è il Paradiso stesso.
Párán. Catena montuosa a nord del Sinai e a sud di Seir, considerata sacra perché luogo di rivelazione profetica. Non lontano da Párán, a nord-ovest di Edom, si trova Teman. (Vedi Abacuc III, 3). Mosè usò i nomi di Párán e di Seir per alludere rispettivamente a Muhammad e a Gesù. “Egli disse: “Il Signore venne di Sinai, e apparve loro di Seir, Egli risplendè dal Monte di Paran, e venne dalle decine di migliaia de’ Santi, avendo dalla Sua destra il fuoco della Legge per loro”” (Deuteronomio XXXIII, 2). Qui Mosè predice l’avvento di tre rivelazioni e di tre profeti, l’ultimo dei quali è Bahá’u’lláh Nel deserto di Párán Ismaele dette origine al popolo arabo (Genesi XXI, 21).
Pentateuco. I primi cinque libri della Bibbia.
Pietra Filosofale. Sostanza immaginaria instancabilmente ricercata dagli alchimisti, perché ritenuta capace di trasformare i metalli vili in oro.
Qá’im. Il Promesso dell’Islam sciita.
Qayyúmu’l-Asmá’. Commentario della Sura di Giuseppe, rivelato dal Báb nel 1844 e tenuto dai Bábí in grande considerazione. (Per un breve riassunto del suo contenuto vedi Dio passa nel mondo, pp, 22-3).
Qibli? La direzione verso la quale bisogna rivolgere il viso durante la preghiera. Per i Musulmani è la Caaba (v.) che si trova alla Mecca (Corano II, 142-5).
Quintessenza. Immaginaria “quinta essenza del cielo”, in aggiunta ai quattro elementi della terra, e quindi ultima e più nobile essenza delle cose.
Qur’án. Il Corano, letteralmente “recitazione”. Sacra scrittura dell’Islam, rivelata dal profeta Muhammad. I suoi versetti sono raggruppati in capitoli detti sure. Composto da 77.974 parole e poco più lungo del Nuovo Testamento, fu rivelato in un periodo di 21 anni. Riordinato dopo la morte del Profeta, si ritiene che Egli Stesso lo abbia suddiviso in Sure dando alla maggior parte di queste il titolo con cui oggi sono conosciute. La più nota traduzione italiana è quella di Alessandro Bausani (Edizione Sansoni) che ha avuto il Premio dell’Accademia dei Lincei.
Rayy. Antica città persiana presso la quale fu eretta Teheran.
Rid.ván. Nome del custode del Paradiso, usato da Bahá’u’lláh per indicare il Paradiso stesso.
Rik‘at. Prostrazioni.
Rúz-bi? Successivamente detto Salmán, Persiano convertito al Cristianesimo. Avendo udito che un Profeta stava per apparire in Arabia, vi si recò, incontrandovi Muhammad Che Si stava recando a Medina; riconosciutoNe lo stadio, divenne musulmano.
Saba. La biblica Saba, città dell’Arabia meridionale, simbolo di dimora, focolare domestico.
Sádiq. Sesto Imám degli Sciiti.
Sadratu’l-Muntahá. Albero di cedro, che gli antichi Arabi piantavano al termine delle carovaniere come guida per i viandanti. Simbolicamente esprime la mèta finale dell’uomo e cioè la Manifestazione di Dio nel Giorno della Sua apparizione.
Sadri? Letteralmente “ramo”.
?áli?. Antico Profeta arabo, menzionato in Corano VII, 73-8 e identificato da taluni commentatori con l’omonimo personaggio citato in Genesi XI, 12-4.
Salsabíl. Letteralmente “dolcemente scorrente”. Termine usato per indicare una sorgente del Paradiso.
Sámirí. Negromante impiegato da Faraone per competere con Mosè. Costruttore del vitello d’oro - invece che Aronne - secondo la tradizione islamica.
Shaykh A?mad. Primo dei due precursori del Báb, nato nel 1753, fondatore della Scuola Shaykhí, autore di 96 libri, morto nel 1831.
Shí’ih o Sciita. La questione della successione vede l’Islam diviso in due scuole di pensiero. L’una, quella degli Sciiti, ritiene la reggenza un fatto spirituale deciso dal Profeta e dai Suoi successori. L’altra, quella dei Sunniti, sostiene che la successione debba dipendere dalla scelta popolare. Il Califfo dei Sunniti è il palese e visibile Difensore della Fede. L’Imám degli Sciiti è divinamente predestinato e dotato di saggezza e autorità sovrumane.
Shíráz. Capitale della provincia persiana del Fárs; città natale del Báb e luogo della Sua Dichiarazione nel 1844.
Shoeb. Shu‘ayb, sacerdote madianita (Vedi Esodo II, 16-21), padre della moglie di Mosè, detto Ietro in Genesi IV, 18.
Sinai. Monte sul quale Iddio dette le leggi a Mosè. Vedi Corano VII, 143 e Esodo XIX.
?irá?. Letteralmente “ponte, sostegno”. Simbolicamente indica la religione di Dio.
Siyyid Husayn-i-Turshízí. Mujtahid (dottore della legge musulmana), uno dei sette martiri di Teheran.
Siyyid Ká?im. Principale discepolo di Shaykh A?mad e suo successore. Fra i suoi allievi vi furono Mullá Husayn e altri eminenti Bábí. Morí il 31 dicembre 1843.
Siyyid Ya?yá soprannominato Va?íd. Illustre ed eruditissimo teologo, divenuto bábí e martirizzato dopo l’assedio di Nayríz il 29 giugno 1850 dieci giorni prima del Báb.
?úfí. Ordine di mistici musulmani.
“Suggello dei Profeti”. Titolo di Muhammad.
Sura. Letteralmente “sequenza di cose in fila”, come i mattoni di un muro. Sura, termine usato esclusivamente per indicare i 114 capitoli del Corano.
Tavola. Termine che indica un’epistola sacra contenente una rivelazione. Il Corano menziona le Tavole di Mosè: “E scrivemmo per Lui, sulle Tavole, di tutte le cose un’ammonizione e per tutte le cose un’ammonizione precisa” (VII, 145).
?aff. Terra di, La piana di Karbilá nelle cui vicinanze fu martirizzato l’Imám Husayn.
Thamúd. Antica tribù cavernicola stanziata al confine di Edom, quasi sterminata da Chedorlaomer, il conquistatore elamita. I sopravvissuti si rifugiarono sul monte Seir ai tempi di Isacco e Giacobbe.
Tradizioni. Autorevoli raccolte di detti ispirati e atti del Profeta, che hanno valore prescrittivo fra i Musulmani in aggiunta alla rivelazione contenuta nel Corano.
‘Urvatu’l-Vuthqá. Letteralmente “la più salda impugnatura” simbolo della Fede di Dio.
Volontà Prima. “La prima cosa che emanò da Dio è quella realtà universale... che le genti di Bahá chiamano Volontà Prima” (Lezioni di San Giovanni d’Acri, p. 258).
Ya?yá. Giovanni Battista, precursore di Cristo, fatto decapitare da Erode.
Yanbú‘. Compendio di tradizioni sciite.
Yathrib. Antico nome preislamico della città che fu poi chiamata Madínatu’n-Nabí, o più brevemente Medina (v.), la città del Profeta.
Zaqqúm. Albero delle regioni infernali.
Zíyárat. Tavola della Visitazione rivelata dall’Imám ‘Alí.
INDICE ANALITICO
(I numeri si riferiscono al numero di paragrafo.)
Abele, sacrificio miracoloso, prova del rango profetico di Muhammad 158
Abramo
Amico di Dio 12, 68
Manifestazione dopo Húd, Noè, ?áli? 12
Abú-’Abdi’lláh, interpellato sul Mihdí 270
Abú-Jahl, oppositore di Muhammad 130
alchimia 209
‘Alí, Comandante dei Fedeli
“penetrare i veli della gloria senza aiuto” 176
“Resurrezione” e “Giudizio” 128, 129
‘Alí, Imám 179
Alif, A, prima lettera dell’alfabeto arabo (Corano II, 1-2) 225
angeli, simbolismo e interpretazione 87, 88
Arba’in, raccolta di quaranta tradizioni 272
Athím, in arabo “peccatore” 210
atomo, attesta la rivelazione della grandissima Luce 108
‘Aválim raccolta di tradizioni, profezie sul Báb 271, 273
Báb
costanza e coraggio del, 258
epistole ai teologi 257
fermezza del, 263
influenza penetrante del, 265
perseguitato da teologi e dignitari 264
potere trascendente del, 264, 265
profezie sul martirio del, 259, 260
sofferenze dei seguaci del, 265, 266
Baghdád, “Dimora della Pace” (Corano X, 25; VI, 127) 189
Bahá’u’lláh
desideroso di sacrificarSi per il Báb 280
ritiro in solitudine di, ragioni del 279
Baní-Hashim, la famiglia di Muhammad; genealogia del Báb 271, 272
Bayán
ammonimenti alla gente del, 102
esortazioni alla gente del, 277, 278
destini del mondo previsti nel, 2
Parola di Dio 220
certezza
città della, 218, 219, 220
rinnovata ogni mille anni 220
Parola di Dio 220
cielo, interpretazione del simbolismo
nel Nuovo Testamento 67, 75, 80
nel Corano (LXXXII, 1; LV, 29; LI, 22) 47, 75, 76
comprensione
di Dio 3
dei Suoi Profeti 5
della Sura di Húd 6
Corano
Alif, Lám, Mím (Corano II, 1-2) 225
conferma della Causa di Gesù 21
fortezza inespugnabile 221
guida fino al giorno della Resurrezione 225
infallibile 222
negazione delle Manifestazioni nel, 5
Parola di Dio 220
prova della fede nel, 9
sapienza rivelata nel, 157
testimonianza di Dio per l’oriente e l’occidente 233
tutti devono seguirlo fino all’“anno sessanta” 222
creazione, unità, scopo essenziale della, 29
Davide 56
digiuno 41
Dio
causa del diniego dei Profeti di, 4, 5, 6, 7
eccelsa Essenza di, inconoscibile 105
fiducia in, 3
grazia, incessante, onnipresente 15
Libro di, 4
“La mano di Dio è ora chiusa” (tradizione ebraica) 148
nomi e attributi di,
apparenti nelle Sue Manifestazioni 111
manifestati in tutte le cose 110
pervenire alla presenza di, 150, 151, 152
saggia la fede degli uomini nella Sua Manifestazione 59, 61, 62, 63
testimonianza di, erroneamente giudicata dal sapere umano 15
distacco 3
Ebrei
si oppongono a Gesù 18
si oppongono a Muhammad 147, 148, 149
Faraone
avvertito dell’avvento di Mosè 69
riferimento a, (Corano XL, 26 e segg.) 13
opposizione a Mosè, 13, 58
parente di, crede in Mosè 13
fermezza 262
Fatima Tavola di, 274
Figlio dell’Uomo, interpertazione di “Segno nel Cielo” 67, 75
fine, che non ha fine 172, 179, 180
Gabriele 117
Gesù
Causa di, confermata nel Corano 21
errata interpretazione cristiana delle profezie di, 26, 27
Legge della Qiblih 56
opposizione di Israele 18
potere e sovranità di, 145, 146
profetizza il ritorno della Manifestazione 20, 22
Qá’im, segni del 283
rafforzato dallo Spirito Santo (Corano II, 253) 192
ricchezza nella povertà 142
spiegazione delle profezie di, 29, 30, 31, 32
Vangelo, Parola di Dio 220
Giorno del Giudizio (Corano L, 20) 123
Giovanni Battista
Ya?yá, figliolo di Zaccaria (Corano III, 39) 71
predice Gesù, Verbo di Dio 71
Giuseppe
Qá’im, segno del 283
Corano XL, 34 237
?amzih
“Principe dei Martiri”, zio di Muhammad (Corano VI, 122) 130
Húd
Dispensazione successiva a Noè 10
riferimento a (Corano XXXV, 39) 10
Sura di, 6
Husayn,
figlio di ‘Alí 180
“Fui con mille Adami” 180
martirio e santità di, 139, 140, 141
“Principe dei Martiri” 252
Corano XI, 18 136
‘Imrán, padre di Mosè 58
Islam, difficoltà dei primi tempi 243
Israele, punizioni di, e loro ragioni 18
Jábir, tradizionale profezia sugli attributi del Qá’im 274
Káfí
profezia sugli attributi del Qá’im 274
“Rawdiy-i-áfí” 275
Karím, in arabo “onorevole” 210
Karím Khán, ?ají Mírzá 204
Kawthar della Presenza Divina 240
Lám (Corano II, 1-2) 225
luna vedi sole, luna e stelle
Magi, alla ricerca di Gesù (Matteo II, 1 e segg.) 71
Maldicenza, spegne la luce del cuore e distrugge la vita dell’anima 215
Manifestazioni
differiscono d’intensità 111
difficoltà e persecuzioni delle, 48
dotate di costanza 246
duplice linguaggio delle, 284
duplice stadio delle, 162, 192, 199
grazia onnipresente delle, 15
influenza trasformatrice delle, 164, 165, 166, 167, 168
diniego delle, 4, 5, 14, 15, 16, 200, 201, 237, 241
manifestano nomi e attributi di Dio 110, 111, 152, 197
potere senza aiuto 48
riconoscere le, significa pervenire alla presenza di Dio 152, 182, 183
rinnegate oggi dai capi, ragioni per cui sono 29,
sovranità, potere e sapere delle, provenienti da Dio 107
servitori di Dio 197
sovranità eterna delle, 104, 118, 132, 133
Suggello dei Profeti 197
teologi scherniscono i seguaci delle, 247
tutti esistono per opera del volere delle, 110
unità delle, (Corano II, 285; LIV, 50) 162, 163, 192, 193, 199
Maria, madre di Gesù
dolori di, alla nascita di Gesù (Corano XIX, 23 - 8) 60, 61
Mím (Corano II, 1-2) 225
Mi’ráj, ascensione di Muhammad 204, 205
Mosè
eterna maestà e potere di, 13
fugge a Midian dopo aver ucciso un uomo 58
parente di Faraone, credente in 13
opposizione di Faraone a, 13
Pentateuco, Parola di Dio 220
profezie sull’avvento di, 69
rango profetico di, 58
riferimenti a, (Corano XL, 28; XXVIII, 20) 13, 58
segni del Qá’im 283
Muhammad
ascensione di, (Mi’ráj) (v.) 204, 205
contraffazione del testo della Parola di Dio 83, 94, 95, 96
Corano, Parola di Dio 220
Giorno del Giudizio e della Resurrezione 122, 123, 124, 125
“Io sono tutti i Profeti; Io sono Adamo, Noè e Gesù” 173
“Io sono Gesù” 21
obiezione dei Cristiani a, 90
opposizione degli Ebrei a, 147
persecuzione dei seguaci di, 243
Qá’im, segno del, 283
quattro precursori di,
segni dell’avvento di, nei cieli visibili e invisibili, quattro precursori 72
sofferenze di, 115, 116
sottomissione delle nazioni alla Fede di, 118
sovranità di, 119
“Suggello dei Profeti” (Corano XXXIII, 40) 182
Mullá Husayn, stadio elevato di, 249
Mullá (sacerdoti islamici)
che riconobbero il Báb: 249
Mullá Muhammad ‘Alíy-i-Zanjání
Mullá ‘Alíy-i-Bas?ámí
Mullá Sa‘íd-i-Bárfurúshí
Mullá Ni‘matu’lláh-i-Mázindarání
Mullá Yúsuf-i-Ardibílí
Mullá Mihdíy-i-Khu’í
Siyyid Husayn-i-Turshízí
Mullá Mihdíy-i-Kandí
Mullá Báqir
Mullá ‘Abdu’l-Kháliq-i-Yazdí
Mullá ‘Alíy-i-Baraqání
Mustagháth
“Colui Che è invocato” 257
ammonimento ai seguaci del Bayán 277
negazione della Manifestazione 4, 7, 14, 15, 16, 200, 201, 202
Nimrod
sogno di, prima di Abramo 68
Noè
negato e afflitto 8
potere trasformante di, 163
riferimenti a (Corano XI, 38-9; LXXI, 26) 8
Nudbih preghiera di, (tradizione) 270
nubi, simbolismo e significato di, (Corano XXV, 25) 81, 82, 83, 84
“oppressione” 30, 31
oro, ottenuto dalla trasmutazione del rame 166, 167
Parola di Dio
Bayán, Corano, Pentateuco, Vangeli 220
separa e unisce 119, 120
Pentateuco
contraffazione del testo del, (Corano IV, 46; II, 75; II, 79) 93, 94, 95, 96
Parola di Dio 220
Persiani
trucidano i seguaci del Qá’im (profezia) 276
precursori
di Abramo 68
del Báb 73
di Gesù 70, 71
di Mosè 69
di Muhammad 72
di ogni Manifestazione 74
preghiera
elemento fondamentale della religione 40
legge della 40
principio che non ha principio 172, 175, 179, 181
Qá’im
attributi del, 274
eccelle su tutti i Profeti 273
persecuzioni dei seguaci del, 274
i quattro segni di Mosè, Gesù, Giuseppe e Muhammad 283
rivela venticinque delle lettere della sapienza 273
il sorgere del, è il Giorno della Resurrezione 153
sovranità del, 114, 115
Qayyúmu’l-Asmá’, sommo libro del Báb 259
Qiblih
Corano II, 115; II, 143; LXXIV, 50 56
direzione della preghiera (Corano II, 115, 142-5) 55
immodificata dalle Manifestazioni 56
rame, trasmutazione in oro 166, 167
ricercatore, attributi del, 214, 215, 216, 217, 218
Rayy, antica città nei pressi di Teheran 275, 276
resurrezione
Corano XI, 7; XIII, 5; XVII, 51; L, 15 122
Corano XVII, 51 124
Giorno della, (Corano XXXIX, 67) 52
significato di, 153, 154, 169, 170, 171
nei Vangeli (Giovanni II, 5-7, Luca IX, 60) 126, 127
ritorno, significato di 160, 161, 169, 170, 171
rivelazione
potere creativo della, 65, 66
Universale 150
Rúz-bih 72
sacerdoti vedi teologi
Sádiq
sesto Imám degli Sciiti 87, 143, 276, 282, 284
profezia sull’anno “sessanta” 282
?áli?.
Manifestazione successiva a Noè 11
riferimenti a (Corano VII, 73-8; XI, 61-8) 11
Salmán, discepolo di Husayn 180
Sámirí, negromante contemporaneo di Mosè 211
saggezza 3
sapienza
divina e satanica 77
divinamente concessa 3, 49
inaccessibilità della sapienza di Dio 107
luce che Dio infonde nel cuore di chiunque voglia 202
il più fitto di tutti i veli 206, 238
un punto moltiplicato dagli stolti 202
squillo della tromba dell’Araldo 217
rivelata nel Corano 157
settanta significati di, 284
tutto ciò che si può conoscere 204
umana e divina 154, 155, 156
ventisette lettere 273
Siyyid Husayn-i-Turshízí 249
Siyyid Ya?yá, unica e incomparabile figura dei suoi tempi 249
sole, luna e stelle
Corano LV, 5 37
interpretazione e simbolismo 32, 33, 34, 35, 36, 37, 38, 39, 41, 42, 43, 46, 67, 75
scopo dei simboli 54
stella 68, 69, 70, 71, 72, 73
teologi
accettazione di questa Dispensazione 248, 249
avvolti nei veli più densi dell’erudizion 238
epistole del Báb indirizzate ai, 257
deridono i seguaci della Manifestazione 115, 232, 247
errata comprensione dei Vangeli 89, 237
ostruzionismo alla Manifestazione 89, 90, 91, 177, 200
pochi, accettano la Manifestazione 17, 35, 177, 256
profezia di Sádiq sulla malvagità dei, 271, 276
“veli di gloria” 176, 206
terra, “sarà cambiata”
simbolismo di 49, 50, 51, 52
tradizioni
“il chiamante (Isráfíl) chiamerà per una dura bisogna” (Corano LIV, 6) 268
preghiera di Nudbih 270
“Lo Stendardo della Verità” 268
“tromba” 124
uomo
doni che distinguono l’, 108
massima grazia dell’, “pervenire alla presenza di Dio” 149
unità
conferita dalla Parola di Dio 220
scopo essenziale della creazione 29
‘Urvatu’l-Vuthqá, la salda impugnatura 227
Vangeli
Parola di Dio 220
profezie sulla futura Manifestazione 22, 23, 25, 27
i teologi cristiani comprendono male i, 237
“veli di gloria”, significato di 176, 177, 178, 179
vita, vera 129
Yanbú, libro di tradizioni 273
Zaqqúm, albero infernale 210
Zawrá, antica città di Rayy 275, 276
Zíyárat, Tavola della Visitazione rivelata da ‘Alí 270